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Mario Martone: la filmografia

Mario Martone è tra i pochi registi in Italia, e non solo, capace di realizzare un travaso continuo di materiale narrativo e modalità stilistiche tra attività teatrale e cinematografica.

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Con il suo ultimo film Qui rido io, Mario Martone sarà presente alla 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

Mario Martone è tra i pochi registi in Italia, e non solo, capace di realizzare un travaso continuo di materiale narrativo e modalità stilistiche tra attività teatrale e cinematografica. È un vero artista Fluxus, le sue opere hanno la finalità di creare un nuovo linguaggio artistico, con l’obiettivo di abbattere ogni steccato tra le varie discipline e fondere l’universo teatrale con quello cinematografico e viceversa.

Il teatro e il cinema

Nato a Napoli il 20 novembre 1959, frequenta la facoltà di Lettere e Filosofia a Salerno e successivamente, a Bologna, il corso di laurea in Discipline dell’arte, della musica e dello spettacolo.

Negli anni ‘70, inizia a Napoli la sua carriera teatrale, con un costante lavoro di sperimentazione e innovazione. Sviluppa un procedimento di costruzione drammaturgica molto vicino alle modalità del cinema. Ciò è evidente già nel 1982, con Tango glaciale, spettacolo prodotto con il gruppo Falso Movimento.

Mario Martone - Pav

L’opera è un richiamo al cinema di Wim Wenders, ma la sua sperimentazione drammaturgica, con un esito estremo e barocco, raggiunge l’apice nel 1986, con Ritorno ad Alphaville, ispirato al film Alphaville di Jean Luc Godard.

“Ho cominciato giovanissimo, a diciassette anni, nel clima del teatro d’avanguardia. A Napoli c’era un teatro di cantina, si definivano così a quel tempo i teatri off, che si chiamavano Spazio Libero, era un po’ l’equivalente del Beat 72 di Roma”.

Nel 1987, Mario Martone promuove a Napoli la nascita di Teatri Uniti, una compagnia che coinvolge due esponenti dell’avanguardia teatrale, come Toni Servillo e Antonio Neiwiller. Teatri Uniti diviene per il regista la base per il naturale passaggio al cinema.

Nel 1992, arriva l’esordio cinematografico con Morte di un matematico napoletano. Il film si scompone tra un disagio esistenziale e la metafora della città di Napoli, colta sul finire degli anni ‘50.

Il rapporto con la sua Napoli

“Morte di un matematico napoletano è ambientato nel 1959, Le mani sulla città di Francesco Rosi è del 1960. Se si dovesse comporre una specie di cronologia immaginaria del cinema a Napoli, questi due titoli si susseguono”.

Il giovane favoloso: il regista Mario Martone sul set del film: 380263 - Movieplayer.it

È, appunto, la città di Napoli che ricopre un ruolo fondamentale nella sua filmografia. Il regista, però, in più di un’occasione ha ricordato come non tutti i suoi film siano interamente ambientati nella città partenopea.

Per esempio, in Giovane favoloso è molto importante la parte napoletana, ma lo stesso regista è stato affascinato nel raccontare il Leopardi nella sua Recanati e poi a Firenze.

Ad ogni modo anche in L’amore molesto, suo secondo film, Napoli è lì sullo sfondo, simbolo del disagio e della ricerca d’identità perduta.

La città poi assume i connotati onirici in La salita, episodio del film collettivo I vesuviani, dove Napoli diventa l’allegoria delle speranze e timori della comunità umana.

E poi c’è Teatro di guerra, in cui si realizza un parallelismo tra Napoli e Sarajevo, che rimanda alla Tebe classica, ma con riferimenti a un’attualità crudele.

Ma quella di Mario Martone non è una Napoli ridente, incantata e grottesca, piuttosto ricorda la città descritta da Anna Maria Ortese:

“… Livida come una donna da trivio sorpresa da un subitaneo apparire della ragione”.

Imaginaria: 'La salita' regia Mario Martone, episodio da 'I vesuviani' 1997

Ma il legame viscerale che lega il regista alla sua città viene espresso molto prima dal suo esordio cinematografico. Esso emerge con prepotenza anche nella produzione teatrale. Per esempio in opere come Rasoi, che d’altronde, per certi versi, può essere considerato il primo esperimento teatrale di cinematografia del regista.

Come sottolinea Tullio Masoni, con Rasoi e successivamente con Morte di un matematico napoletano, Mario Mortone sembra chiedere di rivedere una città e la storia della sua cultura capace di rinnovarsi e incarnare la verità di un sud che non smette di essere un laboratorio universale.

“Napoli è una città dall’enorme vitalità culturale e artistica. Non dimentichiamo che negli anni ‘90 abbiamo impiantato e inventato un cinema indipendente anche nelle sue forme produttive. Mentre io giravo Morte di un matematico napoletano, c’era Antonio Capuano che realizzava Vito e gli altri, Pappi Corsicato che faceva Libera e da lì via via sono venuti tutti…”.

Il rapporto di Mario Martone con Napoli proseguirà anche con il suo prossimo film. Apprendiamo, infatti, da Ilaria Urbani su la Repubblica, che il regista girerà il suo prossimo film, intitolato Nostalgia, al Rione Sanità.

Teatri Uniti con Servillo e Neiwller

“Ho dato vita a vari gruppi teatrali. Falso movimento nasce nel 1972, inutile dire dal nome, che era un omaggio alla pellicola di Wim Wenders”.

Già con il suo primo lungometraggio, Mario Martone mostra il suo debito nei confronti del teatro.

Il percorso artistico del regista napoletano non può fare a meno, poi, di trovare dei punti di contatto con l’attività artistica e culturale di Luchino Visconti. Ma si possono fare dei confronti anche con figure più vicino a noi, come Gabriele Salvatores.

Il premio Oscar, infatti, aveva cominciato la sua carriera con la fondazione del Teatro d’Elfo, realizzando il suo primo film, Sogno di una notte d’estate (1983), portando sul grande schermo attori con una formazione teatrale.

Quasi un decennio dopo, Mario Martone intraprende lo stesso percorso, affida il ruolo di protagonista del suo primo lungometraggio a un attore come Carlo Cecchi.

Intervista ad Angelo Curti, della compagnia Teatri Uniti | Artribune

Il regista napoletano non abbandonerà mai il teatro, sua vera passione. Una tappa fondamentale della sua vita è, come detto, la fondazione del gruppo Teatri uniti, insieme a Toni Servillo e Antonio Neiwiller.

Teatri Uniti nasce a Napoli nel 1987, dall’unione di Falso Movimento, Teatro dei Mutamenti e Teatro Studio di Caserta.

“Con Toni eravamo coetanei e i nostri gruppi erano cugini, noi a Napoli e loro a Caserta. Fu così che proposi ai miei compagni di Falso Movimento e poi a Toni e Antonio di sciogliere i rispettivi gruppi, per formare un unico organico che si chiamasse Teatri Uniti”.

È il teatro, dunque, lo strumento principale dell’impegno espressivo di Mario Martone. La prassi teatrale, infatti, è visibile in tutti i suoi film, basti pensare a Noi credevamo, Il giovane favoloso e Il sindaco del rione Sanità.

L’attività teatrale di Mario Martone, prima con Falso Movimento e poi con Teatri Uniti, è costellata di successi e apprezzamenti da parte della critica. Giuseppe Bertolucci gridò al miracolo, dopo aver assistito a Tango glaciale.

“Stavamo costruendo il nostro alfabeto, facevamo reagire proiettori e registratori. Non volevamo avere nulla a che fare con il teatro tradizionale, volevamo costruire uno spettacolo secondo sequenze, con cose che al cinema o in un concerto sono impalpabili”.

L’obiettivo è fare cinema usando il teatro e scrivere di cinema. Un tentativo di lavorare senza una reale divisione di fronti, usando vari registri espressivi.

Dal 1999 al 2001, Mario Martone dirige il Teatro Stabile di Roma e anche questa volta non tradisce il suo approccio interdisciplinare. Realizza una radicale trasformazione della programmazione, mostrando molto interesse per le diverse discipline. È così che nasce il Teatro India, utilizzando vecchi edifici della fabbrica della Mra Lanza.

Nel 2007, invece, lavora per il Teatro Stabile di Torino, l’esperienza dura dieci anni e Mario Martone mette a punto una gamma espressiva che abbraccia il cinema, il teatro e la lirica.

È dall’attività con il Teatro Stabile di Torino che nascono due film, come Noi credevamo e Il giovane favoloso.

Morte di un matematico napoletano

Nel 1992, Mario Martone realizza Morte di un matematico napoletano. Il film, basato sulle vicende biografiche del matematico Renato Caccioppoli, vinse il Leone d’Argento, due David di Donatello e un Nastro d’argento.

Morte di un matematico napoletano, il film di esordio di Mario Martone - Taxidrivers.it

Napoli. Il professore Renato Caccioppoli, docente universitario di matematica pura, è un uomo disilluso e tormentato che vive gli ultimi giorni della sua vita. Nipote di Bakunin per parte di madre e reduce dall’ospedale psichiatrico, abbandonato dalla moglie, e divenuto estraneo ai suoi stessi compagni di partito del PCI e ai suoi collaboratori all’ateneo, vive la sua vita con disincantato distacco fino al suo ultimo atto, il suicidio.

Questo primo lungometraggio di Mario Martone viene prodotto da Teatri Uniti e tutti gli interpreti, da anni, collaborano con il regista.

“Ho voluto che il film avesse una produzione indipendente, che fosse Teatri Uniti, appunto a produrlo. Ero rimasto colpito dai racconti intorno a Renato Caccioppoli e volevo provare a raccontarlo, mi era subito venuto in mente un film”.

Per la sceneggiatura del film, Mario Martone si rivolse a Fabrizia Raimondino, la quale non aveva nessuna esperienza di scrittura cinematografica. Ma il regista la volle coinvolgere a tutti i costi, per la sua conoscenza diretta sui fatti e i tempi raccontati nel film.

Come ricorda Tullio Masoni, la Napoli, in questa opera prima, è quella di una tradizione filtrata dall’illuminante esperienza e dalla scrittura di Fabrizia Ramondino.

Il cast: Carlo Cecchi, Anna Bonaiuto, Toni Servillo, Antonio Neiwller, Licia Maglietta.

Leggi anche: Morte di un matematico napoletano, l’opera prima di Mario Martone

Renato Caccioppoli, il limite da superare_da Morte di un matematico napoletano – YouTube

L’amore molesto

L’amore molesto è il secondo lungometraggio di Mario Martone, realizzato nel 1995, basato sul romanzo omonimo di Elena Ferrante.

Amalia, moglie separata di un uomo che campa dipingendo quadri che vende ai mercatini, viene trovata morta. Indossa soltanto un reggiseno di pizzo rosa, troppo giovanile per lei. La figlia Delia, che da tempo ha lasciato la sua città, torna a Napoli per far luce sulla misteriosa morte. Cerca di ricostruire gli ultimi giorni della madre. Ripercorre la vita tormentata dalla gelosia del marito e si imbatte in uomini ambigui.

L'amore molesto” e i fantasmi dell'identità | Cinefilia Ritrovata | Il giornale della passione per il Cinema

Irene Bignardi in un suo articolo per la Repubblica apprezza molto L’amore molesto:

“Il film non ha affatto tradito le aspettative e dimostra come il regista si sia arricchito nello stile”.

Ancora una volta viene dedicata molta attenzione alla costruzione di una Napoli che diventa una testimonianza, un ritratto impressionante e un po’ affascinante, autentica per la cultura partenopea.

Con questo film, Mario Martone sembra chiamare in causa il grande Eduardo De Filippo. Nel 1945, il drammaturgo scrive Questi fantasmi!, presentando i suoi personaggi come anime. Anime in pena, che si muovano sul palcoscenico con melanconia e incompiutezza pirandelliana. Allo stesso modo sembrano caratterizzati i personaggi de L’amore molesto.

Il cast: Anna Bonaiuti, Angela Luce, Peppe Lanzetta, Gianni Cajafa, Licia Maglietta.

Leggi anche: L’amore molesto di Mario Martone per la prima volta disponibile nella versione restaurata e in alta definizione

Amore Molesto – Trailer – YouTube

Teatro di guerra

Teatro di guerra viene realizzato nel 1998 e presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes.

Da tre anni è in corso la guerra nell’ex Yugoslavia e, a Napoli, Leo inizia le prove di uno spettacolo teatrale che dovrebbe andare in scena a Sarajevo. La compagnia lavora in un teatro improvvisato nei quartieri spagnoli. Lo spettacolo è I sette contro Tebe, che parla di una guerra fratricida.

Proiezione del film “Teatro di guerra” | Carnet Verona : Carnet Verona

“Una guerra così vicina, dall’altro lato dell’Adriatico, ma era come se vi fosse una specie di vuoto. Era quello che mi interessava descrivere. E fu così che feci un film su una compagnia di attori, che in filigrana raccontava noi stessi, realizzato con tutti gli attori dei Teatri Uniti.”

In questo film Mario Martone realizza una serie di parallelismi, tutti finalizzati a evocare le atrocità della guerra. Il più evidente è senza dubbio il confronto tra Napoli e Sarajevo, la quale non viene mai mostrata, ma pesa sui personaggi e sul pubblico come un macigno.

Un altro interessante parallelismo si viene a creare tra teatro tradizionale o meglio dire istituzionale, rappresentato dall’attore Franco Turco, interpretato da Toni Servillo, e il teatro sperimentale, da cantina, rappresentato da Leo, interpretato da Andrea Renzi.

Il cast: Toni Servillo, Andrea Renzi, Anna Bonaiuto, Iaia Forte, Roberto De Franco.

Leggi anche: Teatro di guerra di Mario Martone in dvd e blu ray

L’odore del sangue

L’odore del sangue è un film del 2004, presentato nella sezione Quinzaine des Realisateurs al Festival di Cannes. Il lungometraggio è una trasposizione nei tempi odierni del romanzo omonimo di Goffredo Parise.

L'odore del sangue (2004) -

Carlo è diviso tra la moglie Silvia e la sua giovane amante Lù. L’uomo non tiene nascosta la sua relazione alla moglie, anzi accetta che Silvia possa avere degli amanti. Nel corso di una telefonata scopre così che un giovane la sta corteggiando. Da questo momento si farà raccontare nel dettaglio i loro incontri.

“Non mi piacciono le donne cosiddette limpide, rassicuranti, preferisco il cinema che azzarda, personaggi di donne tormentate, contraddittorie, ambigue”.

Sono le parole di Fanny Ardant, interprete di Silvia in L’odore del sangue.

Maria Pia Fusco su la Repubblica, ricorda che il film è tratto dal romanzo di Goffredo Parise, pubblicato 11 anni dopo la morte dello scrittore.

Oltre all’attrice francese, che interpreta magistralmente il proprio personaggio, il ruolo di protagonista maschile è affidato a Michele Placido, che, da anni, desiderava partecipare a un film di Mario Martone.

Il cast: Fanny Ardant, Michele Placido, Giovanna Giuliani, Sergio Tramonti, Francesco Scianna.

Leggi anche: Mario Martone: il cinema tra la poesia, la letteratura, il teatro e il dibattito culturale

L’odore del sangue – YouTube

Noi credevamo

Nel 2010, Mario Martone dirige Noi credevamo, sulla sceneggiatura dello stesso e di Giancarlo De Cataldo. Il film è liberamente ispirato alle vicende storiche realmente accadute e al romanzo omonimo di Anna Banti, è stato presentato alla Mostra di Venezia.

Noi credevamo? | Artribune

Tre ragazzi del sud, in seguito alla feroce repressione, maturano la decisione di affiliarsi alla Giovane Italia di Giuseppe Mazzini. Le vite di Domenico, Angelo e Salvatore verranno segnate tragicamente dalla loro missione di cospiratori e rivoluzionari. Sullo sfondo la storia della nascita del paese, dei conflitti implacabili tra i padri della patria.

Lo stile di Mario Martone, come si è ricordato più di una volta, nasce da un travaso continuo di diversi registri espressivi. Il teatro e il cinema si sovrappongono, si fondono in un’unica lingua universale. E questa caratteristica in Noi credevano è evidente e ha attirato l’attenzione di alcuni benpensanti, i quali hanno ritenuto il film confusionale, vicino ai classici sceneggiati televisivi.

Ma il vero intento del regista è di realizzare un’opera popolare, cioè comprensibile a tutti. Il riferimento è alcuni film dei fratelli Taviani, come Allosafan e San Michele aveva un gallo.

Noi credevamo è interessante anche per l’aspetto linguistico. Nei dialoghi, il registra utilizza l’italiano dell’Ottocento. Il suo obiettivo non è di attualizzare il risorgimento, piuttosto di farlo vivere nella nostra contemporaneità.

Il cast: Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Luigi Pisani, Andra Bosca, Toni Servillo, Luca Barbareschi

Leggi anche: Noi credevamo, il film in cui Mario Martone racconta il Risorgimento.

Trailer Noi credevamo (ITA) – YouTube

Il giovane favoloso

Nel 2014, Mario Martone realizza Il giovane favoloso, il film viene presentato alla 71° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica e vince il Premio Pasinetti e il Premio Vittorio Veneto consegnato a Elio Germano nei panni di Giacomo Leopardi.

Scusate il ritardo…la recensione la scrivo io!: IL GIOVANE FAVOLOSO | InformaGiovani Arezzo

Si tratta del racconto della breve vita dello scrittore e poeta Giacomo Leopardi, dalla Recanati della biblioteca paterna fino alla Napoli del colera e del Vesuvio. Intorno a lui si muovono la sua famiglia, il compagno di vita Antonio Ranieri, gli intellettuali del tempo, Fanny Targioni-Tozzetti (la donna per la quale si accese di passione) e, soprattutto, la sua scrittura fortemente autobiografica.

Nella recensione per Taxidrivers si ricorda come il regista ha utilizzato le numerose fonti del poeta per realizzare questo film, come l’epistolario, una vera opera letteraria, autonoma e assestante.

Il giovane favoloso non vuole filmare la poesia di Leopardi, che comunque non viene mai disgiunta da esso, piuttosto vuole raccontare di un’anima in conflitto con l’ambiente, il tempo e il corpo.

Roberto Saviano su L’Espresso sottolinea come Mario Martone abbia descritto un Leopardi lontano dai luoghi comuni sulla bruttezza e l’infelicità.

Il film ha trascinato il regista in una feroce polemica con Ernesto Galli della Loggia, il quale attaccò Mario Martone che aveva presentato il film al pubblico francese con le seguenti parole:

“Leopardi viene letto nelle nostre scuole, ma senza che se ne illustri lo spirito ribelle. Per un paese cattolico come l’Italia riconoscere che il poeta più grande era ateo non va bene”.

Il cast: Elio Germano, Michele Riondini, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis, Iaia Forte.

Leggi anche: “Il giovane favoloso”, Martone e il ’68

Il Giovane Favoloso Trailer Ufficiale (2014) – Elio Germano, Isabella Ragonese Movie HD – YouTube

Capri – Revolution

Nel 2018, Mario Martone realizza Capri – Revolution, presentato in concorso alla Mostra Internazionale d’arte Cinematografica.

Siamo nel 1914, l’Italia sta per entrare in guerra. Una comune di giovani nordeuropei ha trovato sull’isola di Capri il luogo ideale per la propria ricerca nella vita e nell’arte. Ma l’isola ha una sua propria e forte identità, che si incarna in una ragazza, una capraia il cui nome è Lucia. Il film narra l’incontro tra la giovane donna, la comune guidata da Seybu e il giovane medico del paese.

Capri-Revolution, trailer ufficiale del nuovo film di Mario Martone

Capri – Revolution è il terzo film storico realizzato da Mario Martone.

È un’opera attraversata da una stratificazione di significati, da quesiti filosofici, e sorretta da un’estetica raffinata, alla ricerca di una messa in scena rigorosa.

Il regista fa quasi volare Lucia, la fa salire e scendere sulle scarpate di Capri con la dimestichezza di una ninfa dei boschi. I personaggi e l’ambiente, d’altronde, sono avvolti in una sorta di verginità, per rendere una storia di rinascita, senza tempo, anche se contemporanea, come lo sono tutte le narrazioni di consapevolezza.

Molto interessante è la colonna sonora di Sacha e Philipp Thimm, vincitori del David di Donatello per la colonna sonora.

Con questo film, Mario Martone porta a compimento la sua meditazione sull’esistenza, producendo un film sugli effetti della Storia dell’uomo.

Il cast: Marianna Fontana, Antonio Folletto, Jenna Thiam, Gianluca Di Gennaro, Maximillian Dirr.

CAPRI REVOLUTION | Trailer del film di Mario Martone | Venezia 2018 – YouTube

Il sindaco del rione Sanità

Il sindaco del rione Sanità, viene realizzato nel 2019 ed è un adattamento in chiave moderno dell’omonima opera teatrale di Eduardo De Filippo. Il film è stato presentato alla Mostra Internazionale d’Arte cinematografica, ottenendo il Leoncino d’oro.

Il sindaco del Rione Sanità. La recensione - Sentieri Selvaggi

Antonio Barracano amministra le vicende del rione Sanità a Napoli come un “uomo d’onore” in un ribaltamento del sistema legalitario. Don Antonio si avvale dell’aiuto del medico Fabio Della Ragione che, con la sua opera, impedisce di portare alla conoscenza della legge i risultati dei regolamenti di conti che avvengono nel quartiere. La quotidianità della vita della Sanità si interrompe quando Barracano si scontra con Arturo Santaniello, ricco panettiere e arido padre dando origine a un conflitto destinato a un tragico finale.

“Ho messo in scena lo spettacolo del Sindaco del Rione Sanità su stimolo di questo gruppo che si chiama NEST di San Giovanni a Teduccio. Questi giovani straordinari attori, hanno occupato la palestra di una scuola abbandonata e ne hanno fatto un luogo di resistenza civile e artistica in una zona molto difficile”.

Questo film è l’ennesima conferma che in Mario Martone cinema e teatro vivono e si nutrono a vicenda.

I temi di Eduardo sono gli stessi del film. L’ignoranza che rende i cittadini vulnerabili di sopruso, la lealtà e il tradimento, la famiglia, la vendetta, il senso del dovere, il libero arbitrio e la necessità di interrompere la catena delle vendette e della violenza.

Il regista ricorda:

“Eduardo parla della Napoli di oggi, del conflitto fra le due città, quella perbene e quella criminale. Noi napoletani conosciamo bene quel rapporto, fatto a volte di abbracci ambigui e feroci”.

Il cast: Francesco Di Leva, Massimiliano Gallo, Roberto De Franceco, Adriano Pantaleo, Daniela Ioia.

Leggi anche: Da Il sindaco del rione Sanità ai David di Donatello. Intervista a Francesco Di Leva.

IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ – TRAILER – YouTube

Qui rido io

Qui rido io viene presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021, il 9 settembre.

Venezia 2021: Qui rido io con Toni Servillo, intervista al vincitore  annunciato

Agli inizi del Novecento, nella Napoli della Belle Époque, splendono i teatri e il cinematografo. Il grande attore comico Eduardo Scarpetta è il re del botteghino. Di umili origini, si è affermato grazie alle sue commedie e alla maschera di Felice Sciosciammocca.

Il teatro è la sua vita e, attorno a questo, gravita anche tutta la sua singolare famiglia, composta da mogli, compagne, amanti, figli legittimi e illegittimi, tra cui Titina, Eduardo e Peppino De Filippo. Nel 1904, al culmine del successo, Scarpetta si concede un pericoloso azzardo: realizza la parodia de La figlia di Iorio, tragedia del più grande poeta italiano del tempo, Gabriele D’Annunzio.

La sera del debutto in teatro si scatena un putiferio: la commedia viene interrotta tra urla e fischi e Scarpetta finisce con l’essere denunciato per plagio dallo stesso D’Annunzio. Inizia così la prima storica causa sul diritto d’autore in Italia.

Gli anni del processo saranno logoranti per lui e per tutta la sua famiglia. Tutto nella vita di Scarpetta sembra andare in frantumi, ma lui, con un numero da grande attore, saprà sfidare il destino e vincere la sua ultima partita.

Una pagina di storia che, però, come sempre in passato, serve per restituire un’opera portentosa con un’incredibile potenza evocatrice e affabulatoria che scaturisce dal protagonista principale. Scarpetta è energia, è vitalità, entra ed esce dalla scena senza soluzione di continuità.

Ma quello che interessa lo sguardo di Martone, aiutato da Toni Servillo letteralmente gigantesco, è la frattura, l’incrinatura che si crea nell’uomo in quel momento, centrale drammaturgicamente, che è il processo per plagio intentatogli da Gabriele D’Annunzio.

Il cast: Toni Servillo, Maria Nazionale, Cristiana Dell’Anna, Antonia Truppa, Eduardo Scarpetta

QUI RIDO IO di Mario Martone (2021) – TRAILER UFFICIALE HD – YouTube

Leggi anche: Qui Rido Io’ la recensione del nuovo film di Mario Martone a Venezia 78

Mario Martone e Pier Paolo Pasolini

Il teatro è senz’altro il motore principale del pensiero artistico di Mario Martone e il suo cinema se ne nutre. Ma i suoi film non sono per nulla statici.

Il regista, già con Morte di un matematico napoletano, dimostra di possedere una notevole confidenza con la macchina da presa e sfrutta al meglio il linguaggio cinematografico, che poi manipola con i suoi lavori sul palcoscenico.

Nel suo cinema è presente una costante che lo accomuna ai grandi cineasti del nuovo cinema d’autore europeo.

Il suo Renato Caccioppoli, la Lucia di Capri – Revolution, il Sindaco dell’episodio La salita, il Leopardi di Il giovane favoloso e la Delia de L’amore molesto sono in perenne cammino.

Per questa loro caratteristica di personaggi di Mario Martone ricordano il gruppo “bunueliano” de Il fascino discreto della borghesia. Ma soprattutto i protagonisti del cinema di Pier Paolo Pasolini, come avviene in L’accattone e Mamma Roma.

Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini - Recensione | Pier Paolo Pasolini

Lo stesso regista napoletano ricorda lo scrittore de I ragazzi di vita in questo modo:

“Si potrebbe dire che Pasolini è l’unico dei vecchi maestri ancora vivo. Rossellini, Fellini e Visconti sono dei classici, Pasolini, invece, non è un classico è un regista vivo tutt’ora, un uomo vivo”.

Per Mario Martone è impossibile non misurarsi con Pier Paolo Pasolini. Ogni regista che vuole filmare, raccontare e analizzare il corpo dell’Italia deve confrontarsi con lo scrittore bolognese.

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