‘Mona Lisa and The Blood Moon’ la recensione del film di Amirpour

Mona Lisa And The Blood Moon è l’ultimo film di Ana Lily Amirpour,  passato in concorso a Venezia 78, dunque nel 2018, e ora disponibile in streaming su SKY e NOW TV.

Protagonisti sono Jeon Jong-seo, Kate Hudson, Craig Robinson, Evan Whitten, Ed Skrein.

La trama

Una ragazza asiatica è rinchiusa in un manicomio, ma quando qualcosa sembra risvegliarla o possederla, nuovi poteri misteriosi la aiuteranno a fuggire. Fino a rifugiarsi a New Orleans, dove grazie a una spogliarellista imparerà come poter utilizzare i suoi doni…

La recensione

Ana Lily Amirpour ha presentato la sua opera terza allo stesso Lido dove nel 2016 fu celebrata per The Bad Batch: magari la convinzione che squadra che vince non si cambia può averla indotta ad accelerare ancora di più sulle caratteristiche del suo cinema per poter rinnovare il successo e far sbancare anche Mona Lisa And The Blood Moon.

Peccato che le ossessioni autoriali funzionano quando sorreggono una storia, un’urgenza, quando riescono a rinfrescarsi e avere sempre nuova potenza. Il film della Amirpour, invece, segue stancamente un canone fatto di dettagli gore alternati a campi lunghi sulla geografia che diventa emotiva oltre che fisica.

Un immaginario horror impiantato con piglio arty e inventiva zoppicante, che mescola una furba creatività a un universo derivativo che ha chiaramente pulsioni autoriali, ma non riesce ad essere indipendente come il cinema cui vuole appartenere.

L’azione rimane allora tra una sequenza e l’altra, e Mona Lisa And The Blood Moon enfatizza la sua ibridazione esibendo fiero una protagonista, l’ennesima drop out, che rimane sospesa tra una (legittima?) voglia di vendetta e un malsano spirito di conservazione, finendo per scegliere una libertà pseudo animale piuttosto che un’agiata sottomissione.

A margine di questo, proprio come in The Bad Batch, si ripete la stanca formula per cui al centro del racconto si pone nel finale un bambino, simbolo dell’innocenza che sopravvive, metafora dell’ultimo scampolo della stessa perduta, e una potenziale riconciliazione familiare.

È per questo che Mona Lisa risuona a vuoto, con una retorica un po’ stonata e una pressione eccessiva su elementi potenzialmente funzionali ma in realtà sovrapposti per un’esibita presunzione che dilata il film oltremisura (106’), annegando le poche suggestioni e le ancor minori idee in un mare patinato alla ricerca dello choc visivo e cromatico.

Mona Lisa And The Blood Moon rimane allora solo un monumento preventivo e autoreferenziale, schiacciato dalle sue stesse ambizioni, e desolatamente inutile.