Competencia Oficial, il film di Gastón Duprate Mariano Cohn presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021, è disponibile in streaming su TIMvision.
Competencia Oficial trama
Alla ricerca di riconoscimento e prestigio sociale, un uomo d’affari miliardario decide di produrre un film che lasci il segno. Per riuscirci, assume i migliori artisti del campo. Un cast stellare formato dalla famosa regista Lola Cuevas e due rinomati interpreti, entrambi di enorme talento, ma con un ego ancora più grande.
Sono Felix Rivero, attore hollywoodiano, e Ivàn Torres, nome illustre nel teatro più radicale. Entrambi delle leggende, ma non nello stesso universo artistico. Tra una serie di sfide sempre più eccentriche lanciate da Lola, Felic e Ivàn devono allora confrontarsi non solo l’un l’altro, ma anche con il loro lascito artistico.
Competencia oficial la recensione
Un canone tipico della commedia dell’arte è quello di mettere a confronto due caratteri completamente antitetici, rappresentativi dei due lati di una medaglia, e vedere cosa ne esce fuori. Parte quindi da una premessa drammaturgica più che classica Competencia Oficial, il film di Mariano Cohn e Gaston Dupret (già autori del bellissimo e fortunato Cidadano Illustre, sempre al Lido nel 2016).
Ma lo fanno con quella vena dissacrante che gli è propria, innestando su una commedia sulfurea nei tempi comici diversi strati che si avvicinano al metacinema e subito scartano a lato.
La storia di Lola Cuevas (una straordinaria Peneope Cruz), regista alternativa e celebrata, che vuole mettere insieme due attori diametralmente opposti nell’impostazione e nel carattere, ovvero il viscerale e patinato Felix (Antonio Banderas di ritrovata vitalità) e il polveroso e rigido Ivàn (Oscar Martinez), diventa nelle mani dei due registi un fuoco che non si spegne mai.
Tutta la prima parte è iperbolica, giocando su dialoghi fitti e brillanti che mettono in scena situazioni irresistibili; ma non dimentica per questo di accatastare cortocircuiti di metanarrazione, appunto, nel momento in cui decide di intrecciare vita e finzione, incastrando significati e significanti e ponendosi un po’ come una specie di Boris in salsa iberica, nel momento in cui svela i meccanismi dietro la rappresentazione dell’arte e nello stesso momento contrappone la serietà della teoria alla scivolosità della pratica quando si tratta di recitare (joeur, giocare), ma anche creare.
Ponendo il quesito, meno banale e facilone di quanto si possa credere, su quanto debba essere tenuta in considerazione la finalità ultima della rappresentazione artistica, ovvero il pubblico, la fruizione dell’opera.
Si ride, tanto e senza vergogna, fino ad una seconda parte che lentamente e inesorabilmente si asciuga nei toni tirando i fili di quanto mostrato e raccontato, insinuandosi nelle pieghe degli interrogativi più seri e ponendo anche lo spettatore -chiamandolo in causa, rendendo il film quasi interattivo, trasformando in pratica quello che si era teorizzato prima- in un finale riflessivo e astuto, chiudendo in qualche maniera il cerchio in maniera (pressocché) perfetta e nascondendo nel fragore delle risate risposte inquietanti.
Materiale ribollente e potenzialmente esplosivo: ma Duprat e Chon sono bravi a preparare anche la miccia.
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