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Biennale del Cinema di Venezia

‘La dernière séance’ di Gianluca Matarrese a Venezia 78: l’intimità in punta di frusta

Il regista torinese gira un documentario sul suo master sadomaso, appena pensionato e prossimo al trasloco, in un dialogo emotivo e fisico sul loro rapporto, nonché sul passato sofferto e sul futuro fragile ma vitale dell'amante

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Una gattina si aggira tra un dildo e qualche cianfrusaglia ammucchiata prima del trasloco. C’è, in questa immagine del documentario La dernière sèance, l’innocenza, cruda e tenera insieme, di uno spazio personale che si rivela. A questi toni affida il proprio racconto – un’esplorazione, un gioco a due – il regista Gianluca Matarrese, il cui secondo lungo chiude la Settimana Internazionale della Critica di Venezia 78.

Fuori tutto era il titolo del primo film dell’autore torinese, premiato proprio al Torino Film Festival nel 2019 (sezione Italiana Doc) per il sincero resoconto sulla crisi dell’impresa di famiglia. Se ne La dernière séance non si tratta di sincerità tout court, c’è almeno l’overdose dell’intimità, cercata tra parole, filmati, scatoloni e cassetti della memoria. Il corpo che si mostra, l’anima che si apre è quella di Bernard, master nelle pratiche sadomaso, che il regista, suo slave, ha conosciuto su un sito di incontri. Ma l’incontro cinematografico è anche più potente, e lascia un solco più profondo di un colpo di frusta.

La trama del film La dèrniere séance

Dipendente pubblico appena pensionato, Bernard decide di traslocare con le sue due gatte in un’altra zona di Parigi, più ad Est e in mezzo alla gente. Tempo di imballaggi, di bilanci. E di confessioni: quelle fatte alla macchina da presa di Gianluca Matarrese, del quale l’uomo è master sessuale. Il regista, ultimo amante di Bernard, ne diventa il depositario di memorie, pensieri; della colpa avvertita di essere sopravvissuto all’AIDS, che gli tolse un antico amore. Nella delicata transizione, il rapporto tra i due si approfondisce, e dalla vita urlata del sesso trapassa alla consapevolezza, mai rassegnata, della fragilità.

Bondage e altri legami

Lungo tutta la prima parte, La dernière séance di Gianluca Matarrese non lesina l’armamentario visivo e il racconto disinibito dell’esperienza sessuale che lega master e slave, Bernard e Gianluca. Ma di là dei lividi del bondage, il legame s’intreccia nello scambio emotivo e di sguardi. Catene, ganci, oggetti del piacere corredano i luoghi del vissuto con presenza fisica, ma i corpi si sfocano nelle penombre, mentre sono le parole a farsi carne.

La dernière séance: una scena in discoteca

La dernière séance: una scena in discoteca

Da un lato, i messaggi di Bernard al regista in forma di scritta sovrimpressa su fondo nero cadenzano le schiette confessioni come frammenti di un discorso amoroso. Dall’altro, il regista prosegue a livello mentale e cinematografico il gioco del mettersi a nudo, sollecitando nell’amante pensieri altrimenti reconditi: cosa ti piace di me? Come ti sentiresti a fare coppia con me? Ascoltarsi è la trasgressione più grande.

Amarsi è un po’ filmarsi

Il nodo dell’intreccio, per La dernière séance,  è nell’immagine documentaria come flusso di conoscenza. Al crocevia dell’intimità, Bernard e Gianluca arrivano insieme sul brivido calibrato della macchina da presa. L’altro resterebbe un estraneo se non diventasse anche corpo filmico, corpo filmato. Ecco perché Bernard ha cominciato a fare uso di riprese:

Durante il sesso sadomaso, emerge la psicologia del tuo partner. Totalmente. Più di quanto s’immagini. Per me è ancora più evidente perché anch’io faccio film, ma meno decorosi dei tuoi.

E nel suo décor, Matarrese insiste ossessivamente sul fuori fuoco, quasi gesto di ritrosia per non mostrare troppo; o nel rifugiarsi in primissimi piani a spalla, lasciando al fuori campo la quota del segreto. Soprattutto, capisce che la macchina da presa può molto più sul terreno della sensazione che su quello del sensazionalismo.

La dernière séance: una delle gatte di Bernard si avvicina alla maschera da master sadomaso

La dernière séance: una delle gatte di Bernard si avvicina alla maschera da master sadomaso

Può, dietro il sorriso schietto di Bernard, riaccendere le malinconie e i traumi degli amori passati in una foto stinta, o la libertà (e paura) da sex rider nel clubbing sfrenato dell’età dell’AIDS (“sono un sopravvissuto di quegli anni bui”); evocare una vita familiare remota (i genitori adottivi che l’hanno respinto), non meno che accompagnare con curiosità affettuosa un presente solitario con le gatte Soso e Coco. Che, come il film, sono un po’ selvagge, un po’ domestiche.

Il rito del tè

Chi direbbe mai che il gesto di maggiore intimità sia quello di preparare il tè? Cambiando tono nella seconda parte, con una specie di macro-dissolvenza, La dernière séance asseconda l’evoluzione del rapporto tra Bernard e il regista sfumando dall’amplesso carnale alla premura affettiva. La stessa mano che brandiva il frustino di cuoio serve il tè in antiche tazze di porcellana. È cambiato il rituale, e già lo si presentiva, sorta di flashforward, in quella domanda del master nei primi minuti del film: “Sei arrivato a casa tutto intero? Sei già nel tuo letto?”. Tutta questione di cura – il rituale della cura, come dar da mangiare alle gatte, o riparare l’auto d’epoca parcheggiata in garage, o imballare oggetti per il trasloco come un master delle chincaglierie.

La Dernière Séance: Bernard tra i rami fioriti

La Dernière Séance: Bernard al cimitero

L’ultima seduta

Certa maestria di scrittura, di fatto, è ricercata calibratura dello script a quattro mani con Nico Morabito. Una simile logica strutturale, capace di assecondare la trasformazione affettiva della relazione tra Bernard e il regista, si attaglia quasi meglio alla fiction che al documentario, tanto ne è trasparente l’impianto drammatico. Ma non sfocia nella contraffazione. Anzi: l’apertura del protagonista diventa toccante quando dietro l’eros si affaccia il thanatos, e alla forza vitale del sesso estremo si sovrappone il senso del perituro. Autunnale, elegiaca: l’ultima parte dischiude interrogativi universali sulla vecchiaia, sulla morte, sulla memoria. L’autore si eclissa, osservatore delicato. Bernard è tra i rami fioriti di un cimitero, i petali spazzati dalla brezza sul marmo freddo delle lapidi. Le riprese del vento che soffia, però, non hanno nulla di spettrale, né dell’accanimento poetico: è tutto un fluire, tra la presenza e l’assenza. Nell’ultima seduta cinematografica, prima di lasciare il protagonista alla propria vita.

La dernière séance di Gianluca Matarrese è un documentario coinvolto e coinvolgente, che fa del suo protagonista, master sessuale del regista, un fiore di carne, rigoglioso di vita e caduco.

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La dernière séance

  • Anno: 2021
  • Durata: 100'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia, Francia
  • Regia: Gianluca Matarrese

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