Disponibile dal 25 agosto su Netflix, Clickbait è la nuova serie di successo, offerta dalla piattaforma streaming e appartenente al genere thriller. Sin dal primissimo episodio, sono evidenti i richiami a titoli precedenti – uno su tutti è 13 – ma non è assolutamente una discriminante per quanto riguarda la riuscita del progetto.
Clickbait | La trama
Quando Nick Brewer (Adrian Grenier), padre di famiglia e sposato con Sophie (Betty Gabriel), compare in un video, ferito e con un cartello che recita “Io abuso delle donne”, la sorella Pia (Zoe Kazan) dà il via a una ricerca disperata e contro il tempo. Ad aiutarla nell’impresa, oltre alla cognata e ai nipoti, ci sono il detective Roshan Amiri (Phoenix Raei) e un amico e collega di Nick, Matt (Ian Meadows).
Il destino dell’uomo dipende dalle visualizzazioni del video: una volta raggiunti i 5 milioni, infatti, Nick perderà la vita. Pia chiede alla polizia che il canale venga oscurato, così da evitare la viralità del contenuto, a cui è legata la sopravvivenza del fratello. Ma gli ostacoli sono molti più del previsto, a partire dalla burocrazia e dalla politica dei paesi coinvolti. Inoltre, quando il meccanismo dei Social si mette in moto, è quasi impossibile interromperlo.
Tante verità, tanti colpevoli
Lo suddivisione in capitoli – otto in tutto, ciascuno dei quali dedicato a un personaggio – permette di creare il clima di attesa fondamentale in prodotti simili. Man mano che la narrazione procede, si aggiungono tasselli a formare l’intero puzzle. La figura di Nick si compone di tanti ricordi, di testimonianze, di pensieri che provengono da chi lo ha conosciuto. Ciò che permane, che incuriosisce e intriga, è il dubbio che aleggia inevitabilmente su tutta la situazione.
«Le emozioni coinvolgono le persone.»
Chi era quest’uomo dall’apparenza così comune? Cosa nascondeva dietro la facciata di persona perbene? Domande a cui forse non si avrà mai risposta. Perché le verità possono essere tante, tutte differenti, in base al punto di vista. Medesimo discorso vale per i colpevoli, soprattutto nel caso in cui sia una serie di fattori ad aver causato la tragedia (non annunciata). Il mistero si infittisce nel momento in cui le minacce aumentano, e non restano solo parole o avvertimenti.
Dalla famiglia ai Social, le tematiche di Clickbait
Clickbait fonda il suo successo sulla costruzione narrativa.
Scegliere di volta in volta un personaggio a cui dare maggiore spazio permette di affrontare varie tematiche, andando al tempo stesso a modellare e stratificare la trama. La famiglia è senza dubbio una delle principali, soprattutto considerando la centralità di Pia all’interno delle vicende. Viene così esplorato non solo il rapporto tra fratello e sorella – nel cui passato si cela qualcosa di importante e doloroso – ma anche quello tra cognate. Pia e Sophie, che sono sempre agli antipodi da qualunque lato le si osservi, devono necessariamente far fronte unico dinanzi alla tragedia che le colpisce.
Sebbene di schieramenti ce ne siano numerosi, è difficile prendere una posizione definitiva. Si naviga in una zona grigia dai confini poco chiari: chi è vittima non è detto che non sia anche carnefice, chi agisce per il bene può passare attraverso il male. Sono esempi lampanti la stampa e le forze dell’ordine. Il passato sembra però la chiave di tutto. Motivo per cui la presentazione dei protagonisti comprende almeno un paio di episodi raccontati tramite flashback.
Da ultimo non dimentichiamo l’aspetto dei Social, posti sotto la luce dei riflettori sin dai primi minuti. Implacabili, inarrestabili, a tratti fuorvianti e disumanizzanti, avranno anche migliorato la qualità della vita delle persone, ma ne hanno condizionato per sempre l’esistenza.