‘Red Notice’ con Dwayne Johnson e Gal Gadot su Netflix: rubare è un divertimento da 200 milioni di dollari
La costosa produzione di Netflix, con Gal Gadot, Dwayne Johnson e Ryan Reynolds, è uno scatenato e citazionista heist movie: una caccia al tesoro consapevole di aver saccheggiato molti dei film di genere, tra autoironia, acrobazie e improbabili doppi giochi
Diavolerie a Castel Sant’Angelo. Quando l’agente Hartley (Dwayne Johnson) irrompe sgasando in auto nella roccaforte romana, l’energica ma più composta ispettrice Nas (Ritu Arya) gli raccomanda: “niente americanate da far west”. L’esatto contrario di ciò che sarà il film nei restanti 115 minuti. Red Noticedi Rawson Marshall Thurber è la produzione al momento più costosa della storia di Netflix. E sembra che nel primo quarto d’ora voglia fare di tutto per esibirlo. La solita caccia al ladro nel museo è già un bignami del cinema d’azione USA – forse anche usa e getta – più spettacolare, ipercinetico, fracassone. Il colpo gobbo sotto al naso degli agenti, e il colpo di scena; l’inseguimento con tuffi sotto saracinesche in chiusura, i duelli fisici su ponteggi in stile edilizia acrobatica, le scazzottate attentamente coreografate, la fuga coi mezzi. Niente mezze misure: un po’ heist movie, un po’ Indiana Jones, un po’ giro del mondo – in 200 milioni di dollari, di budget – tra Roma, Bali, Valencia, Il Cairo, Russia e Argentina. Un po’ tanto: fino all’effetto “altro giro di giostra” di un cinema già visto.
La trama
Tre uova d’oro, un tempo di proprietà di Cleopatra, sono diventate il Santo Graal dei più arditi cacciatori di tesori. Un milionario egiziano ha promesso una stratosferica ricompensa a chi riesca a riunirle per farne dono alla figlia in occasione del matrimonio. Solo due sono state scoperte. Nolan Booth (Ryan Reynolds), uno dei criminali più famosi al mondo, pluri-arrestato e pluri-evaso, prova a sottrarne una delle tre dal museo di Castel Sant’Angelo a Roma, ma viene colto sul fatto dal profiler FBI John Hartley. Il ladro viene arrestato, ma la refurtiva sparisce lo stesso. Per una misteriosa macchinazione, ci finisce di mezzo anche Hartley, sbattuto nello stesso penitenziario di Booth. D’ora in avanti i due faranno coppia: l’agente per recuperare la propria credibilità, il ladro per rubare le tre uova. Prima che lo faccia l’altra criminal mind, quella di Sarah Black, alias The Bishop (Gal Gadot): la ladra numero uno.
FBI: Falsari Ben Interpretati
Sin dall’esordio pretenzioso con la voice off che racconta la leggenda delle tre uova di Cleopatra sulle immagini di una database digitale in stile backstory di videogame, si capisce che Red Notice non coverà significative ambizioni di originalità rispetto a tanto cinema di genere. E sottogenere. Perché, alla fine, nella pozione riciclata c’è la goccia di adrenalina di filoni vari. È diventato difficile sorprendersi su come aggirare i sistemi di sicurezza per chi abbia visto un Lupin III o Ocean’s Eleven (2001). Il cocktail esotismo, giungla e nazisti è un calco de I predatori dell’arca perduta (1981): così smaccato, che Booth ne fischietta la colonna sonora, ammiccando allo spettatore cinefilo. O forse soltanto riconoscendo di rubacchiare onestamente ad altri esemplari.
Red Notice: scena di furto con Booth (Ryan Reynolds) in primo piano e Hartley (Dwayne Johnson) sullo sfondo
Anche lasciando stare i bottini da leggenda de Il mistero dei templari – National Treasure (2004), i trucchi di magia di Now you see me – I maghi del crimine (2013) o il mix azione-divertimento di tante spy stories degli ultimi vent’anni, Red Notice non lascia facilmente di stucco, come invece è evidente che vorrebbe fare a intervalli regolari di 120 secondi. Ma chi l’ha detto che il cinema sia tutto stupore? Il divertimento e gli intrighi, anche se non esplodono di novità, possono funzionare.
Il luna park giurassico degli stereotipi
Consapevole di essere l’ennesimo reboot dei soliti funny games di guardie e ladri, il film di Rawson Marshall Thurber sa almeno riderci su. Non solo nell’occhiolino a Spielberg, ricordato anche citando Jurassic Park (1993) nel bel mezzo di una pericolosa e divertente corrida. E nemmeno soltanto per le battute comiche insistite, che accompagnano le ardimentose battute di caccia al tesoro. Se proprio il cinema di Spielberg è la fabbrica dell’incredibile, Red Notice ama ironizzare sull’essere una fabbrica dell’improbabile.
Red Notice: Sarah (Gal Gadot) sorpresa davanti a una delle tre uova d’oro
Dalle bombe fabbricate col sapone 5 secondi prima di evadere, al camioncino che investe l’auto guidata da Dwayne Johnson e reca la scritta: gelateria artigianale. Perché ovviamente siamo a Roma, come la vedrebbe uno spettatore o un turista americano. E come dice Booth, mettendo in guardia Hartley: in carcere attenzione ai russi tatuati che “bevono vodka dal cesso”. Lo stereo degli stereotipi è davvero a tutto volume.
Il (doppio) gioco delle coppie
Unico stereotipo parzialmente infranto: non si è certi che Dwayne “The Rock” Johnson sia come di consueto il maschio alfa. I fan possono tranquillizzarsi: piomberà su un elicottero in volo, salterà da un ponte in esplosione e via dicendo. Certo è, però, che il tandem con Ryan Reynolds, la cui logorroica spiritosaggine non può fare a meno di strappare più di un sorriso, lo inquadra piuttosto nella tipologia del buddy movie. Tra i due c’è persino un feeling amichevole, pare, sui difficili rapporti coi padri:
Proprio due padri modello i nostri, eh? È un miracolo che non siamo due spogliarellisti (Booth)
La superdotata è semmai Gal Gadot, wonder thief bella (e nemmeno serviva ricordarlo), convinta, graffiante. Non è tanto un triangolo, quanto un gioco delle coppie prossimo a deflagrare nel tutti contro tutti. O solo nel cambio della coppia dominante, a furia di doppi giochi: Hartley e l’ispettrice Nas poliziotti; Booth e Hartley galeotti; Booth e Sarah ladri. Né il twist dei capovolgimenti si ferma qui: bisognava essere falsi fino in fondo.
Red Notice: Hartley e Booth ammanettati, con Sarah sullo sfondo
Che i giochi di genere, i trucchi e le mirabilie di Red Notice siano costosi, non è – in fondo – affare dello spettatore, se la giostra gira e fa divertire per umorismo e azione. Il punto è: fa divertire? Probabilmente sì, se la prendiamo con leggerezza come Ryan Reynolds: “non importa ciò che fai, ma quello che credono che tu abbia fatto”. Ecco: a volerci credere, anche a cose già viste, non mancherà il bottino dell’intrattenimento.
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