Fabrizio Ferrari è il direttore artistico del RIFF – Rome Indipendent Film Festival, l’evento che promuove il cinema indipendente. Nove giorni di festival, quattro location: il Nuovo Cinema Aquila, il Cinema Troisi e due Biblioteche di Roma. Titoli che arrivano da Italia, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Spagna, Portogallo, Brasile, Argentina, Cile, Usa, Canada, Burkina Faso, Libano, 21 anteprime mondiali, 9 anteprime europee e 45 anteprime italiane, oltre a un fitto programma di eventi collaterali, incontri e masterclass.
“Anche in questa 21esima edizione presenteremo i nuovi linguaggi e le tendenze più recenti con anteprime nazionali, europee e finanche mondiali”.
Indagare il cinema indipendente significa esplorare ciò che di nuovo offre il mercato
Da ventun anni il nostro impegno è quello di fare scouting e scovare nuovi prodotti che potrebbero essere interessanti per il pubblico. Siamo particolarmente attenti ai cortometraggi e ai documentari. In effetti, negli anni scorsi i numerosi registi al loro esordio, passati dal RIFF con i loro corti, sono diventati poi nomi importanti del panorama nazionale e internazionale. Tra questi posso citare Gabriele Mainetti che ospitammo con i suoi primi corti ed ora è tra i registi più interessanti del cinema italiano. Ma anche Ciro De Caro che da noi presentò, nel 2013, Spaghetti Story.
Come si articola il festival?
Abbiamo otto sezioni: Feature film, International documentary, National documentary, International short, Italian short, Animation short, Sudent short; infine, le sceneggiature. Il nostro impegno è quello di promuovere le più recenti e innovative produzioni del cinema italiano ed europeo, privilegiando i giovani autori e i nuovi linguaggi.
Abbiamo una giuria composta da esperti e professionisti del settore: Wieland Speck (Direttore della sezione Panorama alla Berlinale), Bijaya Jena (regista e attrice indiana), Sahraa Karimi (regista afghana), Laura Buffoni (critica e produttrice), Anja Strelek (regista di documentari e coordinatrice del festival International du Film de Bruxelles), Gergely Pohárnok (direttore della fotografia), Carl Haber (regista e scrittore americano) e l’attore Davide Mancini. Un programma fitto di anteprime, soprattutto per i corti che arrivano dall’estero.
Nove giorni totalmente in presenza?
No, nella precedente edizione abbiamo sperimentato una fase in presenza e una fase sul web. Siamo stati costretti dalla chiusura forzata e dal rischio pandemico, ma abbiamo anche scoperto una modalità che può essere aggiunta all’evento in presenza. Replicheremo anche quest’anno. Il pubblico potrà partecipare agli incontri e vedere le opere in concorso grazie alla piattaforma MyMovies e, dunque, in remoto. Si tratta di un’efficace opportunità per allargare la platea del nostro festival.
Quali sono i temi maggiormente trattati?
In questa edizione gli autori si sono soffermati soprattutto sulla questione pandemica e le ricadute emotive e sociali di questa tragedia che ha travolto il mondo intero. Ma non è l’unica questione affrontata. Tra i temi più cari: la corruzione, lo sport, la malattia mentale, il razzismo, la vita dopo la prigione.
In particolare, presentiamo una panoramica di film a tema LGBTQ+. Partendo da un’opera spagnola, un dramma familiare, esordio alla regia di Borja de la Vega “Mia & Moi” con Bruna Cusi e Ricardo Gomez.
Qualche anticipazione sugli ospiti?
Sono particolarmente curioso di incontrare il presidente di giuria, Wieland Speck, Direttore della sezione Panorama alla Berlinale. Saranno importanti anche le masterclass con la regista afghana Sahara Karimi che ci presenta il suo lungometraggio Hava, Maryam, Ayesha. Così come con il direttore della fotografia Gergely Poharnok, la regista Anja Strelec e il giornalista d’inchiesta Lorenzo Giroffi.
Quando si parla di cinema Indie inevitabilmente si parla di prodotti low budget. In Italia ancora un mercato sottovalutato; nel resto d’Europa e del mondo non è affatto così.
Sì ha ragione, sebbene negli ultimi tre anni anche in Italia il settore sembrava essere cresciuto. In sala cominciava a passare qualche titolo interessante. Poi, il lockdown, con la chiusura forzata delle sale, ha bloccato questa fase virtuosa.
In realtà, le piattaforme in questi mesi hanno programmato documentari che abbiamo ospitato al RIFF negli anni passati. Un dato positivo, ma sempre troppo scarso rispetto al resto del mondo. In Francia, per esempio, i film finanziati dai fondi pubblici automaticamente sono distribuiti in sala e passati sulla rete pubblica. Questo in Italia non avviene e molti prodotti si disperdono immeritatamente.
Per l’edizione dello scorso anno, leggi l’intervista:
Rome Independent Film Festival. Film, Masterclass ed Eventi. Tutto rigorosamente On Line. Ne abbiamo parlato con il direttore Fabrizio Ferrari – Taxidrivers.it