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‘The Manor’ la terza età nel nuovo horror della Blumhouse

Un horror senile elegante ma innocuo

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Ultimo film del ciclo Welcome to the Blumhouse, disponibile su Prime Video anche The Manor della regista e attrice Axelle Carolyn. Horror classico con Barbara Hershey, interessante nelle premesse ma senza particolari guizzi inventivi.

The Manor: Trama

Judith (Hershey) è una donna di settant’anni vivace e in salute, con una figlia e un nipote a cui è molto legata. In seguito a un ictus però decide di farsi ricoverare in una casa di riposo, lontana dallo sguardo apprensivo dei suoi famigliari. Ma nell’apparente quiete di quell’elegante edificio qualcuno o qualcosa si aggira di notte, turbando il sonno e minacciando la vita dei suoi ospiti. Judith, sfidando lo scetticismo generale, incomincia a indagare.

Vivere ai margini

Black as Night, Madres, Bingo Hell. Non c’è dubbio che ruoti attorno a minoranze e a emarginati l’ultima infornata di horror targata Blumhouse. Storie con al centro comunità disgregate, gentrificazione, immigrati e sì, anche anziani col vizio del gioco. Naturale allora che anche un film come The Manor, scritto e diretto da Axelle Carolyn, trovi all’interno di questa nuova onda la sua naturale collocazione. Ma se i protagonisti attempati di Bingo Hell erano alle prese con una bizzarra horror comedy, è un immaginario del tutto differente quello del film con la veterana Barbara Hershey. Un immaginario che parte da una casa di riposo e si addentra nei più classici luoghi comuni del genere, tra realtà e paranoia.

Allucinazione e realtà

Da follia a demenza senile il passo, del resto, è breve in questo film dove l’incubo prende presto il sopravvento. Quanto basta comunque per far entrare a pieno titolo The Manor in quel filone manicomiale che, da Caligari in poi, è diventato un vero e proprio sottogenere. Se da una parte infatti le morti in una casa di riposo per mano, forse, di una misteriosa creatura, richiamano direttamente il Lansdale di Bubba Oh-Tep (e, a tratti, persino Doctor Sleep) è innegabile ci sia dell’altro. Dal The Ward di John Carpenter (in una tv si intravede il suo Body Bags) andando a ritroso fino a Il corridoio della paura, sono tanti infatti i riferimenti presenti nel film in cui è proprio l’ambiguità tra realtà e sua allucinazione a far scaturire l’orrore.

Crones

Un horror riuscito a metà

In questa ambiguità si colloca The Manor. Un horror decisamente classico che con la sua confezione elegante, le sue atmosfere inquietanti e il suo ritmo ben calibrato non sfigurerebbe a fianco dei suoi predecessori, non fosse per l’ingenuità con cui decide di sbrogliare il filo della matassa fino a quel momento sapientemente costruita. Il risultato è un film che, se mette intelligentemente sul tavolo temi (il terrore di invecchiare nella società contemporanea) e premesse non scontati, non è poi capace di trovare una soluzione alla loro altezza. Tra misteriosi spiriti e riti pagani The Manor smarrisce così la sua strada, restando un film sospeso a metà, disorientato come i suoi personaggi in cerca di risposte e di una nuova giovinezza.

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