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‘Tutti parlano di Jamie’ un colorato musical sul potere di essere sé stessi

Tutti parlano di Jamie è ora disponibile su Prime Video

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Allacciate le cinture e preparatevi ad entrare nel colorato mondo di Jamie, il protagonista del film Tutti parlano di Jamie. Si tratta dell’esordio alla regia cinematografica del coreografo e regista teatrale Jonathan Butterell. Il film, uscito il 17 settembre su Prime Video, è ispirato al musical Everybody’s Talking About Jamie ed è a tutti gli effetti un film musicale. Le canzoni, le coreografie e i colori sgargianti sono i protagonisti di questo film da gustare e apprezzare.

La nascita di Jamie dal musical al film

Everybody’s Talking About Jamie nasce come musical vero e proprio, con parole e libretto di Tom MacRae e musiche di Dan Gillespie Sells. Debutta il 13 febbraio 2017 al Crucible Theatre di Sheffield, paese dove è ambientata la storia, con la regia di Jonathan Butterell. Il musical è tratto dal documentario dalla BBC3 Jamie: Drag Queen at 16 sulla vita della drag queen Jamie Campbell. E va poi in scena a ottobre dello stesso anno all’Apollo Theatre di Londra.

Il cast comprende John McCrea nella parte del protagonista Jamie, Josie Walker nel ruolo della madre Margaret, Mina Anwar (Ray), Lucie Shorthouse (Pritti),Phil Nichol (Hugo) e Tamsin Caroll (Miss Hedge). McCrea ottiene anche una candidatura al Laurence Olivier Award al miglior attore in un musical, e solo nell’autunno 2019 viene sostituito da Layton Williams.

Nel 2020 lo stesso Jonathan Butterell decide di occuparsi anche di questo adattamento cinematografico.

La trama di Tutti parlano di Jamie

Jamie New è un ragazzo di Sheffield col sogno di diventare una drag queen. È il suo compleanno e la mamma, che appoggia con amorevole solidarietà le sue scelte, gli regala le scarpe coi tacchi che ha sempre desiderato. Peccato che le sue ambizioni non siano viste di buon occhio da tutti, soprattutto da compagni e insegnante. Quest’ultima in particolare non apprezza nessun tipo di fantasia e invita i ragazzi ad avere aspettative realistiche, pensando a professioni più concrete. Un giorno, però, Jamie si reca nel negozio House of Loco per acquistare dei vestiti vintage e fa la conoscenza del proprietario, Hugo Battersby. L’uomo era una drag queen famosa e negli anni ’80 si esibiva con il nome di Loco Chanelle. Hugo diventa il suo mentore, aiutandolo nella ricerca della propria identità e istruendolo su cosa significhi davvero essere sé stesso al di là dei pregiudizi.

La musica come fuga dalla realtà

Questa è una storia vera a cui abbiamo aggiunto canzoni e balli.

Con questa didascalia si apre il film e, in qualche modo, ci fa già capire che ruolo hanno gli episodi musicali al suo interno. Sono, infatti, i momenti in cui Jamie sogna ad occhi aperti ed è libero di essere chi vuole e di esprimersi come meglio crede. Le canzoni sono anche il modo per i personaggi secondari di rivelare i loro veri sentimenti, ricordare con nostalgia momenti passati o ancora esprimere ammirazione per Jamie.

I brani risultano accattivanti e gradevoli, anche se forse si sente la mancanza di un pezzo che risalti e colpisca nel segno, rimanendo impresso indelebilmente anche a fine visione. Le coreografie non mancano di stupire e ogni canzone adotta scelte coerenti e uniche in base al mood del brano e a ciò che esso significa nel contesto del film.

Jamie, un ragazzo fragile ma determinato

Fin dalla sua prima apparizione, è impossibile non prendere in simpatia Jamie e stare dalla sua parte. Dopo che si è sporto per disattivare la sveglia, infatti, segue una inquadratura a piombo in cui il ragazzo guarda in macchina, verso di noi. È come se ci invitasse a entrare nel suo mondo e nella sua vita, per capirlo e appoggiarlo nelle sue scelte. Perché il ragazzo dovrà fare i conti con un ambiente in cui gli è veramente difficile essere sé stesso: le imposizioni e le limitazioni sono tante. Unite a pregiudizi e insulti dei compagni di scuola. In questo sarà salvifico l’incontro con Hugo, interpretato da un Richard E. Grant divertente e in forma, che gli insegnerà a essere una drag queen senza dimenticare di essere prima di tutto una persona. Jamie imparerà così a far convivere il suo lato queer con una personalità eccentrica, senza scadere nella maleducazione.

Un aspetto sicuramente interessante della sua personalità è la consapevolezza e l’assoluta accettazione della propria omosessualità. Capita che spesso a sedici anni si sia ancora molto confusi sul proprio orientamento e si abbia anche paura a esporsi così apertamente, mentre Jamie sembra aver già superato questa fase. Il termine “gay”, che nel film viene usato spesso dal bullo Dean Paxton come insulto, non sortisce alcun effetto in Jamie, che prontamente non manca di dimostrare quanto la cosa non lo tocchi sul personale. È quasi confortante, quindi, vedere un ragazzo così giovane già così a proprio agio con sé stesso. Il vero problema è proprio lo scoglio del vestiario, che resta un aspetto ancora tabù in alcune realtà, soprattutto se si pensa a un contesto di provincia con una mentalità non sempre del tutto aperta.

Sarebbe un peccato infine non menzionare la convincente performance dell’esordiente Max Harwood, che presta anima e corpo per un ruolo coraggioso e sfaccettato. Il ragazzo dimostra così di essere un attore assolutamente da tenere d’occhio, capace di emozionare e divertire.

Personaggi secondari non sempre approfonditi

Tutti parlano di Jamie non si concentra unicamente su Jamie, ma si prende degli spazi per affrontare anche la delicata vicenda legata alla madre, Margaret. La donna, infatti, ha un divorzio alle spalle con un marito che non accetta la sessualità del figlio. Quest’ultimo inoltre cerca in ogni modo di tagliare ogni rapporto con lui. Per fortuna, a sostegno della donna, c’è la migliore amica Ray, che per certi versi assume quasi il ruolo di seconda figura genitoriale per Jamie. Il rapporto tra Margaret e il ragazzo viene trattato in maniera articolata e, seppur non manchino gli attriti, i due sono sempre disposti a tornare uniti.

Mentre la figura della madre, che ha anche momenti musicali da protagonista, viene descritta in maniera convincente, lo stesso non si può dire del padre. L’uomo, infatti, è relegato a una mera figura di contorno che manca di un reale approfondimento convincente per lo spettatore. L’impressione è proprio che manchi la psicologia di una figura importante in un film che ha a cuore tutti i personaggi, anche i comprimari.

Il comparto tecnico in Tutti parlano di Jamie

La regia di Jonathan Butterell risulta funzionale al racconto, e forse da un musical ci si aspetterebbe un po’ più di creatività e audacia nei movimenti di macchina e nel montaggio. I toni quindi restano un po’ troppo dimessi per una produzione di questo genere. Questo rivela una non piena consapevolezza del regista nell’utilizzare al meglio il mezzo cinematografico. Ciò non pesa particolarmente e il film risulta comunque gradevole. Il punto di forza è sicuramente la fotografia che si avvale di colori sgargianti e luminosi, rendendo il mondo di Jamie variopinto e accattivante.

Tutti parlano di Jamie è un film piacevole, con un attore protagonista  che convince e appassiona. Però non riesce a conquistare del tutto, restando niente più di un buon prodotto.

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