180° Rule è il primo lungometraggio della regista e sceneggiatrice iraniana Farnoosh Samadi. Presentato per la prima volta alla 45a edizione del Toronto Film Festival nel 2020 con mediocri risultati, il film è esclusivo prodotto festivaliero e non di larga distribuzione. Nonostante le pesanti critiche, Samadi non demorde e fa bene. Dopo averlo presentato al Valladolid International Film Festival ed essersi aggiudicata il premio come Miglior Film nella sezione Meeting Point, lo propone oggi al Visionar Film Festival di Berlino.
La trama di 180° Rule
Il dramma si articola attorno al personaggio femminile di Sara (Sahar Dolatshahi), insegnante d’arte, che vive a Teheran assieme al marito Hamed (Pejman Jamshidi) e la figlia di cinque anni Raha. La donna si prepara ad alcuni giorni di ferie per raggiungere la famiglia d’origine nel nord dell’Iran e partecipare al matrimonio di una cugina.
Il matrimonio. Da sinistra i genitori di Sara. Al centro la coppia di sposi novelli. Alla loro destra Sara, la piccola Raha ed il fratello della donna.
A seguito di un improvviso impegno di lavoro lontano da casa, Hamed deve partire per una missione. Non fidandosi della donna e preoccupato per la salute cagionevole della gracile figlioletta, intima a Sara di non intraprendere da sola il viaggio in macchina, non considerandola una esperta guidatrice. Sara fa di testa sua. Parte ugualmente con la bambina, rendendola complice consapevole delle bugie raccontate al marito. La famiglia festeggia con gli sposi, ma il viaggio si tramuta in tragedia quando Raha è vittima dell’irresponsabilità della madre. L’irrimediabile tragedia si aggrava ulteriormente a seguito di una serie di menzogne, che la donna racconta al marito per nascondere l’accaduto.
Il trailer di 180° Rule
I temi: l’inganno e la responsabilità
Il film si fonda sul tema dell’inganno e sulle conseguenze che questo ha, alla lunga, nel rapporto fra marito e moglie. Hamed sembra un coniuge ben poco affettuoso, alquanto dispotico, insofferente, chiuso al dialogo, che arriva ad essere manesco con la moglie. Tuttavia, è un padre estremamente amorevole nei confronti della figlia. Questa doppiezza di comportamenti non collima e ci si chiede le motivazioni di una tale intransigenza dal momento che l’uomo è pure un professionista equilibrato, insostituibile sul lavoro, impegnato e rispettato da tutti, anche dai genitori della moglie.
Il marito Hamed.
Sara dimostra uno spiccato istinto materno. Raha è il suo mondo. Sul lavoro, è una persona molto amata, ma non per la sua competenza artistica, quanto per il suo approccio confidenziale nei rapporti con le studentesse. Le giovani le raccontano i segreti più intimi o i problemi che non sanno come affrontare. La donna non le aiuta in modo responsabile, anzi contribuisce a nascondere i loro errori e le loro malefatte. Si dimostra immatura quanto loro. A ciò si aggiunge la sua tolleranza nei confronti del sotterfugio. Si comprende ben presto, quindi, che Hamed abbia capito la natura infida di Sara. Il bisogno dell’uomo di controllarla sembra quasi giustificato in questo quadro d’insieme.
La bellezza femminile
Formatasi all’Accademia di Belle Arti di Roma, la regista, e anche sceneggiatrice, Farnoosh Samadi costruisce il personaggio di Sara con profonda maestria. La racconta in modo originale, poiché esula dallo stereotipo della donna mediorientale, succube, fragile e dipendente in tutto e per tutto dal marito. Non delinea una donna vittima del sistema patriarcale. Anzi, Sara guida, è mobile. Lavora e, quindi, è economicamente indipendente. E poi è estremamente bella. I lineamenti del suo viso levigato ed il tratto delle labbra tinte di rosso emergono nei primi piani delle sequenze iniziali e spiccano rispetto agli abiti neri e a tinta unita che la donna indossa. Il marito non sembra avere voce in capitolo in merito e non le impedisce, affatto, di esaltare la propria femminilità con il trucco.
Una scena dei festeggiamenti al matrimonio. Da sinistra, il padre, la madre e la bella Sara.
Invece, nella seconda parte del film, a tragedia avvenuta, la Samadi trasforma Sara, che si tramuta in una bellezza spettrale. Il volto è slavato. Il trucco scompare assieme al verbo. A malapena, la donna proferisce parola dopo la tragedia, se non per continuare a raccontare bugie o per scaricare la coscienza e giustificare i propri errori. Si isola tra le mura domestiche. È presenza silente, sofferente i cui occhi non riescono neppure più a versare lacrime, ma il cui animo è più terrorizzato dalle possibili reazioni del marito venuto a conoscenza ora della verità, che non dalla colpa di aver provocato l’irrimediabile.
La figura spettrale di Sara dopo la tragedia.
Come spiegare il titolo del film
A prima vista, la scelta del titolo del film non sembra avere alcun senso, ma, in realtà, esso richiama prima di tutto la regola dei 180° alla base della cinematografia e del montaggio filmico e in un’ottica più generale al concetto di rispetto delle regole. Infatti, il mancato rispetto di tale regola nel cinema può arrivare a sconquassare lo sviluppo di una narrazione, il significato di una sequenza, il dialogo tra due personaggi che, posti l’uno di fronte all’altro, agli estremi di una ipotetica ed immaginaria linea d’azione, parlano.
La macchina da presa non varca mai quella linea, ma, pur senza variare la propria posizione, cambiando la propria angolazione, può cogliere aspetti diversi della conversazione in atto, dell’espressione e dell’azione dei personaggi coinvolti. Allo stesso modo, il mancato rispetto delle regole, imposte da un marito esasperato dai comportamenti irresponsabili della moglie porta alla tragedia. Tutto cambia, inclusa la prospettiva dello spettatore, che ora non empatizza più con la donna e arriva a comprendere il dolore di Hamed e persino le sue sfuriate, ma che, alla fine, è disposto a perdonare e a ricominciare, nonostante tutto.
La Samadi, quindi, dimostra una capacità artistica astuta e raffinata. Presenta l’universo femminile in Iran in modo geniale senza essere scontata. Tale ardimento merita di essere messo in luce.
Distribuzione: Pluto Film Distribution Network GmbH
Genere: drammatico
Nazionalita: Iran
Regia: Farnoosh Samadi
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