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‘Nosotros Nunca Moriremos’, delicato film argentino sulla perdita e sul passaggio verso l’età adulta

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In programma al 5° Visionär Film Festival – Incontri con nuovi talenti,  il lungometraggio Nosotros Nunca Moriremos (We Will Never Die) é diretto dal regista argentino Eduardo Crespo.

Un film che affronta, in maniera assai delicata e intima, il dolore di una perdita. Nel caso specifico quella di un figlio e di un fratello.

‘Nosotros Nunca Moriremos’: la trama

In una stazione di polizia presso un villaggio della provincia argentina di Entre Rios, una madre (Romina Escobar) riceve gli effetti personali del figlio di ventidue anni morto in circostanze misteriose, il cui corpo è stato ritrovato per caso nei campi da un uomo a cavallo.

La donna, in questo suo triste viaggio, è accompagnata dal figlio più piccolo (Rodrigo Santana) il quale, di fronte alla perdita del fratello, inizia a porsi domande sul senso della morte e sulla vita eterna.

Film sul dolore e sulla perdita ma, soprattutto, un viaggio di crescita e di passaggio verso l’età adulta

In Nosotros Nunca Moriremos il regista argentino affronta con un ritmo dolce e tranquillo un tema da sempre caro al cinema: quello della perdita e della difficoltà a elaborare un lutto pesante, come è quello della perdita di un figlio e di un fratello.

In questa sua opera così minimale, ma non per questo meno significativa, Crespo utilizza la macchina da presa come un occhio che osserva gli eventi da una certa distanza. Lo fa in maniera assai pudica, spesso con inquadrature fisse che danno ancor più il senso del dolore che emerge nei protagonisti. In un percorso di sofferenza che va dal momento della consegna degli effetti personali del morto sino alla sepoltura nel piccolo cimitero del villaggio.

Una morte inspiegabile e, proprio per questo, ancora più difficile da accettare da parte dei familiari. Soprattutto per il giovane fratello il quale inizia a porsi domande che vanno oltre la facile comprensione umana. Qual è il senso della morte? Esiste una vita eterna?

Proprio per questo suo domandare e domandarsi cosa succede ai nostri cari nel momento in cui la morte arriva, senza trovare, per altro, risposte soddisfacenti da parte della madre, se non frasi quali: “Suppongo che un giorno, quando saremo morti, incontreremo i nostri cari”, il ragazzo assurge lentamente a vero protagonista del film di Eduardo Crespo.

In un momento particolarmente delicato della sua esistenza, nei pochi giorni che trascorrono dal ritrovamento del corpo al funerale, fra adempimenti burocratici, ricordi e condoglianze, il giovane intraprende un processo di crescita interiore che segnerà definitivamente il suo passaggio dall’infanzia verso l’età adulta.

Saranno la tromba che suona il silenzio con note che lacerano la quiete del piccolo cimitero e un volo di piccioni liberati verso il cielo, a fargli comprendere che l’esistenza conosciuta sino ad allora è, ormai, definitivamente dietro le spalle. Di fronte a lui se ne aprirà un’altra. Sicuramente più complessa, che probabilmente non gli lesinerà dolori, ma che sarà necessario intraprendere per continuare a vivere.

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