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I 15 Film che hanno rifiutato il colore oggi

Quando il bianco e nero diventa una scelta

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15 film b/w contemporanei

Ecco 15 film che, oggi, nel tempo della tecnologia, hanno rifiutato il colore per fare un tuffo nel passato e portare sugli schermi il “vecchio” bianco e nero. Il b&w ormai è diventato una scelta autoriale che ci trasposta ai tempi delle prime pellicole.

Ecco una lista di 15 film, presentati in ordine cronologico di rilascio nei cinema, che esaltano la bellezza dell’assenza del colore.

1) L’uomo che non c’era (Ethan e Joel Coen – 2001)

“La vita mi ha servito delle mani perdenti, o magari non le ho sapute giocare, chissà… ora volevo parlare, ma non avevo nessuno accanto a me: ero un fantasma, non vedevo nessuno, e nessuno vedeva me. Ero il barbiere…”

Il primo film proposto è un noir quasi sconosciuto degli ormai acclamati fratelli Coen. I due registi hanno girato il film a colori per poi renderlo bianco e nero con particolari tecniche di desaturazione.

L’uomo che non c’era racconta la storia di Ed Crane, barbiere insoddisfatto che cerca di fuggire dalla propria vita monotona in una cittadina del nord della California durante l’estate del 1949. L’uomo, scoperta l’infedeltà della moglie Doris, si lascia trascinare dagli eventi entrando in attività criminali che lo porteranno al compimento di un omicidio.  

I Coen, con la loro ironia sottile, rappresentano la provincia americana, le manie e i vizi dell’epoca, portando sullo schermo le vicende di un uomo invisibile, senza apparenti qualità il cui desiderio di rivalsa potrà placarsi solamente di fronte a un finale sconvolgente. Come “Crocevia della morte”, il finale del film si poggia su un’apparenza di giustizia che tuttavia non corrisponde alla realtà.

2) Coffe and Cigarettes (Jim Jarmush – 2003)

“I nostri padri erano la generazione del cappuccino con torta, noi quella del caffè e sigaretta”

Solo 3 parole: caffè, sigarette e un tavolino da bar a scacchi.
Coffe and Cigarettes è un film per gli amanti dell’accoppiata caffè e sigarette. Film indipendente diretto da Jim Jarmush e composto da 11 episodi, ha come tema comune il tipico momento di break con caffè e sigaretta.

Il progetto, nato nel 1986, viene concluso nel 2003 e propone una carrellata di brevi episodi di poco meno di 10 minuti ciascuno, dove riflessioni di vita, interrogativi irrisolti, momenti di pura e semplice quotidianità e dialoghi non-sense si susseguono tra il fumo del caffè bollente e quello delle sigarette.

Tra i protagonisti troviamo Roberto Benigni, Cinqué Lee, Steve Buscemi, Cate Blanchett, Steve Coogan, Bill Murray e Iggy Pop. Tutti i protagonisti fumano, bevono caffè e parlano di assurdità seduti a un piccolo tavolino da bar.

Jarmush, ancora una volta, porta al pubblico un’opera non convenzionale che riflette, tra comicità e filosofia, sul senso odierno dei rapporti umani.

3) Sin City (Rodriguez, Miller e Tarantino – 2005)

Film scritto e diretto da Robert Rodriguez, Frank Miller e Quentin Tarantino, è una pellicola che riunisce gli amanti dei fumetti, dell’azione e del noir. Tratto dal fumetto omonimo di Frank Miller, il lungometraggio è diviso in 3 episodi che raccontano tre storie diverse, che si incastrano e alternano nella violenta e corrotta Basin City.

Sin City regala un’atmosfera pulp noir, con forti contrasti accentuati dalla presenza di macchie di colore aggressive e pop che non tradiscono l’estetica del fumetto.
Film completamente girato in digitale, con un’ambientazione quasi completamente virtuale, ha sfruttato l’uso di studi attrezzati di green screen. 

Nel 2014 la regia ci ha regalato anche un secondo capitolo del film: “Sin City – Una donna per cui uccidere”.

4) Persepolis (Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud – 2007)

Gli amanti dell’animazione adoreranno la pellicola autobiografica “Persepolis” di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud, uscita nelle sale nel 2007.

Il film ripercorre la vera storia di Marjane, narrando gli eventi che l’hanno segnata dagli 8 ai 22 anni, durante la sua permanenza in Iran e in Europa. È un racconto di formazione che affronta gli amori, le avventure adolescenziali, ma anche la guerra e i morti attraverso gli occhi della protagonista.

In questo lungometraggio di animazione la storia personale della regista si intreccia con il dramma e le conseguenze dell’instaurazione della dittatura fondamentalista. Film che ha scatenato proteste dal governo iraniano in quanto accusato di aver travisato gli eventi storici del regime, ma che, allo stesso tempo, ha ottenuto grandi riconoscimenti in Occidente, tra cui il premio della giuria al Festival di Cannes.

Anche in questo caso la scelta del bianco e nero rispecchia l’aspetto originale della graphic novel da cui è tratto.

La forza di Persepolis è quella di raccontare l’orrore della morte attraverso l’assenza: nel film non vediamo praticamente mai nessuno morire, ma è questa privazione che ci rende più coscienti della sua presenza imponente.

Il trailer:

5) Control (Anton Corbijn – 2007)

“Il passato è già parte del mio futuro e il presente è fuori dal mio controllo”

Quinto film in classifica è un lungometraggio sulla musica e la malattia che racconta la storia del leader dei Joy Division, Ian Curtis.

Il titolo del film fa riferimento a una delle canzoni più celebri del gruppo post punk: “She’s Lost Control” canzone dedicata ad un’amica di Curtis affetta da epilessia.

Control è un titolo che descrive appieno, oltre che la stessa incapacità del cantante di controllare il proprio corpo durante le crisi epilettiche, anche la sua mancanza di controllo nella vita affettiva divisa tra la moglie sposata troppo giovane e l’amante conosciuta durante uno dei suoi tour.

Film intimista e opera prima del videomaker e fotografo Anton Corbijn, scava il vissuto di Ian senza nasconderne i drammi, ma ripercorrendone con sensibilità e discrezione l’esordio, la passione per la musica, la nascita della figlia e la malattia.

Film girato a colori ma stampato in b\w, conferisce alla pellicola lo stato d’animo di quel periodo oltre che caratterizzare il malessere di Ian Curtis.

6) Mary and Max (Adam Elliot – 2009)

“Il motivo per cui ti perdono, è perché non sei perfetta. Sei imperfetta. Così come lo sono io. Tutti gli esseri umani sono imperfetti, persino l’uomo fuori dal mio appartamento che sporca in giro. Quando ero piccolo, avrei voluto essere chiunque tranne me stesso. Il dottor Bernard Hazelhof dice che se fossi in un’isola deserta, dovrei abituarmi alla compagnia di me stesso, solo io e le noci di cocco. Ha detto che dovrei accettarmi, con tutti i miei difetti, e che non ci è dato sceglierli, sono una parte di noi e dobbiamo conviverci. Possiamo tuttavia scegliere i nostri amici, ed io sono felice di aver scelto te”

Mary and Max è una sconosciuta favola per adulti che racconta la storia di due amici di penna: Mary, bambina di 8 anni, dolce e solitaria e Max, ebreo di 44 anni in sovrappeso e con la sindrome di Asperger.

Il regista, Adam Elliot, sfrutta la stop motion per portare sullo schermo una storia delicata dal grande impatto emotivo.
I protagonisti di questa piccola fiaba sono due personaggi emarginati alla continua ricerca del proprio posto, in un mondo che li isola. La normalità che tanto rincorrono la trovano nell’amicizia epistolare che rappresenta la luce in fondo al tunnel della solitudine.

Elliot sfrutta la plasticità del mezzo per mettere in scena paure, disagi e tic dei due personaggi, regalando allo spettatore un’analisi complessa dell’animo umano. Mary and Max rappresenta l’ennesima sfida cinematografica di portare l’animazione all’attenzione di un pubblico più maturo.

7) Polytechnique (Denis Villeneuve – 2009)

15 film b/w contemporanei

“Se avrò un figlio gli insegnerò ad amare, se avrò una figlia le insegnerò che il mondo le appartiene”.

Terzo lungometraggio di Denis Villeneuve che, attraverso i racconti di due sopravvissuti, Valérie e Jean-François, ripercorre le dinamiche dietro la strage del 6 dicembre 1989 all’École Polytechnique di Montréal.

Il regista con questa pellicola non vuole dare una risposta psicologica e sociale alla follia dell’assassino Marc Lépine, ma riflettere sulle fragilità precarie delle menti dei giovani.

Film che prende spunto dall’opera canadese “Elephant” di Gus Van Sant, sfrutta l’assenza di colore per avvicinarsi a un registro documentaristico narrando i fatti con oggettivo distacco.

Villeneuve riesce con maestria a raccontare un piccolo olocausto di una follia sessista alimentato dalla disperazione di chi, abbandonato dalla famiglia e dalle istituzioni sembra aver smarrito quel senso di empatia e di umana pietà.

8) Il nastro bianco (Michael Haneke – 2009)

15 film b/w contemporanei

“Quando eravate piccoli, a volte, vostra madre vi legava un nastro tra i capelli o al braccio, il suo colore bianco doveva essere per voi monito di innocenza e di purezza”

19131914, in un villaggio rurale nel nord della Germania protestante, la tranquillità cittadina viene sconvolta da strani avvenimenti, apparentemente inspiegabili: un medico cade da cavallo, il figlio del barone viene seviziato, un bambino in fasce rischia di morire per una finestra aperta e un bambino disabile viene selvaggiamente torturato. Nessuno, però, sembra essere in grado di trovare una ragione a questi eventi. 

Regista di Il nastro bianco è Michael Haneke che utilizza un bianco e nero, debitore a Ingmar Bergman, per togliere vitalità ai protagonisti di questa storia destabilizzante e creare un clima di opprimente attesa.

Il b/w sottolinea così, non solo l’orrore degli eventi personali dei cittadini, ma rappresenta anche il monito di una guerra imminente.

Ciò che interessa al regista austriaco non è rivelare il colpevole di questi episodi di violenza, ma piuttosto riflettere su una società che sta ponendo le basi ai semi del nazismo, che la fine della Prima Guerra Mondiale farà fruttare.

9) The Artist (Michel Hazanavicius – 2011)

15 film b/w contemporanei

Pellicola che catapulta lo spettatore nella Hollywood degli anni ‘20 tra star, palcoscenico e cinema muto. “The Artist” è la storia della star in declino George Valentin e Peppy Miller, giovane comparsa sulla via del successo.
Tra i due nascerà una storia d’amore messa alla prova dalla fama, dall’insuccesso e dall’orgoglio artistico. 

Il regista Michel Hazanavicius porta sullo schermo un film muto, in bianco e nero e con didascalie; la cui quasi totale assenza di suono diegetico lascia libero spazio alla gestualità, ai volti degli attori e alla musica.

È un film che fotografa e alterna un periodo di grandi passi avanti per il cinema e momenti di stallo: la transizione dal muto al sonoro e la conseguente decadenza di vecchie star legate a un tipo di cinema ormai surclassato.

Il regista e sceneggiatore francese riporta in vita in modo magistrale le atmosfere di quegli anni e omaggia il cinema anni ‘20 girando la pellicola a 22 fotogrammi al secondo.

10) Ida (Pawel Pawlikowski – 2013)

15 film b/w contemporanei

Al decimo posto in classifica c’è Ida, racconto di una giovane donna (Anna) cresciuta in un convento perché orfana. Il destino le farà scoprire la sua vera identità poco prima di prendere i voti e la metterà davanti a una dura realtà.

È un racconto di formazione tra passato e presente, tra educazione sentimentale e monastica nella Polonia degli anni sessanta. Il regista polacco Pawel Pawlikowski dirige un film in bianco e nero luminoso dalle tonalità morbide che descrive e affronta la psicologia femminile di una ragazza portata a riflettere sulle grandi decisioni della vita. 

Ida è un lungometraggio che, partendo dalla storia di una giovane novizia, affronta universalmente il tema dell’identità, dei legami di sangue, della fede e del senso di appartenenza che il regista stesso ha vissuto in prima persona.

11) Nebraska (Alexander Payne – 2013)

15 film b/w contemporanei

Road Movie con protagonisti un padre e un figlio alle prese con un viaggio assurdo e stravagante che porterà alla scoperta di segreti, speranze di una vita e al rafforzamento di un rapporto familiare ormai finito.

Ciò che dà il via alla storia è l’illusione di un padre, ormai anziano e alcolizzato, di aver vinto 1 milione di dollari e di un figlio incapace di distruggerne il sogno, ultimo spiraglio di cambiamento di un uomo ormai alla fine dei suoi anni.

Alexander Payne, regista e produttore statunitense, porta così al pubblico un film delicato dai toni che sfociano tra il dramma familiare e la commedia. In questo caso la scelta stilistica della privazione del colore sottolinea lo spaesamento del protagonista ed enfatizza i dettagli del panorama americano on the road.

Il trailer:

Recensione: https://www.taxidrivers.it/113732/film-da-vedere/nebraska-di-alexander-payne-con-bruce-dern.html

12) Frances Ha (Noah Baumbach – 2013)

15 film b/w contemporanei

“È quella cosa quando sei con qualcuno e tu lo ami e lui lo sa e anche lui ti ama e tu lo sai. Ma sei a una festa e tutte e due state parlando con altra gente, poi guardi in fondo alla sala e i vostri sguardi si incrociano, ma non in maniera possessiva o con l’intenzione di fare sesso, ma perché quella è la tua persona in questa vita.”

Il film racconta la storia di Frances, una 27enne ballerina di danza contemporanea che vive a Brooklyn e che deve cavarsela da sola dopo la partenza dell’amica.

Frances sa quello che vuole, ma suo malgrado non ce l’ha, non ha il talento per danzare nella compagnia di ballo né il potere di impedire alla sua migliore amica di innamorarsi e andarsene, eppure guarda al mondo con innata gioia e spensieratezza. 

Mentre tutti intorno a lei conducono vite affannate tra impegni lavorativi, famiglie e scalate sociali, la giovane ballerina si confronta con i problemi della vita quotidiana, con le delusioni professionali e sentimentali affrontando il tutto con una schiettezza e una trasparenza apparentemente infantili, ma profondamente mature e frutto di una sensibilità fuori dal comune.

Il film diretto da Noah Baumbach sceglie il bianco e nero seppia come elogio al grigio rappresentante la via di mezzo fra il tutto e il niente, il successo e la disfatta. 

Il grigio, o meglio il bianco e nero, diventano così la celebrazione della normalità contro la carriera forzata che ci spinge sempre e solo a raggiungere la vetta più alta o a cadere rovinosamente nel fallimento. La privazione del colore aggiunge una prospettiva romantica e atemporale al film, trasformando Frances nella ragazza di oggi, piena di aspirazioni e alla costante ricerca di se stessa in un mondo pieno di ostacoli.

Nei suoi toni ottimistici offre al mondo la dimostrazione dell’importanza di vivere e sperimentare per imparare a crescere. L’opera di Noah Baumbach rappresenta così una grande riflessione sull’importanza di godere anche dei propri fallimenti.

Recensione: https://www.taxidrivers.it/93785/film-da-vedere/frances-film-noah-baumbach-scritto-insieme-greta-gerwing.html

13) Roma (Alfonso Cuaron – 2018)

15 film b/w contemporanei

Ambientato nel quartiere Colonia Roma di Città del Messico, il film racconta la storia di una famiglia borghese durante i turbolenti anni ‘70.

Protagoniste sono Sofia, padrona di casa e madre di quattro figli che deve fare i conti con l’assenza del marito, e le sue domestiche, Cleo e Adela.
La pellicola affronta in particolar modo le vicende e i problemi personali delle 3 donne protagoniste, tra doveri familiari e lavorativi.

Alfonso Cuaron dirige un ritratto di vita vera, intimo e toccante, attraverso le vicende di una famiglia che cerca di preservare il proprio equilibrio in un momento di lotta personale, sociale e politica.

Tra panoramiche, piani sequenza e ritmi lenti che d’improvviso si fanno più esplosivi, Roma evoca la memoria e i ricordi dello stesso regista che, partendo dalla propria esperienza d’infanzia, costruisce un film ricco d’amore materno. 

Il film, con il suo bianco e nero luminoso, non è però solo un film personale, ma un ritratto delle condizioni sociali del Messico di quegli anni.

Il trailer:

14) The Lighthouse (Robert Eggers – 2019)

15 film b/w contemporanei

Robert Eggers realizza, per gli amanti dell’horror, un’opera cinematografica surreale ricca di tensione e dal finale sorprendente.

Pellicola che richiama l’estetica di Friedrich Wilhem Murnau e l’espressionismo tedesco; sfrutta lenti anni ‘30 e sfida i formati panoramici portando un aspect ratio quadrato.

Siamo nel New England del XIX, su un’isola sperduta in mezzo al mare. Gli unici a vivere in questo posto dimenticato dal mondo, sono due marinai addetti alla manutenzione del faro: Thomas Wake e il giovane Ephraim Winslow.

La convivenza tra i due non è idilliaca e inizia a farsi sempre più tesa fino a degenerare dopo che sull’isola si abbatte una violenta tempesta. Quest’ultima impedisce la partenza di Winslow, distrugge le vettovaglie costringendo i due a una convivenza forzata. La noia e l’assenza di viveri trasportano i due marinai ad abbandonarsi alla compagnia dell’alcol. 

L’ambientazione tetra viene inoltre accentuata dalla presenza dell’imponente faro che sembra nascondere un segreto misterioso che sarà il giovane Ephram a svelare.

Il bianco e nero risulta una scelta azzeccata per esaltare le atmosfere di un’isola lynchiana sospesa tra sogno e realtà. 

The Lighthouse di Eggers non è un horror classico, ma una pellicola che affronta il tema della solitudine, pazzia ed egoismo umano.

Il trailer:

15) Malcolm & Marie (Sam Levinson – 2021)

15 film b/w contemporanei

Ultimo film di questa classifica è Malcolm & Marie, scritto e diretto da Sam Levinson. Pellicola completamente realizzata durante la pandemia che affronta l’amore e i problemi di coppia.

Protagonisti sono Malcolm (John David Washington), regista afroamericano emergente, e la fidanzata Marie (Zendaya), ex tossicodipendente che ha abbandonato il sogno di diventare attrice.

Il film si sviluppa durante la notte della première del film di Malcolm e si evolve su uno spietato confronto di coppia che finisce per mettere in luce rimorsi, invidie e problematiche che rischiano di incrinare la relazione. Il duro conflitto che scoppia tra i due è una continua arringa dove i ruoli di giudice e imputato sono continuamente ribaltati.

Il regista prende spunto dalla sua esperienza personale di regista e dal periodo di pandemia per realizzare un dramma che si alimenta tra le mura di una grande villa a Malibù.

Levinson sceglie il bianco e nero per congelare i due protagonisti nei ricordi e nei rimpianti del loro passato oltre a porre, tramite l’eliminazione del colore, l’attenzione sulle parole dei due fidanzati.

Il trailer del film su Netflix: