Festival dei popoli
‘Divinazioni’. La sorte di un cartomante. Svelata la superstizione, l’arcano vive ancora
Il doc sperimentale di Leandro Picarella
Published
3 anni agoon
Divinazioni è l’ultimo film di Leandro Picarella, prodotto da Qoomoon e Rai Cinema, con Les Films d’Ici Méditerranée e con il sostegno di Regione Siciliana, Sicilia Film Commission e Atelier Milano Film Network.
È stato selezionato al Festival dei Popoli e al Documentary Film Festival di Amsterdam. Distribuito in Italia da Reading Bloom e PostModernissimo, il lungometraggio è stato presentato a Palermo lo scorso 26 ottobre, con l’intervento del regista Jonas Carpignano, tra i vincitori dell’ultimo Festival di Cannes, il quale ha definito Leandro Picarella «uno degli sguardi più interessanti del panorama italiano».
Divinazioni, il racconto
Realtà e finzione. Sicilia, giorni nostri. Achille Sidoti, cartomante televisivo noto come mago Atanus, adesso settantenne, esce di galera e torna alla sua vita, riprende la sua trasmissione presso una rete regionale. Alterna la lettura delle carte in televisione a lunghi viaggi in auto per le visite a domicilio; periodicamente, si ricovera in una clinica dove si sottopone a lunghe sedute di cura, attraverso potenti getti di aerosol; nella sua abitazione, trascorre le sere in solitudine.
Moka è un artigiano trentenne, lavora in una fonderia e riceve da Sidoti la commissione di fabbricare braccialetti che il mago intende spacciare per magici. Il ragazzo, dopo la prima telefonata, risulta irraggiungibile e i tentativi di Atanus di rintracciarlo restano vani. Finché, in una radura, nel corso di un rave, i due s’incontrano: passato e presente, realtà documentaria e finzione cinematografica, antica cialtroneria e suggestioni contemporanee si confrontano.
«Miracoli non se ne fanno, non voglio essere frainteso… Però, una spinta come Dio comanda, questo si può fare».
Achille Sidoti, detto mago Atanus
La realtà e il bisogno di superstizione
Leandro Picarella è montatore, sceneggiatore, regista e produttore che ha studiato al Centro sperimentale di cinematografia di Palermo; la scorsa estate ha diretto la prima edizione di Kinéma, una tre-giorni di arti visive ad Agrigento, sua città natale. Il progetto Divinazioni comincia nel 2016, durante un primo incontro tra il regista e Sidoti, mentre le riprese prendono avvio nel 2019 e il film è pronto l’anno successivo. La ricerca cominciava già nel 2015 con Triokala. I tre doni della natura, suo primo lungometraggio.
Da anni Leandro Picarella è a caccia di residui di «magia». In una società contraddistinta dall’egemonia di device, streaming, misurazioni di co2, tamponi e vaccini, c’è posto per la superstizione? C’è qualche angolo di mondo che ne ha ancora bisogno? Qual è il suo peso nella coscienza popolare? Il regista dichiara di essere stupito dall’influenza che Sidoti ha esercitato e tuttora esercita sulle persone. Il truffatore, in carcere, ha trascorso parte della sua vita, anni, dentro e fuori. Eppure «per molte persone, figure di questo tipo hanno un senso» osserva l’autore. Nel film, durante la lettura delle carte negli incontri al bar o in casa, i clienti di Atanus partecipano al gioco, credono alla suggestione come fosse un atto di fede. La parola magia deriva dal greco magéia, «religione». E la stessa pratica del mago, cioè la sua cialtroneria, richiede questo tipo di partecipazione, l’adesione a un dogma. Le riprese di queste scene hanno un approccio verista che svela la faciloneria e l’improvvisazione della predizione del mago. I momenti di esorcismo – in un magazzino, oppure tra i rottami di uno sfasciacarrozze – sono immersi nel silenzio e trattati con distacco, attraverso inquadrature totali che riprendono il mago nella sua quasi immobilità, accentuando il carattere goffo e ridicolo del personaggio.
La finzione e la messinscena del reale
Divinazioni non è un documentario, non nel senso tradizionale. «Ho rimesso in scena quel che ho visto e sentito» spiega il regista; «per citare Robert Bresson, m’interessa la verità e non la realtà». I suoi modelli, spiega, sono Carlos Reygadas, Lisandro Alonso e il cinema latinoamericano, ma anche Apichatpong Weerasethakul. E l’intento, registrare una vicenda senza esprimere un giudizio, senza una condanna né un’apologia. Sidoti rappresenta «la degenerazione di qualcosa di radicato e profondo», quella magia inseguita nel corso di questa trilogia giunta al secondo episodio; ma sul personaggio il regista non prende una posizione: «Restare neutrali è più complicato dello schierarsi», afferma. «Divinazioni nasce da una profonda riflessione sul genere documentario […]. Lo stesso protagonista ha costruito molta della sua carriera sul rapporto ambiguo tra verità e finzione… La rielaborazione presente nel film fa parte di un percorso che approda nella fiaba».
Come per Triokala, Picarella sceglie di montare, accanto al ripreso, immagini di folklore dai super8 archiviati presso la Cineteca sarda. La scelta di materiale storico dimostra la suggestione antropologica presente nel lavoro dell’autore. Nel montaggio, il regista cerca una difficile connessione tra un’anonima ritualità del passato e quell’infausto equilibrio, fatto di speranza e credulità, quel patto, che lega Atanus e i suoi vittime-clienti. Nella ricostruzione delle vicende, a proposito del rapporto tra realtà e finzione, Picarella stesso sembra cercare un accordo con lo spettatore.
Un’anticipazione: la fine della trilogia
Il primo film era ambientato tra le montagne di Caltabellotta (Agrigento); Divinazioni sposta l’attenzione in città; l’ultimo episodio, sul quale il regista è al lavoro insieme alla sua società Qoomoon, si svolgerà in un’isola. «Sarà interamente finzione, magari con abitanti del luogo per protagonisti»; anche questa volta, spiega, «l’aderenza al reale sarà un mezzo per raccontare una storia».
Letizia Gatti, fondatrice di Reading Bloom, casa di distribuzione indipendente, ha sposato il progetto di Leandro Picarella: «Con PostModernissimo lavoriamo molto su film restaurati e sperimentali» spiega. «Personalmente, mi interessano meno i contenuti e più i linguaggi. Come avviene nell’opera di James Joyce». Attraverso una scelta indipendente, e le quindici date di proiezione del film in tutta Italia, aggiunge, sarà possibile dare «un segnale di politica culturale all’industria cinematografica».