Prendete Tarantino, trapiantatelo in Marocco, riavvolgete il nastro fino all’inizio degli anni ’90 e dategli un budget piuttosto scarso: il risultato sarà qualcosa che somiglia abbastanza a questo Zanka Contact di Ismail El Iraki, già presentato nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia dell’anno scorso e ripreso dal SoundScreen Film Festival di Ravenna in concomitanza con la sua uscita nelle sale francesi.
Il film, co-prodotto dalla francese Barney Production, la marocchina Mont Fleuri Production e la belga Velvet Films, è distribuito dall’italiana True Colours, che si spera faccia uscire il film anche nel nostro paese.
Il secondo lungometraggio (dopo L’Emir) di El Iraki, nato a Casablanca nel 1983 e già studente di cinema e filosofia a Parigi, è ambientato proprio nella sua città natale: una città underground che l’occhio occidentale medio difficilmente si aspetta (locali rock, t-shirt dei Guns’n’Roses e dei Nirvana, tatuaggi di Jimi Hendrix e Brian Jones, alcool, prostituzione, droghe pesanti).
In effetti, l’autore di Zanka Contact ha dichiarato:
“Tarantino è nato a Casablanca, anche se forse non lo sa”.
Casablanca brucia
Larsen Snake (nome d’arte di Lahrine, interpretato da Ahmed Hammoud) è figlio degli anni ’80, periodo in cui la cultura pop occidentale sembra aver avuto una diffusione di massa in grandi città come Casablanca, ed è un ex rock star quarantenne che se ne torna in città da Londra (verosimilmente) soltanto con una chitarra Gibson rivestita in pelle di serpente e una dipendenza dall’eroina. Nisrine (nome d’arte di Rajae, interpretata da Khansa Batma, star della musica marocchina) è una giovane prostituta che riesce ancora a praticare l’arte del distacco (complici bacco & tabacco) dalla sua brutale realtà quotidiana.
Li unisce il fatto di aver subìto entrambi un trauma legato alla tradizionale cultura patriarcale, ma anche l’istanza di libertà che entrambi individuano nella musica.
Quest’ultima, infatti, non è certo un elemento secondario del film, visto che è proprio ciò che lo ha fatto approdare sullo schermo ravennate: è elemento di rottura, di emancipazione, che affiora qua e là da questa Casablanca sotterranea dove niente è come dovrebbe essere, vettore di autoaffermazione che può spostare le montagne dei dogmi di una società arcaica. Per chi ama la musica (il rock’n’roll sostanzialmente, ma non solo), c’è sempre una possibilità di redenzione.
Sbirri, puttane & rockers
“I marocchini sanno fare solo due cose: le puttane e gli sbirri”.
Così recita un personaggio centrale del film, citando quello che deve essere un proverbio: successivamente, un altro personaggio dirà chiaramente che la prima alternativa è preferibile.
Iraki sembra, invece, volerci dire che una terza via è percorribile: si può essere rockers.
Ma il bello di Zanka Contact(che significa qualcosa come “lotta da strada”) è che tutto questo viene raccontato con un tono – come si diceva – da commedia tarantiniana, evitando peraltro i picchi di grottesco e di violenza esibita del regista di Django Unchained, citato esplicitamente verso il finale (o è stato citato Corbucci? Poco cambia), quando la trama si è ormai fatta epica e vira decisamente al western.
Forse non tutto è riuscito alla perfezione in questo film, che riesce comunque ad essere divertente e drammatico allo stesso tempo: ma se dovessimo scommettere, diremmo che di Iraki si sentirà ancora parlare.
Menzione obbligata al carisma maudit e alla morbida sensualità di Khansa Batma, il cui premio come migliore attrice ad Orizzonti 2020 ci sembra del tutto motivato.
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