Anche quest’anno in concomitanza con i mesi più caldi, i palinsesti televisivi si sono affollati di quelli che un tempo venivano chiamati i “film balneari”. Ad un certo punto, vista la quantità ragguardevole di produzioni, diventarono quasi un sottogenere autonomo della commedia più disimpegnata e anche scollacciata.
Film come Sapore di mare, Rimini Rimini e poi, più lontano nel tempo, Le vacanze intelligenti con quell’impareggiabile momento di satira sociale e culturale che vedeva Alberto Sordi e compagna in visita alla Biennale d’arte. Anche registi importanti ma senza preconcetti fecero incursioni importanti a queste temperature, come il Lattuada de La spiaggia del ’54. E un affresco dell’italiano in vacanza negli anni sessanta è anche quel capolavoro di satira e di intelligenza che è Il sorpasso di Risi.
Questi film ambientati in estate sono stati spesso l’occasione per raccontare gli italiani alle prese con le vacanze, il benessere, i primi amori, le speranze, le passioni, i progetti.
Negli ultimi anni sempre meno sono diventati i film ambientati su spiagge, scogliere e assolati casolari di campagna (come quell’estate di metà degli anni novanta raccontata da Bernardo Bertolucci in Io ballo da sola).
Ci si potrebbe chiedere come mai i nostri registi di commedie non scelgano più situazioni consolidate dalle quali far sgorgare una risata.
I torridi mesi estivi che ci siamo lasciati alle spalle ci consegnano qualche spunto per una possibile risposta.
In TV, sulle spiagge, anche dai luoghi di villeggiatura più blasonati e radical abbiamo sentito trapelare umori e opinioni che fino a qualche anno fa sarebbero stati incredibili. Discoteche clandestine, rave improvvisati, proteste contro tutto e tutte le regole, fino ad arrivare alle dichiarazioni, velate o meno, di fronte all’accoglienza di profughi arrivati sulle nostre coste con i segni tangibili delle torture subite in quei paesi che vorremmo utilizzare come cerniera per non vedere e per non sentire.
Parole che hanno suscitato la riprovazione del Capo dello Stato.
Questo negli stessi giorni in cui si assiste alla gara di solidarietà per accogliere i civili afghani in fuga dai talebani. Meritoria, lo diciamo senza alcun dubbio. Ma perché la stessa vis solidaristica non si scatena anche nei confronti di quei profughi che non solo sono scappati da situazioni economiche e sociali altrettanto terribili ma hanno anche subito strada facendo maltrattamenti e torture indicibili?
L’Italia delle riaperture, del divertimento che sarebbe dovuto essere cauto e intelligente, si è rivelata un paese sempre più feroce, privo di scrupoli, sfrenatamente individualista.
Lo scenario di questi mesi ci consegna una situazione sempre più incrudelita, le nostre città posti sempre meno ospitali per i più deboli, i bambini, i disabili, gli anziani. I parchi giochi per i più piccoli sono avvolti dal fetore dei cassonetti perché si preferisce piazzarli qui anziché in prossimità delle attività commerciali, come accade a Roma.
In questo scenario si capisce quanto poco spazio ci sia per la risata spensierata, per lo sguardo sornione, la gaffe eclatante, ingredienti tipici di quel vecchio cinema balneare che oggi continuiamo a rivedere con nostalgia e rimpianto per un paese più ingenuo ma sicuramente più umano.