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Prime Video Film

Safari. Un film documentario di Seidl e Franz

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Aveva già destato l’attenzione del pubblico e della critica nel 2016, quando era stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, un clamore ancora maggiore lo ha ottenuto solo l’anno successivo dopo la sua uscita al cinema, alla fine del 2017. Parliamo di “Safari”, il documentario di Ulrich Seidl e Veronika Franz, definito dagli stessi sceneggiatori una nuda e cruda rappresentazione della realtà. È proprio questo aspetto ad aver decretato il successo del film documentario o, come alcuni sostengono, il fatto che in “Safari” si parli di Africa in modo piuttosto realistico rispetto alle modalità cui il pubblico è abituato.

Di cosa parla “Safari”, il documentario sulla caccia

“Safari” è un documentario che riprende e registra scene di battute di caccia ad opera di turisti bianchi; si discute di economia, di politica, del rapporto dei bianchi con l’Africa e, soprattutto, di caccia. Come nella maggior parte dei documentari sull’Africa, in “Safari” lo spettatore ha modo di osservare tutti quelli che sono gli animali tipici del continente. Ciò che cambia è che lo spettatore ha modo di vedere nello specifico. Di solito, infatti, ciò che si vede nei documentari è lo stile di vita di questi animali in natura. Anche quando si parla di safari si è più che altro abituati a pensare a una spedizione di tipo turistico piuttosto che di caccia.

Anche nei prodotti ispirati all’Africa, come il gioco del casinò online Betway “African Quest”, si ha modo di osservare solo il lato positivo dei safari. O ancora, film come “Safari Express” del 1976, in cui il continente africano fa da sfondo alle avventure del protagonista John Baxter alle prese con le vicissitudini di Miriam, una donna che ha perso la memoria. In “Safari” di Seidl e Franz, però, non è affatto così, perché ciò su cui si concentra il documentario una parte della realtà, e il tema della caccia.

Le impressioni della critica

Il documentario “Safari” ha avuto un impatto molto positivo sulla critica, che lo ha definito uno dei prodotti migliori nel panorama documentaristico odierno. A stupire i critici non è stato tanto il messaggio lanciato dal documentario, ma il modo in cui è stato trasmesso e le modalità in cui sono rappresentati i protagonisti del film. I cacciatori sono ripresi nelle loro azioni quotidiane e nelle loro riflessioni, in modo tale da far comprendere allo spettatore quanto poco si rendano conto di ciò che fanno. Seidl si serve anche del contrasto fisico tra animali e cacciatori. Ad accentuare ancor di più questo contrasto le spiegazioni dei cacciatori, che tentano di trasmettere al pubblico tutti i motivi per cui loro si dichiarano a sostegno della caccia.

C’è, infine, una forte correlazione con il colonialismo, come messo in evidenza dal giornalista e critico cinematografico Luigi Locatelli: nonostante gli anni passati, i bianchi dimostrano molto spesso di essere gli stessi predatori del passato, pronti a sopraffare e a depredare.

I Temi

I temi trattati in “Safari” sono temi ancora attuali, che spesso rischiano di essere trattati in modo semplicistico o con una dose eccessiva di moralismo. Il modo più efficace per affrontarli è proprio quello adottato da Seidl e Franz, che hanno scelto di far parlare le immagini. È questo, con molta probabilità, il motivo per cui la critica lo ha apprezzato così tanto; anche se, come riportato in una recensione di Sentieri Selvaggi, non è stato così per tutti.

Come molti documentari, anche “Safari” ha lo scopo di denunciare il tipo di comportamento da parte di noi umani: il fatto che riesca a farlo riprendendo il loro comportamento e diffondendo le loro parole è ancor più sorprendente.

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