La regista è diventata famosa in tutto il mondo per l’apprezzatissimo film Ritratto della giovane in fiamme, senza dubbio uno dei titoli più belli del 2019. La pellicola vede come protagoniste le giovanissime Joséphine e Gabrielle Sanz, Nina Meurisse, Stéphane Varupenne e Margot Abascal. La nuova opera della Sciamma è un piccolo grande film che nei suoi 73 minuti di durata saprà stupire e farà riflettere ed emozionare.
Il film é uscito al cinema il 21 ottobre per un periodo limitato. Ora é rilasciato ufficialmente sulla piattaforma MUBI .
La trama di Petite maman
Nelly è una bambina di otto anni che ha appena perso la nonna. A seguito del tragico evento passa qualche giorno nella casa di campagna dove è cresciuta la madre, Marion. Girovagando nel bosco attorno alla casa si imbatte per caso in un’altra bambina, di nome Marion. Nelly stringe con lei un rapporto intenso e speciale.
Petite maman: un viaggio nel difficile periodo dell’infanzia
Qualche anno fa ebbi un illuminante dialogo con mia mamma, una maestra delle scuole elementari. Si parlava di preoccupazioni, di responsabilità, di smarrimento. Con ingenua sicurezza le confessai “A volte mi sembra di non aver vissuto a pieno gli anni più spensierati dell’infanzia…”. Venni subito interrotto, e quello che mi disse mi risuonò come una rivelazione. “L’infanzia è tutt’altro che spensierata. I bambini sono inquieti, cominciano a interfacciarsi con grandi dinamiche umane come i litigi, i lutti, la morte e se ne interessano. Vengono messi davanti a delle situazioni irreversibili e inevitabili e questo li fa riflettere e turbare”.
Vedendo questo splendido film non si può fare a meno di pensare a quella frase, a quel confronto. Il film cattura esattamente il momento in cui i bambini cominciano a capire come funziona il ciclo della vita. Si interfacciano con le altre persone con una consapevolezza diversa e iniziano a intuire che si possono maturare con loro legami profondi. Imparano anche a mettersi nei panni dell’altro, nel tentativo di capirlo, di essere solidali ed empatici. Attraverso il gioco che tutti abbiamo fatto da piccoli di travestirci e inscenare storielle, infatti, involontariamente sperimentano sulla pelle cosa significhi mettersi letteralmente “nelle vesti di un altro”, in modo tale da capire davvero come entrare in sintonia.
Questo percorso di crescita viene raccontato dalla Sciamma in maniera raffinata e mai banale, lasciando anzi che siano proprio le bambine stesse a maturare quello che recitano, in una sorta di processo meta cinematografico dove le attrici imparano dal ruolo che interpretano, peraltro quasi identico alla realtà. È quindi bellissimo vedere come i due livelli, la realtà e la rappresentazione, si sovrappongano nella percezione delle bambine, che compiono un percorso di crescita dentro e fuori il film.
Lo sguardo come motore del film
Fin dalle prime inquadrature fa quasi impressione vedere quanta differenza ci sia nello sguardo di Nelly rispetto a Marion. Gli occhi di Nelly sono pieni di vita, luminosi, vispi, curiosi. Gli occhi della madre sono invece vitrei, spenti, privi del bagliore che invece riempie lo sguardo vivace della bambina. La regia della Sciamma si concentra spesso sugli occhi dei suoi personaggi per catturarne le emozioni più profonde e nascoste persino a loro stessi. La profonda differenza nello sguardo segna, dal punto di vista simbolico, una distanza tra l’infanzia e l’età adulta altrettanto profonda. Ed è ancora più significativo, grazie a questo, il fatto che nelle bambine comincino a maturare riflessioni in un certo senso mature e adulte. Il tutto però senza rinunciare alla magia dell’età infantile.
Un profondo viaggio nella memoria
Il film amplia la riflessione della Sciamma sul cambiamento e l’evoluzione dell’identità, in particolare quella femminile, appunto. Riflessione che è iniziata in maniera lucida e efficace nel bellissimo esordio Naissance des pieuvres e ha legato tutta la produzione della brillante regista. In Petite maman viene introdotto il corposo tema della memoria, riflettendo su come sia percepito in maniera diversa in adulti e bambini. La memoria, e più in generale il ricordo scaturito da luoghi e oggetti, può causare nell’adulto nostalgia, dolore e talvolta allontanamento. Un bambino, invece, che non ha piena coscienza del proprio breve vissuto, viene affascinato da racconti e storie degli adulti. Ciò lo conduce a crearsi un suo bagaglio, fantasticando sui racconti che sente e che fa suoi.
Il viaggio di Nelly nella memoria in questo caso è tangibile, magico e allo stesso tempo realistico. La Sciamma lascia ampio spazio allo spettatore di rielaborare la storia e attribuirle una propria visione, plasmandola come meglio crede. La memoria viene stimolata attraverso i cinque sensi e ogni cosa, dal momento in cui la sua storia viene raccontata, diventa condivisa, oltre a farsi occasione per consolidare legami familiari: la capanna di rami e foglie, uno dei simboli dell’infanzia di Marion, lega le due bambine, aiuta Nelly a conoscere la storia della madre e a stabilire un legame più profondo con lei.
Una simbolica scelta di casting
Non è un caso che la Sciamma abbia scelto di far interpretare le due bambine protagoniste a due gemelle, uguali ma diverse. Joséphine e Gabrielle Sanz sono straordinarie e regalano una prova che si fatica a definire attoriale. L’impressione è che le bambine stiano vivendo nella storia e non la stiano interpretando, regalando uno stupore fisico ed emotivo, naturale e istintivo, rendendo il film un documento sull’infanzia ancora più prezioso e intenso di quanto già non sia.
Le bambine, inoltre, non hanno tratti somatici spiccatamente femminili. Ricordano quasi il giovane protagonista de Il ragazzo selvaggiodi Truffaut nell’essere ancora anime indomite e spontanee. Questa sottilissima scelta di casting marca in modo ancora più profondo la scelta di raccontare un percorso di formazione di una identità ancora indefinita, fluida. Già con Tomboy,Céline Sciamma aveva approfondito questo tema, che ora riprende in modo raffinato, ad arricchire il sottotesto del film.
Una regia da maestri che conferma il talento della Sciamma
Quando Nelly arriva nella casa d’infanzia della madre è tutto buio: solo la luce di una torcia aiuta la bambina a orientarsi all’interno dell’abitazione. La mattina, però, una luce calda e accogliente irradia le stanze della casa. È proprio da questa luce che vengono illuminati i personaggi, una luce che carezza i volti e ne esalta e valorizza le espressioni. La fotografia usa colori pastello morbidi e tenui che donano una delicatezza immensa a questo splendido racconto. La direzione degli attori, soprattutto delle bambine, è magistrale. Ci sono scene di tenera quotidianità dirette con una dolcezza e sensibilità uniche, lasciando trasparire il prezioso lavoro con Joséphine e Gabrielle.
Il sonoro del film è pregevole, impreziosito dalla canzone “La musique du futur” di Para One, storico collaboratore della Sciamma dai tempi dell’esordio alla regia. Il pezzo restituisce perfettamente le atmosfere magiche del film regalando, unito alle immagini, una delle sequenze più suggestive dell’intero film. Veramente da pelle d’oca.
Petite maman è un racconto meraviglioso sulla crescita, la definizione dell’identità e la memoria. Céline Sciamma dirige con maestria e sensibilità infinita due bambine che si incontrano, si scoprono e crescono insieme in un viaggio da cui usciranno arricchite e più mature. Un film da vedere assolutamente per le tematiche e i messaggi universali.
Qui sotto il trailer in italiano del film, anche se è consigliabile la versione sottotitolata. Sarebbe un peccato rinunciare in parte alla bravura delle bambine.
Petite maman
Anno: 2021
Durata: 73min
Distribuzione: Teodora Films, MUBI
Genere: Drammatico, formazione
Nazionalita: Francia
Regia: Céline Sciamma
Data di uscita: 21-October-2021
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