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‘In another country’ Tre delicati ritratti femminili

Isabelle Huppert in un triplica ruolo per una pellicola alla Rohmer. Su Mubi

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In another country è un film del 2012 diretto dall’apprezzato regista sud coreano Hong Sang Soo, con protagonista Isabelle Huppert.

La pellicola è stata presentata al festival di Cannes nello stesso anno.
E’ disponibile sulla piattaforma MUBI dal 22 agosto.

In another country – La trama

A seguito di un problema familiare non ben precisato, una ragazza inizia a scrivere una sceneggiatura. Quello che realizza sono tre distinti racconti con la stessa protagonista, Anne. La donna, giunta in Corea dall’Occidente, pur avendo lo stesso nome non è esattamente lo stesso personaggio.
Nel primo caso è una famosa e apprezzata regista, nel secondo è una ricca casalinga moglie del vicepresidente di una grossa ditta, nel terzo una donna abbandonata dal marito per un’altra.
Tutte e tre le donne sono alle prese con un incontro fortuito con un bagnino sulla spiaggia, che scatenerà reazioni ed emozioni nuove in loro.

Una splendida Isabelle Huppert alle prese con tre donne uguali ma diverse

Isabelle Huppert è la protagonista assoluta di questo delicato lungometraggio in cui lei interpreta le tre Anne nate dalla penna della ragazza vista nella sequenza iniziale.

Il film assume, quindi, i tratti di uno squisito gioco letterario in cui l’autrice si diverte a mantenere elementi in comune lasciando però delle evidenti differenze.

Assistiamo, dunque, all’effettiva messa in scena dei racconti della ragazza, che poi sono quelli del regista stesso.

In ogni episodio la Huppert tratteggia con sapiente maestria un personaggio che, da una parte,  ha punti di contatto con la protagonista degli altri e dall’altra se ne distanzia per alcuni aspetti.

Tre donne a confronto

Nel primo episodio Anne è una donna risoluta e indipendente e l’infatuazione per il bagnino viene da lei gestita in maniera adulta, discreta. Nel finale, invece, si comporterà in modo tenero e quasi fanciullesco, in contrasto con la personalità che ci era stata presentata inizialmente.
La Anne del secondo episodio viene descritta brevemente come la “moglie di”, pertanto, è presente l’elemento della dipendenza, e di conseguenza un carattere decisamente meno autonomo della prima Anne.
La donna è invischiata in una relazione clandestina con un regista del luogo e l’incontro con il  bagnino rivelerà un atteggiamento lascivo e spensierato nell’espressione del proprio sentimento.
Nel terzo capitolo Anne è invece una donna tormentata, scossa dall’abbandono del marito. L’episodio è caratterizzato da un’atmosfera contemplativa e riflessiva che ricorda “Il raggio verde”, film del 1986 di Eric Rohmer. Qui assistiamo alle tresche della donna, che sembrano più un goffo tentativo di reagire al tradimento del marito che una reale infatuazione per gli uomini in questione.

La Huppert cattura l’essenza delle tre donne e riesce a restituire in maniera lucida e significativa questi tre caratteri con le loro rispettive peculiarità.
Postura, modo di camminare, linguaggio del corpo, tono di voce sono alcuni degli elementi che rendono queste donne uniche e ben differenziate. Non c’è bisogno, pertanto, di ricorrere ad artifici invasivi di trucco e parrucco.

Tre mondi finemente interconnessi tra di loro

La location del film è la medesima per tutti gli episodi: una località della Corea del Sud a ridosso del mare.

In particolare, i luoghi dove si svolge la narrazione dei tre racconti sono la residenza di Anne, il parco dove soggiorna il bagnino e la spiaggia.
La cosa interessante del film è la presenza di elementi che, per quanto si tratti di tre racconti diversi, ritornano e rendono questo mondo un luogo unitario. Vi sono addirittura particolari di un racconto che si riflettono e vanno a incidere su un altro, ma non viene mai esplicitato e chiarificato questo aspetto.

Tutto ciò dona alla pellicola un sottile velo di mistero che rende la visione stimolante e proattiva.
Mentre scorrono i titoli di coda non si può far altro, dunque, che ripercorrere a ritroso i racconti e divertirsi a trovare collegamenti e punti di contatto tra i tre episodi.

Una regia misurata e ispirata

Il cinema di Hong Sang Soo è un cinema parlato, fatto di dialoghi e di interazioni umane alla ricerca costante della verità e del realismo più cristallino.

Quello che il regista ha appreso, avendo fatto tesoro del cinema del maestro Eric Rohmer, è che, rispetto a chi parla, durante i dialoghi è ugualmente importante chi ascolta, chi reagisce. Il dialogo è fatto da più persone, pertanto ognuna di esse viene in ogni momento influenzata da qualsiasi elemento del discorso si tratti.

Riflettono dunque, metabolizzano, rielaborano. Tutto ciò dona alle scene, e in generale a tutti i film del regista coreano, un alto interesse e stimolo nel rivederli. Questo per dare la possibilità di concentrare la propria attenzione ogni volta su un personaggio diverso e per coglierne ogni sfumatura più piccola.

La regia è spesso composta da piani sequenza per accentuare il senso di realismo e non interrompere la continuità. La macchina da presa si mantiene sempre a una distanza rispettosa e raramente fa uso di primi piani e dettagli. Si preferisce lasciare ogni elemento nel suo insieme all’interno del fotogramma, sempre ricco di elementi di interesse.
La fotografia usa toni delicati quasi pastello, rendendo questo paesaggio costiero suggestivo e accogliente. Le musiche sono usate in modo misurato e sapiente, spesso per chiudere gli episodi o accentuare passaggi chiave nelle vicende di Anne.

In another country è un film delizioso che gioca con lo spettatore rendendolo partecipe attivo delle vicende narrate.

Isabelle Huppert regge con maestria un triplice ruolo in cui mette in risalto le sue doti da caratterista. Il tutto con una regia morbida e curata che conferma come  Hong Sang Soo sia uno dei registi coreani più interessanti del ventunesimo secolo e uno degli eredi spirituali del maestro Rohmer.

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