Sbarca su Netflix un nuovo thriller che si colloca nel filone home invasion. Si tratta di Intrusion, diretto da Adam Salky su sceneggiatura di Kevin Pierce. Il film è disponibile sulla piattaforma streaming dal 22 settembre 2021.
La vicenda vede protagonista una coppia. La loro felice routine viene, purtroppo, spezzata da un’effrazione nella loro nuova casa dei sogni. A caratterizzare Intrusion è, quindi, una buona dose di tensione. Tuttavia, nella pellicola non spicca mai quel salto che potrebbe farne un thriller di successo.
La trama di Intrusion
Una sera, due sposini, una psicanalista di nome Meera, interpretata da Freida Pinto, e un architetto di nome Henry, interpretato da Logan Marshall-Green, stanno tornando a casa. La dimora nella quale abitano è incantevole, progettata da Henry stesso, e si trova nel bel mezzo del deserto. Ma, una volta rincasati, scoprono che qualcuno vi si è introdotto, mettendo a soqquadro il soggiorno e lo studio. Dopo qualche giorno, i ladri entrano di nuovo ma questa volta trovano i padroni di casa. In questa occasione, Henryuccide due dei tre malviventi.
Da qui, Meera entra in un tunnel di confusione mentre cerca di fare luce su ciò che è successo. La sua incertezza viene alimentata dalla mancata reazione emotiva del marito dopo il duplice omicidio. E un altro campanello d’allarme risuona nella sua testa quando la polizia comunica loro che i malviventi erano i familiari di una ragazzina scomparsa da più di un mese nella piccola cittadina in cui si erano da poco trasferiti.
Intrusione senza colpi di scena?
In Intrusion, come suggerisce già il titolo, qualcuno si è insinuato nelle stanze della casa, vera protagonista del film. Tuttavia, l’intrusione nell’abitazione è più subdola e strisciante di quel che appare. Di chi ci si può fidare? Chi sta raccontando la verità e chi invece nasconde qualcosa di terribile? I personaggi sono davvero chi dicono di essere? Sono questi i dubbi che il film vuole e riesce a insinuare nello spettatore.
La pellicola di Adam Salky fa, quindi, suo il gioco delle identità nascoste, tipico di larga parte della cinematografia thriller. Nel farlo si impegna anche costruendo una base di apparenza alla quale si potrebbe anche credere, grazie alla lentezza iniziale che caratterizza almeno la prima metà del film. Una lentezza che, però, non funziona. A un certo momento, l’unica speranza che ha lo spettatore è di arrivare velocemente ad una conclusione, senza troppi giri di parole.
Tensione, ma non troppa
Intrusion si poggia su una base di cliché e prevedibilità che lo smontano poco a poco. Lo spettatore, non solo riesce a intuire cosa accadrà, ma in molti casi indovina le mosse successive senza alcuna sorpresa. Un personaggio nasconde chi è veramente, un’altra si improvvisa detective per caso compiendo innumerevoli errori. I colpi di scena, purtroppo, non stupiscono poi più di tanto. Anche se non manca la tensione.
Alcune sequenze comunicano un senso di angoscia crescente che rendono Intrusion in buona parte godibile. Si sente la suspense crescere soprattutto nei momenti in cui i malintenzionati si introducono in casa di Meera e Henry o anche quando si assiste alle investigazioni improvvisate di Meera.
Intrusionsi lascia semplicemente guardare, grazie anche a una regia che, tutto sommato, risulta piuttosto curata. Tutto finisce, però, una volta passati i titoli di coda e non ne rimane niente. È un thriller che non si impegna troppo, ma va a pescare soluzioni già rodate. Intrattiene per un’ora e trentadue minuti, ma non incita sicuramente ad una seconda visione.