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‘La scelta di Anne’ di Audrey Diwan racconta il tempo prima della rivoluzione

Una vicenda privata che si racconta con la Storia

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Leone d’Oro alla 78 edizione della Mostra del cinema di Venezia, La scelta di Anne di Audrey Diwan racconta i prodromi della rivoluzione attraverso una vicenda privata che si confronta con la Storia rimandando a un illustre precedente cinematografico.

Prima della rivoluzione

La scelta di Anne, dall’originale L’Événement, di Audrey Diwan inizia all’insegna di una complicità femminile frutto del quotidiano di una gioventù come quella francese degli anni sessanta impegnata a scoprire il mondo guardandolo dal punto di vista di tre studentesse universitarie. Il sessantotto con le sue utopie rivoluzionarie non è ancora giunto, ma, in qualche modo, la storia di Anne è come se ne annunciasse l’urgenza. A emergere con grande forza nel film è, infatti, l’inadeguatezza di un contesto politico sociale incapace di farsi promotore delle istanze che stanno alla base della convivenza e della promozione dei suoi cittadini, ossessionato dal rispetto delle regole anche quando queste vanno contro lo stato di natura. Cosa tanto più eclatante quanto può esserlo per un paese che prima di altri si era fatto artefice attraverso la sua rivoluzione dell’irrompere della modernità sullo scacchiere geopolitico del vecchio continente, abbattendo il cosiddetto Ancien Régime. In questo senso La scelta di Anne appare paradigmatica nel presentare allo spettatore la causa da cui scaturisce l’effetto, dunque le origini di quel fenomeno socio culturale inaugurato dal maggio sessantottino.

La società del gineceo 

Non è dunque un caso se ne La scelta di Anne il casus belli sia proprio una questione legata alla sfera morale e sessuale prima ancora che politica (non a caso la scelta della regista è quella di privilegiare il privato sul pubblico, evitando di aprire la mdp sulla Storia coeva ai fatti raccontati), proprio quella da cui partirono gli studenti di allora per abbattere il vecchio sistema. La scoperta della gravidanza da parte di Anne è il peggiore dei mali, non tanto per il fatto in sé, ma per quello che comporta, ovvero la rinuncia a qualsiasi tipo di aspettative sul proprio futuro che non sia quello di un ritorno al gineceo e alle responsabilità materne, capisaldi imprescindibili della famiglia patriarcale.

4 mesi 3 settimane 2 giorni

Si parlava della prima sequenza, fondamentale nell’assumersi il compito di stabilire il punto di partenza di una disgregazione, quella di Anne e del suo mondo, che investe prima di tutto il sé rappresentato da propositi e aspettative (riassunti nella volontà di esprimere il proprio pensiero attraverso la scrittura e non insegnare quello degli altri come docente scolastica), e subito dopo il mondo esterno, considerato nell’insieme delle relazioni amicali. A riguardo può essere utile il paragone con un altro film che partendo dalle stesse premesse de La scelta di Anne racconta i prodromi di un’altra rivoluzione, quella che nel 1989 portò alla caduta del regime di Nicolae Ceausescu. Il film della Diwan ha, infatti, molti punti di contatto con 4 mesi 3 settimane 2 giorni di Cristian Mungiu, palma d’oro al Festival di Cannes del 2017. Tolto il fatto che anche quello del regista rumeno racconta di un aborto clandestino (in analogia con la Francia degli anni sessanta anche in quel paese le pene sono durissime) e di ragazze disposte a tutto pur di riuscire a effettuarlo prima dello scadere del tempo (in entrambi i casi indicato dalle didascalie che aprono i differenti capitoli del racconto), il film di Mungiu non solo parte dal medesimo contesto ambientale e umano – l’università e il relativo convitto in cui l’amicizia femminile viene messa alla prova dalle complicazioni legate alle azioni necessarie a interrompere la gravidanza – ma anche sociale, come nel film della Diwan colto al culmine del suo ripiegamento e quindi sul punto di esplodere da un momento all’altro.

Senza Retorica 

Se nell’opera di Mungiu la volontà era quella di mettere le protagoniste in costante rapporto con la cosa pubblica al fine di filmarne il necrologio, La scelta di Anne sceglie di non oltrepassare la soglia del privato, facendovi entrare la controparte attraverso la sovrastruttura che influenza le vite delle persone. Con quello che ne consegue in termini di forma, laddove in 4 mesi 3 settimane 2 giorni l’uso del campo lungo e del piano sequenza oltreché della fotografia plumbea e uggiosa servono a cristallizzare le figure all’interno del paesaggio, dandone l’idea dell’immobilismo mortifero che vi regna, mentre in La scelta di Anne l’impressionismo visivo, le riprese ravvicinate e la nervosa frammentazione dello spazio-tempo, e non ultimo l’utilizzo dello schermo 4:3, funzionano in senso contrario, e dunque a raccontare dall’interno il dramma della ragazza come pure la sua solitudine. A vincere in entrambi i casi è l’assenza di retorica e un’asciuttezza che amplifica il vuoto esistenziale delle protagonista senza però asciugarne il dolore. E, non ultima, la capacità degli attori di aderire al personaggio. In tal senso Anamaria Vartolomei nella parte di Anne è perfetta nel sottrarre il travaglio, ma anche la tenacia della protagonista all’enfasi dell’interpretazione.

La scelta di Anne di Audrey Diwan

  • Anno: 2021
  • Durata: 100
  • Distribuzione: Europictures
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Audrey Diwan
  • Data di uscita: 04-November-2021