Il migliore. Marco Pantani di Paolo Santolini è disponibile in streaming a noleggio su Apple TV+.
Il film è un documentario sulla vita dello sfortunato campione ciclista, nato a Cesenatico e morto in circostanze non ancora chiarite a soli trentaquattro anni.
Il migliore “Il primo, vero film su Marco Pantani”
Il film di Santolini, che la madre di Pantani Tonina ha definito: “Il primo vero film su Marco”, racconta con toni estremamente teneri e affettuosi la vita del campione. Ne evidenzia da un lato la tenacia che gli ha consentito di primeggiare nello sport che amava. Dall’altro, la fragilità che, dopo la squalifica al Giro d’Italia del 1999, lo ha sprofondato in uno stato depressivo dal quale non ha più saputo risollevarsi.
Il regista – romagnolo come Pantani – utilizza materiale inedito generosamente messo a disposizione dalla Fondazione che porta il nome del campione e intervista i familiari, l’allenatore degli esordi da dilettante e, soprattutto, gli amici più cari.
Ne deriva così un racconto che travalica la figura del Pantani pubblico. Quello che, con i suoi scatti in salita e le sue vittorie incredibili, ha fatto innamorare tutti gli appassionati di ciclismo.
Un film che mette in risalto la parte più intima e privata del campione
Il migliore. Marco Pantani non è un film di inchiesta come, al contrario, voleva essere Il Caso Pantani – L’Omicidio di un Campione, fiction di Domenico Ciolfi, uscito lo scorso anno.
Piuttosto, il racconto di Santolini scava nel profondo di questo ragazzo, regalandone un ritratto intimo e vero. Reso ancor più tenero dalla commozione che, in più di una occasione, coglie gli intervistati mentre lo ricordano.
Il taglio dato al film dal regista va così, volutamente, a penalizzare il lato pubblico di Marco Pantani. Certo, ci sono le immagini di repertorio. Le mitiche vittorie al Giro d’Italia, i trionfi al Tour de France, accompagnati dalla indimenticabile voce di Adriano De Zan, il telecronista ufficiale della Rai per le corse ciclistiche.
Non mancano, ovviamente, le drammatiche immagini della tappa di Madonna di Campiglio, con Pantani in Maglia rosa che viene fermato per i valori dell’ematocrito nel sangue oltre i limiti consentiti dal regolamento. Un episodio per il quale il Pirata (soprannome con il quale era conosciuto il corridore) – che non venne mai trovato dopato – venne assolto in due processi dalla giustizia sportiva e che lasciarono in molti la convinzione che il ciclista fu vittima di un complotto.
Non mancano neppure stralci della bellissima intervista che Gianni Minà fece al campione, ferito nell’animo a pochi giorni dalla squalifica. E di questa intervista, colpiscono soprattutto gli occhi di Pantani. Occhi che mostrano uno sguardo spento che fa a pugni con il sorriso con cui si accomiata dall’intervistatore.
Ma è soffermandosi soprattutto sul Pantani privato nella sua Cesenatico, spesso immersa in paesaggi autunnali o invernali con la neve a ricoprirne la spiaggia o la nebbia ad avvolgerla, lasciando trapelare solo alcune ombre e l’insegna di un bar, che Paolo Santolini permette a tutti coloro che hanno amato Pantani e continuano a farlo, di scoprirlo e apprezzarlo sotto un altro punto di vista.
Una comunità di donne e uomini che, a quasi vent’anni dalla scomparsa, non riesce a parlare di lui al passato
Da Il Migliore. Marco Pantani emerge il ritratto di un uomo e di una comunità. Uomini e donne che hanno conosciuto Marco e continuano a essergli affettuosamente vicino tanto da non riuscire a parlare di lui al passato.
Perché è come se Pantani, nonostante i molti anni trascorsi dalla sua tragica scomparsa, fosse ancora presente nelle vite di tutti coloro che gli hanno voluto bene. Come se continuasse ancora “a volare sulla bici leggera”, come cantava Claudio Lolli, amato e mai dimenticato cantautore bolognese.