Biennale del Cinema di Venezia

‘Les Choses Humaines’, il film di Yvan Attal fuori concorso a Venezia 78

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Les Choses Humaines è un film diretto da Yvan Attal e presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

Les Choses Humaines, la storia

La famiglia Farel è una delle più conosciute a livello mediatico. Jean è un noto opinionista della radiofonia francese, mentre la moglie Claire è una studiosa che si è sempre battuta per il diritto delle donne, trattando la tematica femminista con uno sguardo radicale. Tutto cambia nel momento in cui il figlio, Alexandre, viene accusato di stupro da Mila, la figlia dell’amante di Claire, scatenando un effetto mediatico fino al processo.

Les Choses Humaines, la recensione

Qualche anno fa, sempre a Venezia, veniva presentato in concorso L’affido. Fu uno degli ultimi a chiudere la mostra, ma fu subito chiaro che quella storia, struggente e attuale, aveva colpito il pubblico e la giuria presente al Lido. Quella stessa tecnica narrativa, inizialmente sobria ma che col tempo prende una forma solida e decisa, è presente anche in Les Choses Humaines. Mancherebbe un terzo indizio, ma con questo film si ha comunque la prova che il cinema francese è un passo avanti nei temi di forte attualità senza facili sentimentalismi, scagliandosi verso una o l’altra parte. Il racconto scorre lasciando che siano i personaggi e le loro storie a parlare. Non serve altro, se non la testimonianza di una società alle prese con preconcetti difficili da scardinare.

Una sola verità?

Temi così complessi si devono per forza affrontare per intero senza mai lasciare dettagli indietro. Les Choses Humaines, tratto dall’omonimo libro di Karine Tuil, viene suddiviso in quattro capitoli provando a guardare l’episodio dello stupro  con occhi diversi. Il primo, dal punto di vista di Mila, la ragazza che denuncerà il fatto alla polizia; il secondo di Alexandre, travolto dall’effetto mediatico dell’evento; gli ultimi due, ben bilanciati, sono invece i momenti del processo vero e proprio, durante il quale la giustizia deve in qualche modo stabilire la verità di quanto accaduto. Un percorso non proprio semplice soprattutto di questi tempi, essendo una linea sottile che cambia forma a seconda della prospettiva, come ben spiegato in questo racconto.

La zona grigia

In questo continuo intervallarsi di discorsi, arringhe e dichiarazioni controverse (una tra queste quella del padre di Alexandre, Jean) entra in gioco il dubbio. Una zona grigia dove tutto può essere messo in discussione. Qui si celano i sospetti (il fatidico “no” mai detto prima dello stupro), le ambiguità, le perplessità e, infine, la paura della condanna, mediatica e, verso la fine, giudiziaria. Tutto questo viene trattato da Yvan Attal con un equilibrio di fondo che non si vede in altri film. Spesso è facile additare, esternare la classica frase “buttare via la chiave” senza aspettare i tempi decisi dalla legge. Questo però non deve impedire il diritto di raccontare una pagina che riguarda tutti, con la giusta distanza in modo da aprire un dibattito serio ed equilibrato, come questo ottimo film.

Les Choses Humaines, Cast

  • Ben Attal,
  • Suzanne Jouannet
  • Charlotte Gainsbourg
  • Pierre Arditi
  • Mathieu Kassovitz
  • Anna Chlumsky

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