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Andalucia (Med Film Festival 2008)

“Un coraggioso film di carattere sociale sul bisogno d’integrazione e ricerca d’identità che, interpretato con autoironia e magnetismo da Samir Guesmi nel ruolo di Yacine, affronta il dramma degli spazi, fuori e dentro di sé”.

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Andalucia

Un coraggioso film di carattere sociale sul bisogno d’integrazione e ricerca d’identità che, interpretato con autoironia e magnetismo da Samir Guesmi nel ruolo di Yacine, affronta il dramma degli spazi, fuori e dentro di sé.

In una Parigi interculturale, in cui si muovono i personaggi tipici di un ambiente che ha saputo affrontare il problema interraziale lasciandoselo ormai alle spalle ed immerso nel proprio sostrato fra volti e situazioni un po’ svagate, il protagonista vive un disagio che lo condurrà inevitabilmente ad estraniarsi dalla società e a ridefinirsi. Un processo non facile proprio di un osservatore osservante, che implica un continuo salto dentro e fuori tra chi scruta se stesso e gli altri nel gioco di attrazione-repulsione, costringe Yacine a vivere in superficie. In questo, l’attore sembra muoversi a suo agio immedesimandosi appieno nel ruolo del trentenne algerino che, fra seduzione e timori, vive in una roulotte ai margini di una società con la quale si ricongiunge solo in un secondo momento riscoprendo i rapporti da cui si era allontanato.

Il regista, un autodidatta al suo secondo lungometraggio, si dimostra molto capace nel confezionare un prodotto che affascina senza fare troppe analisi sociali, il quale, grazie a riprese girate in strada quasi all’impronta e con molta naturalezza, nasconde un finale surreale ricco d’interrogativi e spunti simbolici che, di certo, non deluderà gli astanti. Non a caso si tratta di un film che ha avuto notevole eco, selezionato da più di 25 festival in meno di un anno.

G. M. Ireneo Alessi