Non poco è lo spazio che abbiamo dedicato su queste pagine a CineKult, l’etichetta attraverso cui CGHV ha provveduto e continua a provvedere a riscoprire su supporto digitale titoli dimenticati o, semplicemente, sottovalutati dell’universo cinematografico di genere tricolore.
Quindi, se il lodevole lavoro svolto dalla label continua ad andare avanti, ci sembra giusto proseguire a parlarne; tanto più che sforna un nuovo trittico per tutti gli appassionati di cinema bis che si rispettino.
Cominciamo con Svezia inferno e paradiso (1968) di Luigi Scattini, mondo-movie che – pensato dal regista dopo aver letto l’omonimo libro scritto nel 1967 da Enrico Altavilla – si presenta nelle vesti di reportage sugli usi e costumi di quello che, all’epoca, appariva quale più emancipato dei Paesi del Nord Europa. Un Paese che rappresentava per gli italiani (soprattutto per i giovani) il mito, dove tutto sembrava perfetto, dalla libertà dei costumi sessuali all’emancipazione femminile, dall’equità del fisco ai servizi assistenziali; ma, allo stesso tempo, un mondo in cui la raggelante condizione di solitudine dell’individuo induceva moltissimi giovani al suicidio. Paradiso e inferno, appunto, raccontati dalla voce di Enrico Maria Salerno attraverso un viaggio immerso nelle contraddizioni della nazione in cui la parola “proibito” non sembrava esistere. Un viaggio che, per la prima volta in dvd, CineKult fornisce di contenuti speciali costituiti da trailer e Luigi Scattini: Realtà rubata, ovvero un’intervista di circa 23 minuti a Gerardo Amato – che interpretò diversi film di Scattini – e Monica Scattini, figlia del regista, nonché attrice in molte commedie nostrane.
Si ride non poco, invece, con Alex l’ariete (2000) di Damiano Damiani, scritto dal fulciano Dardano Sacchetti e di sicuro classificabile nella categoria che gli americani chiamano “So bad it’s good”, costituita dalle pellicole talmente brutte da risultare divertenti (non a caso, la defunta rivista Amarcord lo definì “Il migliore scult movie di ogni tempo”).
Già, perché, al di là della non disprezzabile fattura delle sequenze d’azione, è impossibile non sprofondare sane risate nell’ascoltare battute da machismo reaganiano alla Arnold Schwarzenegger pronunciate con accento romagnolo dall’inespressivo campione di sci Alberto Tomba nei panni di un componente di un nucleo speciale dei carabinieri, incaricato di scortare fin dal giudice una giovane Michelle Hunziker, testimone di un omicidio. Con un ricco cast comprendente, tra gli altri, Orso Maria Guerrini, Ramona Badescu, il cascatore Giovanni Cianfriglia e il compianto Tony”La cavalcata dei morti senza occhi”Kendall; oltre allo stunt Ottaviano Dell’Acqua, il quale ripercorre la sua carriera, con divertenti aneddoti, attraverso l’intervista che rappresenta l’unico extra del disco.
Tutt’altro che povero di contenuti speciali, al contrario, è Baba Yaga (1973) di Corrado Farina, ovvero il lungometraggio attraverso cui, con il cantautore Franco Battiato in una breve apparizione e oltre dieci anni di anticipo rispetto alla serie televisiva interpretata da Demetra Hampton, si è provveduto a portare sullo schermo la Valentina protagonista dei fumetti di Guido Crepax.
Infatti, la torbida vicenda della sexy fotografa milanese – qui con le fattezze di Isabelle De Funès, nipote del grande comico Louis – che finisce nelle grinfie di una strega guardiana degli inferi innamoratasi di lei e incarnata da Carrol”Il gigante”Baker, non solo viene proposta per la prima volta nel montaggio lungo voluto dal regista, ma, addirittura, in una ricca edizione a doppio disco.
Il primo contenente, insieme al film, un’intervista di 38 minuti al regista e i tre documentari sui fumetti Freud a fumetti (1970), Caro e Corrierino (1971) e Fumettophobia (1973); mentre nel secondo si spazia da otto cortometraggi amatoriali realizzati in 8 millimetri da Farina allo short industriale Alfa 75 (1985), passando per i documentari I tarli (1970), Salgari della nostra infanzia (1971), Di città si muore (1972) e C’erano una volta Stanlio e Ollio (1979).