Un posto al sole, la prima soap italiana in assoluto della Rai, e la più longeva, compie venticinque anni questo mese di ottobre. Insieme a lei, nel tempo, i telespettatori sono cresciuti e invecchiati; gli attori, anche loro, sono cresciuti e invecchiati con i telespettatori. Mentre la serie trova sempre nuovi appassionati, e quelli del passato raramente l’abbandonano.
Il cast di Un posto al sole sulla terrazza
Un posto al sole le trame
È quasi impossibile raccontare le vicende che si sono affollate in tempi così lunghi. Però l’ambientazione che le contiene dice moltissimo. Palazzo Palladini, a Napoli, è un grande edificio pretenzioso, a forma di castello, con tanto di torretta, affaccio sul mare di Posillipo e vista sul Vesuvio. Ci vivono famiglie normali, con storie normali, e straordinarie, costruite su intrecci sempre nuovi o rinnovati, a tenere desta l’attenzione.
Un posto al sole e le sue origini
Bisogna risalire a due decenni e mezzo fa, al primo episodio nell’ottobre del 1996. Com’è ingenuo, se confrontato con i gusti, le storie, le regie, le modalità narrative di adesso!
Alla morte del conte Giacomo Palladini, proprietario del palazzo, i suoi averi passano ai figli e ai nipoti; anche alla figlia naturale avuta con la sua governante. Anna Boschi è una ragazza semplice, che eredita la terrazza, tra tutti l’appartamento più prestigioso, con un terrazzo, appunto invidiabilissimo. Ma la nuora del conte, Federica (Ida Di Benedetto), non le renderà la vita facile. Egoista, arrivista e piena di pregiudizi, somiglia molto al figlio Alberto (Maurizio Aiello), perfido come lei, e ancora oggi presente nella soap: un’anima in pena che si aggira tra tentativi falliti di rivalsa e disastri esistenziali che si accumulano.
Gli interpreti di Un posto al sole, qualche anno fa
I venticinque anni iniziano dalla terrazza
Nella terrazza dunque Anna va a vivere con i suoi amici, costruendo il primo nucleo familiare (alternativo) di condomini non nobili, non ricchi, da cui iniziano i grovigli di Un posto al sole, che si dipanano solo perché ne nascano di nuovi. Gli intrighi della contessa daranno il via alle manovre oscure, le brutture e le piccinerie; mentre normalmente gli abitanti del palazzo sono animati dalle loro relazioni: amori, amicizie, parentele che si acquisiscono, vicinanze che si scelgono e che durano, in alcuni casi, tuttora.
Ci si ammala, si guarisce e si rinsavisce. Si litiga e ci si riappacifica. Tra i sentimenti di chi parte e chi rimane, di chi torna indietro e chi invece no, chi cova rancori antichi, chi guarda nostalgicamente al passato, chi è proiettato fiduciosamente verso il futuro.
Con Un posto al sole Il gusto di entrare nelle case della gente
Che importa se le case sono finte, e gli ambienti ricostruiti all’interno di uno studio! Purché le stanze siano sempre le stesse e se ne riconoscano i quadri, i soprammobili, le porte che danno verso l’esterno e quelle che immettono negli spazi inaccessibili, come le stanze da letto al piano di sopra nella casa di Serena (Miriam Candurro) e Filippo (Michelangelo Tommaso). La scala a chiocciola a suggere un mondo in più, rispetto a quello che viene raccontato.
Serena (Miriam Candurro) e Filippo (Michelangelo Tommaso): la coppia più coppia di “Un posto al sole”
Se pure l’intimità, quella vera, è preclusa, e noi ci fermiamo rispettosamente sulla soglia, viene narrato davvero molto dei personaggi e della loro vita. Fino ad ottenere quell’assoluta partecipazione che, come Gerardo (Renato Carpentieri) nell’episodio Le isole di Caro Diaro, scavalca il rifiuto snob per i prodotti dichiaratamente popolari. Un po’ ci si vergogna a dire che si segue Un posto al sole, ma superato l’imbarazzo iniziale, allora sì che possiamo lasciarci andare, tra simili, ai commenti più appassionati.
La complicità con un pubblico eterogeneo
Un posto al sole è appuntamento quotidiano, abitudine, assuefazione, per un pubblico sempre più eterogeneo, anche se, realisticamente, non è possibile che tutto accada tra le pareti di Palazzo Palladini. Alla stessa maniera però (scusate l’accostamento azzardato) non è possibile che tutto il dolore dell’uomo contemporaneo sia racchiuso nei Tre piani di Nanni Moretti e di Eshkol Nevo, o che così tanti omicidi avvengano nella Vigata di Montalbano, per stare su un prodotto Rai quasi altrettanto duraturo.
Nel caso di UPAS (sì, nel tempo si è guadagnato anche l’acronimo) che ha quasi raggiunto le seimila puntate, è più evidente il paradosso della serialità. Si deve alzare la posta, oltrepassare la logica, sospendere l’incredulità (come ci ricorda Gianlorenzo Franzì a proposito de La casa di carta). Senza perdere di vista la connivenza degli spettatori. Perché è grazie a questa intesa se alle nove meno un quarto di tutti i giorni feriali, si sintonizzano su Rai Tre e per una mezzoretta interrompono le loro attività, i loro pensieri.
Il mondo di fuori
Per questo, la scrittura è affidata a un folto gruppo di sceneggiatori, che riesce ad armonizzare le vicende private con le tematiche più scottanti dell’attualità. Il mondo di fuori entra negli appartamenti che conosciamo e, come nella vita reale, bisogna farci i conti. La violenza sulle donne e quella della camorra, i problemi dell’immigrazione, la crisi economica e tanti altri ancora. Senza compiacimento, bensì con una sorta di pudore, se pure si scelga di sostare a lungo su ognuno, perché l’intreccio non ne risenta. A volte però la durata si fa estenuante e lo scioglimento della tensione arriva al limite della stanchezza.
Il cast completo di Un posto al sole
Una soap politicamente corretta
Un posto al sole è politicamente corretto. Le lezioni morali vengono impartite apertamente, e il bene vince quasi sempre, ma i personaggi non ne escono mai del tutto appagati, perché, come nella vita, i dispiaceri non scivolano addosso. Anche quelli che hanno attraversato i decenni sempre uguali a loro stessi, ora, invecchiando, lasciano trasparire qualche fragilità, qualche ripensamento. Marina Giordano (Nina Soldano), con un passato senza scrupoli, da quando si è innamorata è una nonna affettuosa, una presenza addirittura rassicurante. E il cinico per eccellenza, Roberto Ferri (Riccardo Polizzi Carbonelli), anche lui, gioca agli indiani con la nipotina e mette gli affetti familiari al primo posto. Solo Alberto Palladini non è ancora cambiato, ma se ne avvertono i segnali ed è meglio che lo faccia in fretta, perché il suo Dammi un’altra possibilità non si può più sentire.
Marina Giordano (Nina Soldano) e Roberto Ferri (Riccardo Carbonelli): due volti storici di “Un posto al sole”
Segreti e bugie
Come in tutte le soap, Un posto al sole si costruisce su tanti segreti e tante bugie, ma qui le bugie hanno davvero le gambe troppo corte e i segreti si scoprono casualmente, dietro i cespugli o le porte, quando la persona sbagliata passa dal posto sbagliato. Avveniva così nei fotoromanzi di una volta o nelle telenovelas più scadenti. Soluzioni narrative a dir poco goffe, per un racconto che ha il grande pregio di essere convincente, pur nei limiti del genere di appartenenza. E di saper amalgamare commedia e dramma, sempre nella consapevolezza del tipo di prodotto che ci propone.
Paolo Terracciano, head writer della serie, ha detto che l’intento «è quello di restituire al pubblico una città piena di contraddizioni e spaccature, ma per questo piena di differenti sapori di cui tentiamo di fare un racconto vero».
Sarà per questa sincera ricerca del vero, o del verosimile, che Un posto al sole è uscito dai confini della napoletanità per diventare addirittura il programma italiano più seguito all’estero.
Un posto al sole è stato ideato, nel 1996, da Gianni Minoli (allora direttore di RaiTre) e Francesco Pinto, sul modello della serie australiana Neighbours. È stato ed è realizzato da Fremantle Media Italia, RaiFiction e Centro di produzione Rai di Napoli.
Va in onda da lunedì a venerdì alle 20.45 su RaiTre.