Due personaggi opposti, Giulio (Lorenzo Aloi), diciottenne aperto e ottimista e Lia (Irene Vetere, già interprete di Notti magiche di Virzì), ventenne immersa nella mancanza di speranza per l’impegno di doversi prendere cura di una madre con una malattia neurodegenerativa, sono i protagonisti di La tana, l’opera prima di Beatrice Baldacci, realizzata nell’ambito di Biennale College (il programma che accompagna giovani autori nello sviluppo e la realizzazione di lungometraggi a micro budget), al debutto alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
“Abbiamo cercato di svelare il mistero dei personaggi pian piano, proprio come loro fanno nel percorso di scoperta di se‘” spiega l’ autrice all’ANSA.
Il film si ricollega al corto documentario di Beatrice Baldacci, Supereroi senza superpoteri, presentato nel 2019 al lido in Orizzonti, nel quale la regista ripercorreva attraverso immagini di filmini famigliari la sua infanzia e il rapporto con una madre malata, interpretata ne La tana da Helene Nardini.
La storia di La tana
Nell’estate dei suoi diciotto anni, Giulio ha deciso di non partire: passerà le vacanze a casa, per aiutare i genitori con i lavori nell’orto. Nella villetta accanto, disabitata da tempo, arriva Lia, una ragazza di vent’anni. Giulio vorrebbe conoscerla, ma lei è scontrosa e introversa. Un giorno Giulio sta facendo il bagno al lago e Lia tenta di affogarlo per gioco. Giulio è un bravo ragazzo, sensibile e fin troppo educato. Attratto da lei, comincia a pensarla giorno e notte. Lia lo inizia a strani ‘giochi’, sempre più pericolosi. La ragazza però non parla di sé. Ha detto di essere venuta da sola per passare le vacanze nella vecchia casa di famiglia, dove non tornava da quando era bambina. Lia nasconde dei segreti e non permette a nessuno di mettere piede nella vecchia casa abbandonata.
La regista su La tana: tematiche affrontate
Quando ho pensato per la prima volta al film, ho visto l’immagine di una casa in campagna, un riparo sicuro in cui rifugiarsi
In quel luogo incantevole Giulio e Lia giocano con il loro corpo, esplorando i fragili confini che esistono tra amore, morte e violenza, cercando di orientarsi nell’ignoto. Ognuno dà all’altro ciò che può dare. Questo incontro li spinge ad affrontare le loro paure e a farli crescere. Il dolore è la forza misteriosa che li unisce.
La Tana non è un luogo concreto e reale, ma quello spazio dove andiamo a nasconderci quando non stiamo bene. E dove speriamo che qualcuno ci venga a cercare.
I protagonisti condividono anche se in forme diverse, una grande solitudine... conclude la regista .
Fonte Ansa
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