Diorama di Camilla Carè è un cortometraggio prodotto da Piroetta con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il contributo di Apulia Film Commission, presentato in anteprima mondiale ad Alice nella Città, sezione parallela della Festa del Cinema di Roma.
Diorama è una distopia neppure troppo improbabile, di una famiglia che affoga se stessa nel tentativo di combattere ciò da cui si sente fatalmente minacciata.
Diorama di Camilla Carè: la trama
La dimora isolata abitata da una famiglia composta dai genitori, due sorelle e un bebè, è afflitta da una invasione di formiche. Si intuisce che potrebbero essere ovunque, al punto da costringere tutti a un diffuso fanatismo per l’igiene e l’isolamento. Anche se la casa viene sigillata e i suoi abitanti s’affannano nel pulirsi, i piccoli esserini hanno la meglio, e inducono i propri cacciatori all’auto-annientamento.
L’ossessione di voler sfuggire a questo nemico minuscolo annichilisce gli adulti, mentre i bambini la vivono a metà tra il gioco e il metodico svolgimento di compiti assegnati. L’atmosfera in casa è totalmente asfissiante, e per le bimbe ciò che più assomiglia a un gioco è da una parte la caccia alle streghe e dall’altro il fare le mamme al fratellino quasi abbandonato. Nella pesantezza dei gesti che hanno perso la naturalezza, e la deformazione di relazioni che dovrebbero essere prossime, il fumo avvolge in via definitiva i locali e la mente.
La famiglia dei cinque è sì il diorama di una società ormai assillata dai nemici microscopici, che ha reso il distanziamento sociale e le manie di igiene estreme una normalità non naturale. Camilla Carè riassume l’implosione in questo micromondo dove gli adulti perdono la connessione con il loro piccolo, la vita che cresce, affogati nella fobia dell’invasione animale. L’isolamento è il primo passo verso il vuoto dell’anima.

Un cast notevole
Tania Garribba è la madre nervosamente materna: David di Donatello sul film di Rovere Il Primo Re, qui mantiene lo sguardo basso e sfugge all’obiettivo. Ma anche senza primi piani facili, il suo corpo emana inquietudine e nervosa ossessione. Al suo fianco, padre altrettanto fobico, l’attore Francesco Villano.
Inconfondibile la firma di Daniele Ciprì alla direzione alla fotografia: il suo contributo aiuta a siglare l’opera prima di questa regista quale produzione sospesa, in cui l’ossessionante dimensione psicologica si amplifica nell’ambientazione surreale, candida, asettica.