É stato realizzato con uno stile documentaristico che emoziona. L’opera prima del giovane e talentuoso regista elvetico riesce a rappresentare una commovente vicenda intima, rendendola Universale e Storica. Inoltre, il racconto della rivoluzione di Euromaidan, che inizialmente appare sullo sfondo e progressivamente acquista sempre più spazio, dà al film una connotazione europea tradizionale, ma soprattutto innovativa.
La trama
2013. Olga, una giovane ginnasta di quindici anni, è divisa tra la Svizzera, dove si sta allenando per il Campionato Europeo in preparazione delle Olimpiadi, e l’Ucraina, dove sua madre lavora come giornalista, occupandosi dei fatti di Euromadidan, le proteste scoppiate nell’ex regione dell’Unione Sovietica tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014.
L’inizio di Olga spiazza positivamente lo spettatore. Assistiamo alla discussione tra una madre, troppo impegnata con il suo lavoro, e una figlia adolescente, bisognosa di attenzioni.
Nonostante il rapporto madre-figlia sia il filo rosso che percorre l’intera opera, Olga è molto più di un film sugli scontri generazionali. La protagonista, infatti, è senz’altro un’adolescente, ma vive con coraggio e determinazione un’esperienza molto drammatica.
“ Nel 2015, stavo realizzando un documentario sulle orchestre del Conservatorio di Losanna e ho incontrato la violinista ucraina Iryna Tino e lei mi ha raccontato questa storia”.
Così il regista racconta la genesi del suo film. Ciò, però, non fa di Olga un lungometraggio che narra una vicenda davvero accaduta, ma un insieme di storie vere, sintetizzate in una sola, unica e universale.
Un film ambivalente
La giovane protagonista diventa una vera eroina, la rappresentate di un popolo. I personaggi che la circondano, invece, sono il simbolo dell’intero continente europeo.
Non si tratta solo di politica.
“Non è politica, è sport”.
Sono queste le parole che un vecchio allenatore di Olga rivolge alla giovane ginnasta, quando sceglie di allenare la squadra russa.
Il mondo dello sport è usato dal regista come un pretesto per raccontare una delle ultime guerre che ha ferito il cuore dell’Europa.
La vicenda è ambientata nel periodo antecedente all’invasione dell’esercito russo della Crimea e racconta, con immagini di archivio, la fase iniziale della crisi tra Russia e Ucraina.
Uno dei tanti meriti del film è quello di riuscire a esporre la posizione dei vari paesi sulla crisi scoppiata tra il 2013 e il 2014. C’è il popolo svizzero, rappresentato dai nonni paterni della giovane, che non comprendono i motivi della protesta degli Ucraini.
Ma soprattutto c’è la squadra di ginnastica elvetica, con tutte le sue contraddizioni sociali, culturali e linguistiche.
Elie Grappe riesce a rappresentarla al meglio. In Olga, infatti, si parla francese, italiano, tedesco, russo e persino surzik.
Tutto ciò che riguarda la varietà linguistica del film fa parte dello stile documentaristico usato dal regista, che riesce con disinvoltura a mescolare finzione e realtà.
Questa ambivalente natura di Olga, che si colloca con naturalezza a metà strada tra cinema di finzione e documentario, è riscontrabile anche in altre soluzioni adottate.
La giovane protagonista non è interpretata da un’attrice professionista, ma da una vera ginnasta: Anastasiya Budyashkina. Ciò, indubbiamente, arricchisce il registro documentaristico, ma, grazie al talento di Elie Grappe, riesce a rendere commovente l’intero film, con un finale sincero e poetico.
Olga
Anno: 2021
Distribuzione: Wanted
Regia: Elie Grappe
Data di uscita: 08-June-2023
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