Hypnotic è un film con Kate Siegel, già protagonista di serie tv di successo come The Haunting e Midnight Mass. La pellicola è diretta dalla coppia di registi Matt Angel e Suzanne Coote (The Open House) ed è prodotta dal colosso streaming Netflix che rilascia il lungometraggio proprio a ridosso di Halloween.
La trama di Hypnotic
La giovane Jenn – interpretata da Kate Siegel – vive una vita solitaria a causa di un trauma che l’ha sconvolta a livello psicologico: un aborto spontaneo. Quasi per caso chiede aiuto a un famoso ipnositerapeuta, il dottor Meade (Jason O’Mara). Nel corso delle sedute Jenn capisce che qualcosa non va in lei: frequenti amnesie e la perdita parziale del libero arbitrio la proietteranno in un vortice di paranoie e conseguenze che dovrà risolvere, prima che sia troppo tardi. Contatterà il detective Wade Rollins (Dulé Hill), che conosce benissimo le doppie intenzioni del dottore, e i due tenteranno di incastrarlo. Ma non sarà semplice.

Hypnotic, la recensione
Stucchevole è la parola che si ha in mente durante la visione del film, ma andiamo per gradi.
Hypnotic non è una pellicola difficile da catalogare: un buon soggetto, una buona fotografia, una discreta scelta attoriale, regia lineare ma funzionale. Ma basta tutto questo per elevare un film, per renderlo originale quanto serve, per distinguersi dall’enorme catalogo che viene offerto ogni giorno al pubblico pagante? La risposta è no.
Samuele Bersani nel suo singolo “Giudizi universali” diceva: “Sei la copia di mille riassunti“. Non si sa se il Signor Bersani stesse pensando a Hypnotic, ma forse voleva descrivere la deriva dei thriller/horror che vengono distribuiti oggigiorno. Chissà.
Ma al netto di ogni forma di cinismo, il film di Matt Angel e Suzanne Coote inizia anche bene. Ha un incipit molto claustrofobico, per questo bello e intrigante, pur nella sua brevità. Un ascensore che stringendosi uccide la persona all’interno, diventando il pretesto – il macguffin – per l’avvio dell’intreccio. Subito dopo veniamo catapultati nella vera anima dell’opera, la psicologia, che viene sviluppata anche saggiamente nel corso della sceneggiatura, apportando contenuti interessanti, che – nel loro piccolo – riescono a dare una parvenza di serietà al contesto e al mondo dei personaggi. Si passa poi a ciò che dà il nome al film: l’ipnotismo, appunto.
Il pubblico sapiente sa benissimo che i film non devono contenere per forza le leggi che governano il mondo, altrimenti non potremmo goderci capolavori fantascientifici che eludono appunto queste leggi della fisica, della medicina o della matematiche. Ma qui il Dottor Meade – famoso per le sue sedute di ipnosi – più che uno psicologo sembra un nuovo supereroe dei fumetti, che farà da protagonista a sequenze al limite del ridicolo, mandando in frantumi ogni frammento di serietà.
Se le prime scene sono riuscite a far sorgere curiosità per lo sviluppo dell’intreccio, quest’ultimo diventa utile solo per far cadere le braccia definitivamente al pubblico. Una sequela di “già visto” invaderà le menti degli spettatori, distruggendo definitivamente tutto ciò che di discreto si era creato nelle fasi iniziali.
La classica serie di falsi finali sarà il movente conclusivo del disastro già preannunciato a metà film, rendendolo, come si diceva all’inizio, stucchevole. Se la volontà era quella di intrattenere, ci riesce per i primi venti minuti; se era quella di andare a fondo nella psicologia dei personaggi non ci riesce minimamente; ma se il desiderio era quello di uniformarsi agli altri film del filone, allora sì, Hypnotic ci è riuscito, e alla grande.
Netflix Novembre 2021