Giuseppe Tornatore compie un sentito e convincente omaggio al Maestro Ennio Morricone schivando abilmente i rischi della celebrazione agiografica. Il suo film Ennio, è la raffigurazione di un genio con la semplicità e la naturalezza del carattere.
Ennio, prodotto da Piano B Produzioni Srl, è il ritratto del compositore più popolare e prolifico del XX secolo, il più amato dal pubblico internazionale, due volte Premio Oscar, autore di oltre 500 colonne sonore.
Il film è stato recentemente rilanciato su Raiplay.
La prospettiva
È interessante la prospettiva scelta da Tornatore per raccontare quello che è stato e quello che rappresenta Ennio Morricone. Una lunga e sentita intervista, corredata di numerosi spezzoni di film e immagini di repertorio, con la voce narrante che svela le emozioni, comprensive di gioie e delusioni, di una carriera irripetibile. La grande protagonista è la musica, con la capacità di Morricone di comprenderla, modellarla, adattarla all’interno di un qualsiasi tipo di registro. Emblematica è la descrizione del rapporto con Goffredo Petrassi, il suo Maestro di composizione al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma.
“Ennio” il cinema, l’uomo e l’artista
Il documentario di Tornatore riesce nell’impresa di parlare di Ennio Morricone senza mai dividere l’uomo dall’artista. Così quando riecheggia la sua musica, e scorrono le immagini dei film che essa ha contribuito a rendere unici, è impossibile non pensarla come espressione di quell’uomo semplice, rigoroso e determinato qual è stato. Contribuiscono allo scopo il tipo di riprese adottate dalla regia, il racconto del rapporto con il padre trombettista e il montaggio estremamente accurato di Massimo Quaglia e Annalisa Schillaci.
Il western e gli scacchi
Ennio rastrella ogni ambito della carriera musicale di Morricone. Il racconto, davvero onnicomprensivo, non trascura la sua produzione come arrangiatore di canzoni, spiana e riequilibra i settori di svolgimento della sua arte, fino a inglobare equamente la grande popolarità acquisita per le colonne sonore dei cosiddetti spaghetti western di Sergio Leone. Un contesto nel quale lo sfondo naturale ha le sembianze delle 64 caselle lastricate di bianco e di nero del gioco degli scacchi. Discreto giocatore e grande appassionato, il Maestro non ha mai fatto mistero di una vocazione che dopo la musica era la sua preferita. Negli interni la scacchiera è un elemento scenografico che non manca mai, quasi come metafora del suo stesso genio. La complessità creativa vestita della semplicità della grandezza dell’uomo.
Ho usato suoni realistici in modo psicologico. Con il buono, il brutto e il cattivo ho usato suoni di animali, come il coyote, così il suono animale è diventato il tema principale del film
“Ennio”: la fotografia
Se c’è una cosa che da subito svela la dimensione intimista del documentario di Tornatore è senza la fotografia. Fabio Zamarion e Giancarlo Leggeri fanno un lavoro egregio, dando alle riprese in interni la sensazione di trovarsi a conversare a tu per tu con il Maestro. Un clima di sospensione del tempo, nel tepore di una storia fatta di ricordi e aneddoti che sembrano non avere fine. La fotografia è essa stessa scenografia e accompagna i gesti di Morricone che nell’aria descrivono ancora musica, mentre le note, che prendono corpo sulla carta, sembrano animarsi del calore e della foga artistica del loro stesso autore.