Uno dei film più attesi del 2021 è stato sicuramente “Dune”, diretto da Denise Villeneuve, uscito nelle sale a settembre e tratto dall’omonimo libro diFrank Herbert. È l’ultima vera novità del cinema di fantascienza che, dopo la conclusione della saga di Star Wars e il monopolio costante dei film di casa Marvel, aspetta da tempo la nascita di nuove leggende di universi lontani lontani.
Un passato burrascoso
Per essere precisi va però ricordato che “Dune” non è esattamente una novità assoluta: come già detto, il film è stato tratto dalla saga di romanzi scritta da Frank Herbert tra il 1965 e il 1985, oggi conosciuta come “Ciclo di Dune”. Inoltre, Villeneuve non è il primo regista che osa portare questo colosso sul grande schermo: già nel 1984 David Lynch aveva diretto il primo adattamento del libro, purtroppo stroncato dalle critiche del tempo.
“La trama di “Dune” è pericolosamente sovraccarica, come praticamente tutto ciò che lo riguarda”
“Questo film è un vero casino, una incomprensibile, brutta, non strutturata escursione inutile nei reami più oscuri di una delle sceneggiature più confuse di tutti i tempi”
Villeneuve avrà imparato dagli errori di Lynch?
Leggendo le critiche del film di Lynch è chiaro quale sia stata la difficoltà principale durante la stesura del copione: come può una storia di questo tipo essere riassunta in modo chiaro e completo in poco più di due ore di film? Una storia molto simile a un flusso di coscienza, che si fa strada in una narrazione lunga oltre 600 pagine e che, in certi punti, è addirittura priva di una continuità spaziale e temporale. La risposta è che non si può, e questo è il primo errore che Villeneuve non ha commesso: il suo film dura quasi tre ore, e arriva solo a metà della storia originale, lasciandoci intendere (e per alcuni sperare) che ci sarà un secondo capitolo.
Tre ore che però per molti al cinema sono state lunghe, lente e noiose. Perché se da un lato il film di Lynch è stato considerato troppo compresso e caotico, il film di Villeneuve secondo molti è eccessivamente lungo e diluito. Ma è proprio in queste considerazioni che si dividono, come sempre accade nei casi degli adattamenti cinematografici dei romanzi, due grandi categorie di spettatori: chi ha letto il libro e chi non lo ha letto.
“Dune” è un film grosso, un film eminente, un film dalle frequenze basse. Un film che, come una creatura dalle immense dimensioni, si muove in modo lento, quasi solenne, facendo tremare il pavimento sotto i nostri piedi. “Dune” è una storia dal sapore antico, una leggenda di duchi e baroni, di imperatori e sacerdotesse. Un’epopea che segue un ritmo naturalistico percepito, anche nel film, dal primo minuto fino all’ultimo fotogramma.
Se l’ostacolo della narrazione è stato facilmente superato dividendo la storia in due capitoli, la rappresentazione visiva di questo mondo era un’altra sfida da affrontare. L’universo raccontato nelle pagine scritte da Herbert è stato riprodotto in modo impeccabile. Le immagini, i colori, le forme descritte nel romanzo prendono vita e diventano una parte imponente del film stesso. L’estetica del film, facilmente riconoscibile, è la stessa che ci ha già accompagnato in “Blade Runner 2049” e “Arrival”.
Villeneuve rappresenta la fantascienza in modo imponente e minimalista: un enorme monolite in mezzo a un deserto accompagnato da suoni misteriosi e sconosciuti che travolgono lo spettatore. Questa formula, già collaudata dai due film precedenti, si sposa benissimo con l’estetica del romanzo. Nel corso della storia ritroviamo la stessa atmosfera che si respira tra le pagine della storia. Il mondo di “Dune” è veramente grande: percepiamo il pianeta come tale, senza scivolare nel pigro accorciamento delle distanze come spesso succede nel film di genere (basti pensare all’iperspazio di Guerre Stellari diventato quasi una metropolitana degli ultimi capitoli della saga). È proprio questa rappresentazione in scala che, per molti spettatori “vergini”, causa un ritmo lento nella narrazione. Un ritmo che però i veterani del romanzo riconoscono e apprezzano come se riconoscessero un ambiente a loro familiare.
In conclusione
In conclusione, le critiche mosse al regista per un film troppo lento e noioso, inutilmente diluito e poco familiare sono in realtà la prova del buon lavoro di Villeneuve, che ha ricreato in modo impeccabile l’atmosfera del mondo di “Dune”, un mondo imponente e solenne che si conoscee apprezza col tempo. Per chi non ha letto il libro questo potrà sembrare un film deludente. Ma per chi in questo universo è già entrato il film creato da Villeneuve è una rivelazione. La pellicola accende una luce su un mondo che al buio ci è stato decritto in ogni suo particolare, un mondo che abbiamo sognato in maniera così vivida da sembrarci reale; e vedere questo mondo finalmente in tutta la sua immensità è come tornare in un luogo che abbiamo già conosciuto e amato tanto tempo fa.
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