Questa potrebbe a prima vista apparire come una guida, ma in realtà è solo una serie di suggerimenti che da appassionati vogliamo condividere con voi.
Di seguito vi consiglieremo otto film d’azione ricoprendo il periodo che va dagli anni Cinquanta ad oggi (un film per decennio), che, a parer nostro, sono degni di nota per ragioni estetico-artistiche.
Anni 50
I SETTE SAMURAI di AKIRA KUROSAWA
Dal Giappone con onore
Il primo film che vi proponiamo arriva direttamente dal Giappone.
Un villaggio di contadini è minacciato da banditi assetati di sangue e gli unici difensori che quei poveretti senza quattrini riescono a trovare sono sei samurai, ai quali si aggiunge uno sgangherato personaggio (interpretato da Toshiro Mifune) che ovviamente funge da settimo samurai.
È un film che procede per gradi: la prima parte consiste nell’arruolamento dei samurai, la seconda nell’addestramento dei contadini da parte dei samurai, la terza nella battaglia contro i nemici feroci.
Film che celebra e sfata al contempo il mito dei samurai, e nel finale amaro mette in luce cosa significa incarnarne la figura.
Le scene di battaglia ispirarono molti registi negli anni a seguire (soprattutto le scene delle morti filmate in slow motion) e lo scontro finale svolto nel fango e sotto la pioggia battente entra di diritto nella storia del cinema action (e non action).
ANNI 60
IL MUCCHIO SELVAGGIO (THE WILD BUNCH) di SAM PECKINPAH
Dal Messico con disonore
Quando prima scrivevamo che I sette samurai ha ispirato generazioni di registi ci veniva alla mente proprio Il mucchio selvaggio.
Come il capolavoro nipponico sfatava e celebrava il mito dei samurai, questo film celebra e ridimensiona quello dei cowboy americani.
Film crudo e violento, racconta le peripezie di un gruppo (o mucchio) male assortito di uomini che tentano di mettere a segno un colpo per poi ritirarsi in Messico.
Il regista di questo film prese spunto dalle scene in slow motion di Kurosawa per realizzare quelle che saranno considerate tra le sparatorie più belle e brutali della storia del cinema, in cui le morti e gli squartamenti vengono mostrati al rallenty per incrementare l’atrocità della scena. Il tutto in contrapposizione con un montaggio serratissimo e frammentato, che a sua volta conferisce alle sparatorie un’adrenalina mai vista fino ad allora.
A sua volta influenzò moltissimi autori nei decenni a seguire.
ANNI 70
I GUERRIERI DELLA NOTTE (THE WARRIORS) di WALRRWE HILL
Dal profondo della notte violenta
Uno degli autori che ebbero l’onore di ispirarsi (e anche di lavorare) con S. Peckinpah fu proprio Walter Hill che nel 1979 realizzò: “I guerrieri della notte”.
Come si può intuire dal titolo italiano è un film ambientato per il 90% di notte e racconta il viaggio di un gruppo di teppisti di strada chiamati I guerrieri attraverso una New York sporca e ostile, nel tentativo di mettersi in salvo, dopo essere stati ingiustamente accusati di un gravissimo crimine contro la legge della strada che vige tra le bande criminali.
È un film metropolitano che si rifà alla cultura Punk e che alla sua uscita suscitò non poche polemiche.
Nelle scene di lotta la slow motion e la violenza sono usate alla maniera del Mucchio Selvaggio e anche in questo caso l’atmosfera cupa e notturna influenzerà generazioni di registi.
ANNI 80
1997: FUGA DA NEW YORK (ESCAPE FROM NEW YORK) di JOHN CARPENTER
Dal futuro con le ore contate
Restiamo sempre a New York ma cambiamo genere e approdiamo alla fantascienza.
Il regista John Carpenter è però ben lontano da altri film di questo genere, tipo Star Wars con le sue scenografie colorate, la fotografia accesissima e i suoi eroi senza macchia.
Il suo è un mondo popolato da canaglie come nei film di Sergio Leone (in questo film è presente tra gli altri Lee Van Cliff, interprete di Sentenza ne Il buono, il brutto e il cattivo) o del già citato Sam Peckinpah. Le scenografie sono sporche; le scene girate quasi interamente di notte.
Questo e l’atmosfera Punk rendono evidenti l’influenza di Walter Hill, ma anche di George Miller (autore della saga di Mad Max).
Le scene d’azione sono più realistiche e il regista decide di abbandonare la slow motion e il montaggio serrato in favore di un’azione più lenta e verosimile.
Fu un successo al botteghino, anche considerando il budget non proprio ingente.
Anche in questo caso sarà fonte di ispirazione per le successive generazioni di registi e darà vita a un sacco di remake non ufficiali e a un sequel non altrettanto fortunato per la regia dello stesso Carpenter.
ANNI 90
SALVATE IL SOLDATO RYAN (SAVING PRIVATE RYAN) di STEVEN SPIELBERG
Dal passato con patriottismo
Cambiamo completamente genere e approdiamo in Normandia, durante la seconda guerra mondiale.
In questo film Steven Spielberg racconta gli orrori della guerra e l’eroismo di un pugno di eroi che devono affrontare un lungo viaggio nella Francia occupata dai nazisti.
Per quanto la trama sia estremamente classica (e a tratti anche un po’ banale) questo film è stato un vero e proprio innovatore per quanto riguarda le scene di battaglia.
Infatti, Spielberg accantona completamente sia la slow-motion e il montaggio serrato di Peckinpah ma anche la camera statica di Carpenter, in favore di una camera a mano che ci catapulta nel bel mezzo della carneficina.
Detto in soldoni: il regista ci racconta l’azione utilizzando inquadrature molto mosse e frenetiche che conferiscono, assieme alla violenza viscerale mostrata integralmente, un realismo totale e immersivo.
Quando si pensa a questo film ci si ricorda proprio la sequenza dello sbarco in Normandia all’inizio e la battaglia alla fine ed è impossibile non emozionarsi.
Il problema, se vogliamo, è tutto quello che sta nel mezzo, non nel senso che non sia emozionante, ma piuttosto perché non regge minimamente il confronto con quelle due sequenze.
Comunque val la pena di guardarlo in tutte le sue 2 ore e 49 minuti.
ANNI 2000
KILL BILL di QUENTIN TARANTINO
Dall’America con le Katane in pugno
I film che vi proponiamo per gli anni 2000 sono in realtà due, ma si tratta di due capitoli della stessa storia e trattarne uno solo non avrebbe senso perché l’esperienza sarebbe incompleta.
In questi film Quentin Tarantino ci racconta la storia della Sposa una donna di cui non si conosce il nome e che compie una vera e propria ecatombe allo scopo di eliminare gli assassini della figlia.
La cosa divertente di questo film è che il regista realizza le scene d’azione prendendo spunto da un filone cinematografico nato ad Hong Kong denominato “Wuxia”, una specie di cappa e spada in versione asiatica, in cui i combattenti compiono piroette e salti di venti metri e in cui le spade tagliano le ossa come fossero di burro, scegliendo però di ambientare la vicenda nel tempo presente.
Le pistole scompaiono quasi del tutto e la nostra eroina si fa l’argo a colpi di katana (c’è anche un pizzico di Kurosawa in questo film).
La battaglia finale del primo capitolo, con la sua brutalità e la sua ironia, è una delle scene più iconiche del cinema tarantiniano.
Il secondo capitolo ha molta meno azione e molti più dialoghi del primo, ma è comunque meravigliosamente realizzato ed è impossibile non divertirsi guardandolo.
ANNI 2010
JOHN WICK di CHAD STAHELSKI
Dal lutto senza alcuna pietà
Una delle saghe action contemporanee più famose è proprio quella di John Wick.
La storia è più un pretesto per dare il via al massacro che una vera e propria trama: John Wick è un ex sicario che ha perso la moglie per una malattia e l’unica cosa che gli resta è il cagnolino regalatogli da lei. Quando il figlio di un potente criminale glielo uccide, il sangue inizia a scorrere a fiumi e i morti ad accatastarsi a montagne.
La cosa interessante è che il regista del film ha contaminato il genere cinematografico con quello videoludico; infatti, sembra quasi di assistere al gameplay di un videogioco sparatutto, nel quale il protagonista deve eliminare tutti i nemici per arrivare al Boss finale, come si dice in gergo tecnico.
La fotografia è splendida e le scene d’azione sono chiarissime e facilissime da seguire.
La trama ha colpi di scena abbastanza credibili da rendere la visione piacevole, anche per chi cerca un action, se non proprio intelligente, quantomeno non completamente superficiale.
ANNI 2020
FREACKS OUT di GABRIELE MAINETTI
Dall’Italia con innovazione
L’ultimo film che vi proponiamo è di produzione italiana (in verità coprodotto col Belgio) che si trova attualmente nelle sale.
Si tratta dell’opera seconda di Gabriele Mainetti che ci trasporta nella Roma occupata dai nazisti.
La storia narra di quattro fenomeni da baraccone dotati di poteri speciali che si ritrovano a fare i conti con Franz, un ufficiale tedesco dotato di veggenza, il quale, dopo aver predetto la caduta del Reich, si mette sulle loro tracce con l’intento di sfruttare i loro poteri per salvare la Germania dalla disfatta bellica.
Molti lo hanno criticato in quanto film non autoriale, ma probabilmente hanno solo frainteso il tipo di autore che Mainetti vuole essere.
Lui è più vicino al cinema spettacolo per come lo intendeva Steven Spielberg che per come lo intendevano i nostri grandi registi del passato come Bertolucci e Visconti.
Si potrebbe dire che, se Alfred Hitchcock fu definito il più europeo tra i registi americani, Mainetti potrebbe benissimo essere considerato il più americano tra i registi italiani di oggi.
Il film affronta e celebra il tema della diversità ed è un incrocio (ben riuscito) fra due diversi tipi di cinema: il cinema spettacolo di Spielberg e la commedia italiana di Monicelli.
Infatti, si racconta una storia drammatica come la guerra, ma il regista utilizza la magia di Spielberg assieme alla comicità di Monicelli e ci tiene incollati allo schermo per ben due ore e venti minuti.
Le scene di combattimento sono sanguinarie, ma anche ironiche e lo scontro finale, che dura circa venti minuti, è qualcosa di mai realizzato nel nostro paese e che sicuramente sarà uno spartiacque per il cinema action italiano che seguirà.
Insomma, è un film di cassetta di ottima qualità come non se ne vedevano da parecchio tempo nel nostro cinema.