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Approfondimenti

Beginners

Illuminazioni dal cinema indipendente americano. Dalla nostra corrispondente da New York Stefania Paolini

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Mi capita sempre più di rado di uscire da un cinema senza avere imprecato come un marinaio o senza che un’insistente malinconia mi disturbi e mi convinca che no, non c’e’ speranza per questa arte. I film che ho visto negli ultimi mesi hanno causato in me reazioni di una tale violenza, che i miei accompagnatori temono sempre che io venga scortata a forza fuori dalla sala. Io mi nascondo dietro la scusa di una tempra latina. La verità? Al cinema ultimamente girano solo porcherie.

Porcherie che devi però vedere, perché insomma non vorrai mica rimanere indietro, e come non sei cool che non ti tieni updated. Ma dio mi ha ascoltato ed ha mandato sulla terra un uragano per permettere agli uomini di pensare.

Irene ha bloccato New York per un’eternità’. Quattro giorni. No cinema, no clubs, no shopping, no internet. Mon dieu. Vuoi vedere che la gente ha dovuto davvero parlare?

In quel lunghissimo weekend senza accesso alle sale cinematografiche non rimaneva che attingere alla collezione personale, soprattutto se, mancando la corrente, non era stato possibile usufruire di qualche servizio di download. Legale! Ça va sans dire.

Quando mi sono trasferita a New York per coronare il mio sogno d’amore con l’uomo di Cro-magnon, non ho portato molto con me, sicura che tanto avrei sopperito nel tempo. Poi Cro-Magnon mi ha lasciato senza Com-mentare ed io sono rimasta sola, senza neppure uno straccio di Love story, un Ufficiale e gentiluomo, un Voglia di tenerezza qualsiasi che lenisse le mie ferite.

Da allora, quasi come vittima di un transfert compensatorio, ho la tendenza a scegliere esclusivamente film sentimentali. Io. La ragazza che ha sputato, lo ammetto con rammarico, su Amelie. E su Eternal sunshine. E su molto altro ancora. Ma sento di aver pagato.

All’indomani della riapertura delle sale, un’amica m’invita ad un’uscita ad alto contenuto di estrogeni. Io, lei, champagne rosé ed una bella commedia da ragazze. La mia amica, che dio la preservi, non capisce nulla di cinema, e sull’onda delle indicazioni dei critici della stampa che sa, voleva convincermi a vedere il nuovo film di Miranda July, l’autrice del tanto – misteriosamente – acclamato You, me and everyone we know.

Io ho un grosso problema con Miranda July. A me Miranda July fa schifo. E i suoi film mi fanno venire la Tourette.

Ma il signore vede e provvede.

Nella sala affianco a quella dove proiettano The future, la nuova minimalista seppur roboante-ci-hai-sfranto-ciò-che-c’era-da-sfrangere opera della July, danno Beginners.

Solo due parole. Ewan McGregor.

E se non vinci con lui, dove vuoi andare esattamente?

Con una manovra alla Kissinger convinco la mia amica che dobbiamo assolutamente vedere Beginners, perché i critici della stampa che sa ne hanno parlato benissimo e poi insomma vuoi mettere il sorriso sornione di Ewan con quella sciapita della July. Confronto impari. Ma tant’è. Vinco. Rimane solo da sperare che il film non sia una ruffianata alla Little Miss Sunshine, dato che i presupposti ci sono tutti. Omosessualità, ebraismo, blocchi emozionali e cani parlanti. Ce la si poteva fare? Decisamente sì.

Oliver è un laconico, seppur affascinantissimo, designer di Los Angeles da poco divenuto orfano di padre. La madre è mancata cinque anni addietro, ma il trauma di tale perdita è nulla in confronto all’impatto che avrà sul protagonista la dipartita del padre, un magnifico Christopher Plummer.

A causare tale sconvolgimento è soprattutto la confessione da parte del padre della propria omosessualità, circostanza che mette in movimento in Oliver tutta una serie di riflessioni circa il significato dei concetti di identità sessuale, matrimonio, antisemitismo, amore, diritti e libertà nell’America di oggi. Insomma argomenti di una tale gravità che farebbero trasalire il più navigato dei film-maker. Pure Van Sant, che detto per inciso con il suo Milk ha dato solo un colpetto alla botte, considererebbe una simile trafila di temi una bella gatta da pelare.

Ah e dimenticavo, c’e’ pure un cane che parla.

Con queste presupposti c’è sicuro da attenderci un bel capitombolo. Mike Mills, scrittore e regista della pellicola, evita questa annunciata debacle con una grazia ed una tenerezza che fanno riflettere. Certo, per affondare le mani in materiale che tanto si presta al melodramma, bisogna avere un bel coraggio e soprattutto una visione lucida e tetragona della propria arte. E Mike Mills sa con che cosa ha che fare. Socio di Roman Coppola, autore di graphic novels e visual artist tout-court, Mills appartiene a quella generazione di registi americani minimali, ma di sostanza, eleganti ma romantici. Esattamente come una certa Sophia Coppola.

Indubbiamente Mills non è un talento sfacciato alla Wes Anderson o alla Spike Jonze. Ma è comunque un autentico autore, perché riesce a domare uno spaventoso magma di sentimentalismo e sa da esso forgiare un film brillante, tenero e grazioso. Grazioso perché pieno di grazia. È questa la cifra stilistica del film. Geometria della messa in scena e dolcezza incommensurabile dell’interpretazione. Gli attori sono semplicemente superbi. Al di là della già menzionata prova da leone di Plummer,  è Ewan McGregor che sfavilla. Un uomo di una bellezza così tangibile da essere quasi tridimensionale.

Quando Anna, la ragazza di Oliver, la tarantiniana Mélanie Laurent, passa le dita tra i capelli di McGregor, quando gli accarezza mille e mille volte il viso, quell’amore si fa volume e materia. Miracoli del profilmico? Forse. È certo vero che Ewan McGregor possiede una presenza scenica magica, tale da trasformare anche il più banale dei ruoli in qualcosa di emotivamente reale. Che sia carisma o talento, poco importa, ciò che conta è il risultato. E quanti attori al giorno d’oggi possono permettersi di dialogare con un cane senza risultare affettati, fastidiosi o semplicemente degli idioti?

Beginners, va detto, non cambierà la storia del cinema e non sarà ricordato negli anni, soprattutto perché non possiede una chiave di lettura univoca e viscerale. Troppi sentimenti, troppe questioni, insomma troppa carne al fuoco, forse. E seppure il film risulti equilibrato e godibilissimo, l’ampio pubblico per essere conquistato ha bisogno di esperienze forti e cognitivamente compatte.

Solo piccola, ultima nota a margine… Pare che Mike Mills sia sposato con Miranda July…

Stefania Paolini

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