Lia di Giulia Regini è un cortometraggio presentato al Riff 2021 (qui per saperne di più) con, al centro, un’adolescente che si affaccia, per la prima volta, al mondo esterno.
Lia di Giulia Regini: la trama
Il cortometraggio si incentra sulla sedicenne Lia, ragazza che vive, da sempre, nell’ambiente della chiesa, dell’oratorio, del gruppo dopo cresima. Questo finché, durante uno dei tanti ritiri spirituali insieme ad alcuni suoi coetanei, non si scontra per la prima volta con l’intimità e con la sessualità. Lia scopre la gioia del piacere, ma dovrà fare i conti con gli altri e, soprattutto, con il pregiudizio che si insinua nelle persone che la circondano.
Crescere… in modo giusto?
Quello che vive Lia, protagonista del corto di Giulia Regini, è un vero e proprio passaggio. La giovane si ritrova a crescere all’improvviso. Non tanto relativamente alla conoscenza della sessualità, quanto piuttosto alla presa di coscienza di ciò che la circonda. L’incontro con il ragazzo è lo scalino che lei deve salire per comprendere davvero dove si trova e con chi ha a che fare. Fino a quel momento era all’oscuro di tutto, perché i ritiri e gli incontri ai quali partecipava non avevano mai scavato così a fondo. Tutti i suoi coetanei hanno sempre partecipato, così come lei, senza interrogarsi sui dogmi, ma per il gusto di esserci e di incontrarsi.
Accettarsi e farsi accettare
Alla fine, ciò che interessa davvero a Lia è farsi accettare dagli altri. Si arrabbia e con le amiche quando queste parlano male di una compagna, prova a mettersi nei suoi panni e capisce come può sentirsi, con gli occhi degli altri sempre puntati addosso. È questo il fardello più grande della giovane protagonista. Non tanto riuscire o non riuscire a trovare l’amore, quanto essere accettata in una realtà che viene descritta come chiusa.
Questo è ciò che vorrebbe dire e urlare al mondo intero, ma che, alla fine, si tiene dentro. Per paura, per la giovane età e l’inesperienza.
Una descrizione pacata quella di Giulia Regini in Lia
In poco meno di un quarto d’ora la regista Giulia Regini riesce a far entrare lo spettatore nella mente della giovane senza dare nessuna spiegazione precisa, ma facendo capire comunque tutto. Si comprende bene il luogo nel quale Lia si trova. Giulia Regini non si sofferma su nessun dettaglio e non dà giudizi, né in un senso né in un altro, ma è chiara la presa di posizione. E lo è attraverso le amiche di Lia, ma anche attraverso il discorso, seppure breve, del sacerdote che invita i ragazzi a riflettere. Discorso che lascia la porta non aperta, ma spalancata. Le interpretazioni sono tante e vanno in tante direzioni. Il compito dello spettatore è quello di cogliere quella giusta.
Essere sempre sé stessi
L’insegnamento importante che un corto come Lia di Giulia Regini dà è quello di non lasciarsi convincere dagli altri, dalle apparenze, dai giudizi. Andare sempre per la propria strada, a prescindere da tutto e da tutti, e prendere le proprie decisioni. Sembra dircelo esplicitamente, il corto è ben girato e ben interpretato da giovanissimi protagonisti.
Vivi ciò che desideri.
Questa è la frase attorno alla quale ruota l’intera narrazione. Una frase che, come la stessa Lia dimostra, può essere percepita in modi diversi a seconda della persona, del contesto, della situazione.
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