C’mon C’mon è un film di Mike Mills, in concorso alla Festa del Cinema di Roma. Una storia di amore tra zio e nipote, intensa ma non struggente, con un ottimo Joaquin Phoenix. L’opera è prodotta da A24 e distribuita da Notorious Pictures; il lancio mondiale sarà il 19 novembre 2021.
La trama di C’mon C’mon
Johnny (Joaquin Phoenix), giornalista radiofonico, viaggia attraverso le città statunitensi per intervistare i bambini a proposito dei loro sentimenti sul futuro. A seguito della morte della madre, dopo una lunga malattia, i rapporti con la sorella Viv (Gaby Hoffmann) si sono incrinati fino a sospendersi. Quando il marito di lei, Paul (Scoot McNairy), torna ad accusare disturbi mentali, Viv chiede al fratello di prendersi cura del figlio Jesse (Woody Norman). John si trasferisce così a Los Angeles mentre la sorella lascia la città per raggiungere il consorte. Il bambino è molto intelligente, eccentrico e richiede molto impegno da parte dello zio; ama giochi insoliti, come fingere di essere un orfano o parlare da adulto. Johnny e Viv si sentono quotidianamente al telefono e, lentamente, sembrano riallacciare il loro rapporto. Nel frattempo Jesse chiede notizie del padre e comincia a essere impaziente. Johnny deve proseguire le sue interviste in giro per il Nordamerica e decide di portare il nipote con sé, prima a New York e poi a New Orleans. Il loro rapporto diventa via via più intenso, tra attimi di tensione e momenti di grande complicità. Johnny, giorno dopo giorno, accudendo Jesse, sembra scoprire qualcos’altro di sé.
– Perché devi essere sempre così eccentrico?
– Perché a me piace.
– Perché non possiamo fare qualcosa di normale?
– Cosa è normale?
– Ok, ottima domanda.
Johnny e Jesse
Un’avventura emotiva che, d’improvviso, commuove
C’mon C’mon è un bel film, toccante, ben costruito. La scelta del tenue bianconero non è chiara, sembra un tocco artistico superfluo, in un’opera già densa per sensibilità e psicologia. La sceneggiatura è articolata su tre categorie narrative principali: il rapporto tra John e Jesse, la solitudine del primo, le telefonate con la sorella; si aggiunge la ricostruzione della malattia della madre anziana che sottintende, senza svelarla, la ragione della tensione tra fratello e sorella.
Il carattere di Johnny è perfettamente reso dall’interpretazione di Phoenix, dalla tenera amarezza che lo ha già contraddistinto, in particolare, in Her di Spike Jones (2013). Lui e Woody sono un ottimo duo attoriale. Il crescendo del rapporto richiama la complicità di Dustin Hoffman-Justin Henry in Kramer vs. Kramer (Robert Benton, 1979), al netto della drammaticità del film più antico. L’attrice che interpreta Viv è molto brava; nella maggior parte delle scene recita da sola, parlando al telefono, concentrando così tutta l’intensità del suo personaggio.
Una regia in grado di rappresentare la fragilità degli adulti
Nel film di Mills, lo schema dei campi-controcampi inquadra una dialettica originale tra i due protagonisti, e incornicia il carattere adulto del personaggio di Jesse. Tra zio e nipote, per sistema d’inquadrature, intensità e qualità recitativa, c’è un confronto tra due adulti. Il bambino non trasmette l’irritazione di cui parla la madre («… a volte è un inferno»), ma la sua sagacità provoca puntuali risate in sala. C’è un’ironia che si fa morbidamente beffa del mondo adulto, delle sue insicurezze e di quanto sia difficile essere sinceri con gli altri. Johnny, di fronte al nipote, infine, getta via la maschera e, sotto la guida della sorella ritrovata, confessa e accetta la propria fragilità; Jesse, d’altro canto, con l’aiuto dello zio, riesce a decifrare il proprio estro, a svelare la chiave della sua solitudine. «Siamo simili, tu e io» dice Johnny al bambino e, così facendo, lo protegge da sé stesso.
Il regista traccia alcuni punti di riferimento, indicando i titoli delle opere lette da Johnny, una sorta di breve bibliografia pedagogica per adulti (Jacqueline Rose, Claire A. Nivola e altri); le interviste ai bambini, invece, le loro visioni sul futuro, sono il controcanto del mondo dei grandi. La sceneggiatura di Mills, prendendo in prestito il pensiero dei giovanissimi, ha la capacità di smontare le trappole mentali degli adulti, di trasformare la loro disillusione in nuova consapevolezza.
Mike Mills è un regista diligente con i sentimenti. Molte sequenze hanno la stessa delicatezza del suo I Am Easy to Find, il corto tratto dall’omonimo album dei The National (i gemelli Dessner, componenti della band, hanno firmato alcune canzoni). Il film, fin dalle prime scene, innesca un’emozione sfumata che, durante l’epilogo, esplode in commozione.
Il regista, Mike Mills.
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