Vent’anni è uno dei cortometraggi Pixar che, così come Nona, si inserisce all’interno della “collana” Sparkshorts. Disponibile su Disney+.
La trama di Vent’anni della Pixar
Il corto racconta, in una decina di minuti e in maniera “speciale” e delicata, la storia di Gia, una ragazza che, appena compiuti ventun anni, va con la sorella a festeggiare in un locale. Qui, però, si sente inadatta ad affrontare la vita adulta e per questo ci viene mostrata come l’insieme di tre tappe della sua vita. Quello che vediamo, cioè, sono tre Gie, quella di uno, dieci e sedici anni, che, una sopra l’altra, formano la Gia di 21 anni. Riusciranno le tre Gie a fondersi insieme e capire che crescere è inevitabile?
Crescere è importante e indispensabile
Il corto Pixar, Vent’anni, vuole far riflettere proprio sul tema della crescita. E su quanto i passaggi tra infanzia, adolescenza e vita adulta, seppur difficili e “faticosi”, siano inevitabile. Con tutte le paure e le insicurezze che si possono avere e che è normale avere, non si deve temere un percorso che è del tutto naturale. Così come Gia, tutti abbiamo (avuto) i nostri dubbi e i nostri interrogativi. Sul futuro, sul nuovo, sul mondo che ci circonda. E sono dubbi legittimi e necessari per arrivare al loro completo superamento.
Vent’anni della Pixar: una crescita non solo fisica
In una decina di minuti, la regista del corto, Aphton Corbin, fa riflettere non solo su una crescita fisica. Il fulcro della storia non è il fatto che Gia debba aggiungere un anno in più alla sua età. La riflessione più profonda è piuttosto sull’importanza di credere in sé stessi. Gia pensa di non poter sopravvivere a un’intera serata in un locale con la sorella e con altre persone “adulte” perché non si sente all’altezza. Per questo motivo si rinchiude in bagno, piangendo e disperandosi. Riflette su come agire e lo fa pensando di tornare a quando aveva dieci o sedici anni, a quando era più spensierata. Questo finché non capisce che a pensare di non essere adatta a una determinata situazione è solo e soltanto lei.
Tre momenti chiave
Nel corto Pixar, Vent’anni, non sono scelte a caso le tre età dietro le quali Gia si nasconde. Coperte da un ingombrante cappotto, ci sono, come detto, tre Gie, ognuna delle quali rappresenta una tappa fondamentale della vita. La più piccola, quella di un anno, è la metafora delle emozioni primarie che non si controllano. Laa bambina di dieci anni è, invece, quella che, per la maggior parte del corto, prende le redini della situazione. È lei che coordina movimenti e decisioni. Lei ci mette la faccia e lei dà le dritte alle altre. Perché rappresenta, in qualche modo, quel periodo della vita (un misto tra infanzia e pre-adolescenza) in cui chiunque è convinto di poter avere il mondo nelle proprie mani. Tutto è semplice, chiaro e nitido a dieci anni. Nella maggior parte dei casi, a quell’età, alla domanda «cosa vuoi fare da grande?» la risposta è immediata. Infine, la Gia di sedici anni, nel pieno dell’adolescenza, è quella nuovamente insicura, che vede tutto nero, costantemente in una fase di ribellione con il mondo intero, ma è anche quella dei primi amori. E, proprio per tutti questi motivi, nel corto, è colei che crea più scompiglio.
Lo stile dell’animazione per il corto Pixar Vent’anni
La regista, Aphton Corbin, per la realizzazione del suo cortometraggio, come da lei stessa dichiarato, è partita da un’esperienza personale. E da una domanda che si pone ad ogni suo compleanno:
Sarò maturata rispetto alla mia età?
Da qui si è sviluppato l’intero corto Pixar. Un corto che, a differenza di quelli più recenti, è realizzato con un’animazione in 2D e che, per certi versi, richiama gli anni ’70 e ’80. Tra le ambientazioni, gli abiti scelti e le “forme” dei personaggi. E forse è proprio questa scelta un po’ controcorrente a far apprezzare ancora di più il semplice, ma profondo, Vent’anni.