Presentato in anteprima nazionale al Bif&st, The Last Bus di Gillies MacKinnon racconta di un viaggio attraverso il Regno Unito, alla ricerca di un tempo perduto, con Timothy Spall. Il film è in sala da 25 gennaio distribuito da Trent Film.
The Last Bus: un nostalgico road movie all’inglese
Un uomo anziano, pieno di acciacchi, parte per un’eroica avventura in un bus; l’ultima fermata è Land’s End, meta dal nome evocativo che racchiude il senso di un’intera esistenza.
“Il viaggio è più importante della meta”: con questa frase, l’attore londinese Timothy Spall presenta al Bif&st, una storia dolceamara che lo vede protagonista assoluto.
La nostalgia è il fil rouge che attraversa tutta la narrazione filmica e collega le varie tappe di The Last Bus, un road movie insolito che esplora una vasta gamma di sentimenti e tematiche: l’amore, il lutto, la caducità della vita e del corpo, l’indifferenza e l’empatia ma anche e, soprattutto, la memoria.
Tom, personaggio chiave del film, più che un luogo fisico, ricerca un tempo perduto, attimi congelati negli anni e nei ricordi. Territori dell’anima persi tra i vasti e grigi paesaggi del Regno Unito, dalla Scozia alla Cornovaglia.
Il suo è un viaggio di risveglio e di consapevolezza, di dolore e di speranza.
Tom è un uomo ordinario con un fardello pesante alle spalle che compie un improbabile gesto eroico, animato solo dal suo desiderio di riappropriarsi di quella vita che gli sta scivolando via dalle mani.
Un estenuante viaggio su decine di bus, attraverso città mai dimenticate, tra l’indifferenza di un mondo che non è più quello che Tom ha vissuto in gioventù ma che, tuttavia, a tratti, si illumina di barlumi di umanità ed empatia.
The Last Bus: un viaggio nella memoria
Il personaggio interpretato da Spall ha molti anni più di lui, circa novanta; trascina con sé un corpo malridotto e fragile, sostenuto solamente da uno spirito forte e dal desiderio vivo di tener fede a una promessa.
Tom è un sopravvissuto, un uomo solo che ha fronteggiato la perdita prematura della sua bambina e di sua moglie; negli occhi il vuoto incolmabile, creato da quelle mancanze, lascia spazio a timidi bagliori, quando il ricordo riaffiora in un bar frequentato decenni prima o in una camera d’hotel dove, da ragazzo, ha scoperto l’amore.
Il viaggio dell’anziano signore che porta sempre con sé una misteriosa valigetta (come l’orso Paddington – fa notare un passeggero sul bus) è insieme un epilogo e una rinascita.
L’uomo, chiuso da tempo nel silenzio e nel dolore, si apre pian piano al mondo che, a sua volta, appare sempre meno ostile e più comprensivo nei suoi confronti.
Nonostante l’anziano diventi un personaggio popolare, immortalato sulle storie social dei vari passeggeri incontrati sui bus, i suoi veri compagni di viaggio restano i fantasmi e i tasselli di una vita che, a poco a poco, si ricongiungono.
Il regista scozzese Gillies MacKinnon propone un’opera toccante, intrisa di poesia, romanticismo e tenerezza, sorretta da un’interpretazione magistrale di Timothy Spall che ci fa sorridere e commuovere, ci conduce per mano, con il suo bastone e la sua valigia démodé, fino al punto più estremo della Cornovaglia, dove la sua giovinezza perduta rifiorisce per l’ultima volta e i suoi passi, non più veloci, rincorrono, su un suggestivo promontorio, il miraggio di una felicità passata.