Una sala gremita e frizzante ha accompagnato l’esordio al Riff e nel Concorso documentario (qui il programma) From My House In Da House di Giovanni La Gorga e Alessio Borgonuovo, prodotto dalla Quality Film di Michele Lella, Amedeo Letizia e Mariella Lisacchi.
Un dj set che nasce come una scommessa e una denuncia
Giovanni La Gorga, meglio noto come Giovannino, è una leggenda per tutti i Romani che vivono la notte e la musica. Da oltre trenta anni fa il dj e il musicista. Nato e cresciuto nel Rione Parione, quartiere del centro storico che comprende Piazza Navona e Campo De’ Fiori, Giovannino ha sperimentato di persona il declino che il centro storico romano ha subito dopo il fulgore dei primi anni 90.
Dal suo balcone che affaccia sull’ex Caffè la Pace, Giovannino guarda sconsolato vicoli e stradine ormai svuotati dai Romani. Apre le finestre, gira le casse e inizia a mettere i dischi: così nasce From My House In Da House. Un grido, una denuncia, un esperimento per riportare dentro il cuore di Roma anime che si incontrano, ascoltano buona musica, si divertono. Il successo di quella giornata con giovani, turisti, passanti, volti noti, tutti a ballare in Via di Tor Millina, ha portato il dj set a ripetersi da un balcone a Campo de’ Fiori e a Piazza Margana.
Un racconto dolce amaro sul centro storico e sul suo valore perduto
Giovannino decide nel 2019 di far diventare questo progetto un film documentario: From My House In Da House. A history of Rome.
A suon di musica, con inserti delle Teche Rai, assaporiamo il centro storico che fu, quello del popolo, letteralmente pulsante e vivo, fatto di botteghe alimentari e artigiane, di bambini che giocavano a pallone tra i suoi vicoli. Pian piano il cuore di Roma è stato svuotato del suo nucleo popolare e autentico, diventando, sempre più, preda di speculazioni edilizie finalizzate a cristallizzarlo nella visione esclusiva di oggetto prettamente turistico.
L’esito attuale è l’azzeramento di vita in luoghi che in passato erano punti di ritrovo del divertimento, della socialità, fucina artistica e intellettuale: nuove generazioni di attori, musicisti (tra i tanti, Favino, Piergiorgio Bellocchio, Giallini, Max Gazzè, Riccardo Sinigallia) che animavano il per sempre rimpianto e inimitabile Locale in vicolo del Fico, è l’esempio più eclatante del parto artistico di una Capitale. Tutti quei ragazzi che sognavano e discutevano del loro futuro ce l’hanno fatta. Così era stato prima per il Caffè della Pace, dove tutti, ma proprio tutti i nomi che contavano nel cinema, nella letteratura, nella musica, nell’arte, non potevano non fare tappa nell’eccellenza del ritrovo.
Il vuoto che Giovannino documenta adesso è implacabile. Quel pulsare creativo, quel fermento, si è spostato nelle periferie, in altri luoghi dove la vita vera ha creato le sue radici, con nuovi stimoli e sperimentazioni.
All’improvviso, con il girato ancora in fieri, arriva un imprevisto inimmaginabile: il covid. Inglobato nella riflessione dei due autori, filmando una Roma splendidamente fissa in un vuoto umano che rafforza maggiormente una necessità di rivalutazione di un cuore urbano impossibile da scindere per la socialità, l’arte, la cultura, il divertimento.
Riflessioni con chi ha vissuto gli anni d’oro del centro storico
Il viaggio nella memoria di From My house In Da House è ricco di contributi di alcuni tra i testimoni del momento magico di quel periodo: i suoi amici stretti Asia Argento, Marco Giallini. Il poeta e scrittore Aurelio Picca, i gestori di locali ormai vivi solo nella memoria, artisti, intellettuali, musicisti, tra cui l’amatissimo Claudio Coccoluto, scomparso nel marzo scorso.
La dimensione privata di Giovannino si fonde con quel pezzo di Roma in cui continua a vivere e a creare. Lo sguardo di From My house in Da House è l’osservazione dinamica di un artista che ama profondamente questa città e non si rassegna a un declino che pare irreversibile.