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Men Behind the Sun

“L’assassino è sempre il maggiordomo” (sinossi ed epilogo dei film). Rubrica a cura di Francesco Massaccesi

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il

 

 

 

Titolo: Men Behind the Sun

Titolo Originale: Hei Tai Yang 731

Anno: 1988

Regia: Mou Tun Fei

Attori e Personaggi: Hsu Gou (Ishii), attori non professionisti

 

“L’amicizia è amicizia, la  storia rimane storia”.

Con questo messaggio si apre la pellicola, per poi mostrare, dopo alcune immagini storiche, un immenso spazio innevato, nella Cina occupata del secondo conflitto mondiale, dove alcuni cadetti giapponesi stanno chiacchierando.

Dopo aver visto un giovane vagabondo cinese, i cadetti gli offrono, in segno di solidarietà, alcuni dolci di riso, ma al rifiuto sdegnato del ragazzo lo immobilizzano e glieli infilano a forza in bocca.

Intanto, via treno, un uomo distinto, dall’aspetto intellettuale, sta arrivando al campo 731: è il dottor Shiro Ishii, il leader dell’unità di ricerca batteriologica e chimica.

L’accoglienza riservatagli è fastosa, con tutto il personale della base in veste ufficiale, ed è presente anche il gruppo di cadetti, che viene rimproverato per non essere ancora entrato nella mentalità necessaria per vincere la guerra, poiché stanno giocando con una palla da baseball che viene poi lanciata via dal superiore.

È sera: mentre nei forni un vecchio brucia cadaveri e resti umani canticchiando tranquillamente, gli ufficiali stanno festeggiando il ritorno di Ishii, gioendo per la gloria dell’impero e burlandosi dei colleghi meno anziani.

Intanto, tre dei cadetti cercano di recuperare la palla da baseball, appartenente al fratello di uno di loro, con il grosso rischio di essere scoperti e severamente puniti.

Per sfuggire ad un controllo, si rifugiano nei laboratori, per entrare poi in una stanza completamente ricoperta da ratti vivi, salvo scappare terrorizzati, uscire e dirigersi verso le reti di protezione, dove uno di loro rimane fulminato dai fili elettrificati nel tentativo di recuperare la palla.

Ishii bacchetta severamente i suoi sottoposti, dichiarando che un fatto del genere non dovrà più ripetersi, e che l’educazione dei corpi giovanili imperiali è tra i primi posti d’importanza nel piano per vincere la guerra; dopo questo discorso, un altro ufficiale gli rivela che la situazione è critica, il morale e le risorse delle truppe giapponesi è basso, e che l’Unità 731 è una delle ultime speranze.

I ragazzini, come punizione, vengono fatti strisciare nella neve, con un bambino cinese che li osserva, da dietro il filo spinato.

Quella sera, un treno lascia alla base i prigionieri cinesi, definiti “maruta”, cioè cavie da laboratorio.

Un neonato viene strappato dalle braccia della madre e gettato nella neve, per poi morire assiderato: è il primo morto ufficiale in nome della causa dell’Unità 731.

Il giorno dopo, mentre lavorano, i cadetti scoprono la presenza del bambino del giorno precedente, che si rivela muto, e decidono di lasciarlo andare regalandogli la palla da baseball del loro compagno deceduto.

Cominciano gli orribili esperimenti voluti da Ishii: ad una donna e ad un uomo vengono congelate le braccia per verificare gli effetti del gelo intenso, un ragazzo viene inserito in una camera ad alta pressione, ed altre atrocità.

Allo stesso tempo, assistiamo all’addestramento dei cadetti, induriti giorno dopo giorno dalla spietatezza dei loro superiori, nonostante uno dei giovani abbia familiarizzato con il piccolo cinese, oramai diventato suo compagno di giochi quasi quotidiano.

Durante un incontro con una prostituta, Ishii, per caso, ha un’intuizione che potrebbe rivelarsi utilissima per le sorti della guerra: usando dei contenitori di materiale poco resistente, l’utilizzo di bombe contenenti virus potrebbe rivelarsi vincente; il dottore esemplifica la sua teoria lanciando dei vasi pieni di biglie, che deflagrano spargendo tutto il loro contenuto, nella stanza delle riunioni.

Cercando un soggetto vivo per un’autopsia, i dottori scoprono il bambino cinese e, facendo credere al cadetto che si prenderanno cura di lui, lo convincono a consegnarglielo; purtroppo la verità è un’altra, ed il piccolo cinese va incontro ad una terribile fine, con la disperazione del suo giovane amico, resosi conto troppo tardi del tremendo errore compiuto.

La guerra è oramai agli sgoccioli, Hiroshima e Nagasaki sono appena state atomizzate, e l’unica soluzione è abbandonare la base evacuando il personale via treno, senza lasciarsi dietro dati che potrebbero essere trovati dagli alleati: tutto viene distrutto, dai documenti ai pochi prigionieri rimasti ancora vivi.

Ma, nella folla che attende di partire, c’è anche un ragazzo cinese, nascosto in precedenza dai cadetti durante il massacro finale delle cavie; riconosciuto da un ufficiale, tenta di lanciarsi su Ishii, ma viene barbaramente ucciso e la bandiera giapponese lì presente si macchia del suo sangue.

Nei titoli di coda, viene descritto come Ishii venne reclutato dagli americani per sviluppare armi chimiche durante la guerra in Corea, morendo poi di vecchiaia in Giappone, senza mai essere punito per i suoi crimini: dei 3000 prigionieri dell’Unità 731, nessuno sopravvisse.

Francesco Massaccesi

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