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Biennale del Cinema di Venezia

‘Miracol’ una giovane suora nel film rumeno della sezione Orizzonti

Bogdan George Apetri dirige un film indipendente con la protagonista di fronte a un bivio

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Presentato nella sezione Orizzonti di Venezia 78Miracol, di Bogdan George Apetri, è un film diviso in due parti.

La sinossi di Miracol

Diviso in due capitoli, Miracol segue Cristina, una giovane suora di diciannove anni, mentre esce di soppiatto dal suo monastero isolato per occuparsi di una questione urgente. Nel corso di un enigmatico viaggio, Cristina gira tutta la città, senza apparentemente riuscire a risolvere il suo problema e a trovare l’uomo che sta cercando. Non avendo altra scelta, la sera ritorna, ma un destino inaspettato la attende sulla via del rientro in convento.

La seconda parte del film parla di Marius Preda, un risoluto ispettore di polizia quarantenne, impegnato a capire cosa le sia successo. Marius ripercorre, passo dopo passo, il viaggio di Cristina, tornando in tutti i luoghi in cui è stata. In una struttura perfettamente speculare, la sua ricerca svela indizi e rivelazioni che conducono non solo all’imperscrutabile verità che sta dietro le misteriose azioni di Cristina, ma anche a quello che forse è un vero miracolo.

Le parole del regista

Come si evince dalla trama, il film non è solo diviso in due parti, ma evidenzia anche due facce opposte e contrapposte che, in qualche modo, sono legate.

Miracol si rivela attraverso due facce opposte ma complementari della stessa lente: una visione del mondo realistica, contrapposta a una visione basata sulla fede.

Così ne parla il regista Bogdan George Apetri. Come di una storia che funziona bene sia se la si interpreta dal punto di vista pragmatico degli spettatori atei, sia se la si percepisce da una prospettiva religiosa, soprannaturale e immateriale.

Un dualismo sul quale riflettere

Il film non risponde a delle domande, ma offre semplicemente un punto di partenza. Verso un punto d’arrivo misterioso, valido, unico e irripetibile nell’anima di ciascuno spettatore. La pellicola mette in risalto il dualismo di questa equazione: l’approccio perfettamente realistico di una storia che, d’altro canto, si può interpretare integralmente in chiave spirituale – ma solo se lo si desidera.

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