La storia, in parallelo, di Clemente Russo e Domenico “Mirko” Valentino è al centro di O’ Cumpagn Mij, di Matteo Dell’Angelo e Camillo Cutolo. Il documentario, che racconta un momento ben preciso dei due atleti, in prossimità delle Olimpiadi di Rio del 2016, sarà disponibile su Prime Video dal 23 luglio grazie a Europictures. Per spiegare meglio il film abbiamo fatto qualche domanda a Matteo Dell’Angelo.
La scelta di O’ Cumpagn Mij per Matteo Dell’Angelo
Com’è nata l’idea diO’ Cumpagn Mij?
È stato un incontro, anzi una serie di incontri. Mentre stavamo girando una pubblicità per una piccola palestra di Caserta abbiamo conosciuto Clemente Russo che si stava preparando per la sua quarta Olimpiade e sembrava deciso a vincere. A fine set, dopo aver finito di girare la pubblicità, chiacchierando davanti a una pizza, abbiamo proposto, quasi per scherzo, a Clemente di seguirlo a Rio. Lui accettò subito. Una settimana dopo, con la stessa attrezzatura con cui avevamo girato la pubblicità, partimmo per un torneo nella Repubblica Ceca, dove girammo la prima scena del film.
È stato in quell’occasione che abbiamo conosciuto Mirko Valentino. Dopo il suo incontro, dal quale, a differenza di Clemente, uscì sconfitto, andammo a mangiare qualcosa. Si respirava un’aria pesante e Mirko era molto triste. Quella notte si instaurò un forte legame tra noi. All’improvviso per lui, ma anche per me, scomparve l’idea di andare a Rio e si prospettò una torrida estate a Marcianise. Seguii, quindi, il mio istinto e mi organizzai per mandare qualcun altro a Rio con Clemente.
Non sapevamo a cosa andavamo incontro, ma sentivamo che volevamo essere lì con loro, sentivamo che in qualunque modo fossero andate le cose, avrebbero avuto molto da insegnarci. E alla fine è stato proprio così perché, per me, questo non è un film solo sull’amicizia, ma sul riscatto e la capacità dell’uomo di navigare il flusso della vita.
Non era scontato che voi poteste realizzare un film strutturato in questo modo con due personaggi uniti, ma contrapposti dopo l’esito delle qualificazioni. Anche perché è proprio la storia che non potevate prevedere in nessun modo.
Sì, è vero. E da qui è nata una forte amicizia. Io sono ancora amico di Mirko e Clemente. Ed è una delle cose più belle di questo film: il fatto che sono entrati nella mia vita nuovi amici
La realizzazione per Matteo Dell’Angelo di O’ Cumpagn Mij
Com’è stato seguire i due protagonisti continuamente? Hai detto che sono stati fin da subito favorevoli, ma come hanno reagito poi durante le riprese?
Si può dire che è stato un processo in continuo divenire. Clemente è più abituato alle telecamere, ma, al tempo stesso, è stato più difficile trovare un’intimità. Mirko talvolta si dimenticava della nostra presenza. Questo anche perché, alla base di tutto, c’era il nostro rapporto umano. Prima di girare parlavamo, chiacchieravamo, spesso bevevamo insieme. Ed è anche per questo che siamo riusciti a cogliere situazioni così intime.
A tal proposito volevo chiederti com’è stato, nella pratica, girare O’ Cumpagn Mij per Matteo Dell’Angelo e non solo. O meglio riflettere con te sul fatto che, secondo me, siete riusciti a unire due aspetti “contrastanti”. Da una parte, come hai detto, si nota questa invisibilità e spontaneità dei personaggi nei confronti della telecamera (quasi mai i personaggi si rivolgono direttamente a voi, come invece succede in molti documentari). Dall’altra parte, però, la vostra presenza si percepisce anche grazie al modo di riprendere, che va a seguire veramente da vicino i personaggi. Come hanno reagito i protagonisti a questo?
Sono contento di quello che mi dici perché alla fine eravamo un po’ all’arrembaggio. Avevamo solo la camera in mano, senza neanche un microfono. Il nostro compositore AlessandroDi Maio ha fatto dei miracoli in post-produzione. Infatti è un film indipendente, autoprodotto, filmato tutto di getto. Ed è stato molto bello che il maestro Avitabile ci abbia concesso le musiche e anche che Lucy De Crescenzo di Europictures ci abbia dato la possibilità di distribuirlo. Noi non stavamo riuscendo a farlo uscire perché è così indipendente che non aveva canali. Dobbiamo, quindi, ringraziare il sostegno di certe persone che hanno creato un effetto domino che ci ha permesso di arrivare fino a qui.
Il primo a darci fiducia è stato il Danno di Colle Der Fomento che ci ha dato il permesso di usare la sua musica. Questo ci ha dato la fiducia di provare a contattare il Maestro Avitabile che, a sua volta, ci ha aperto le porte e sostenuto. A quel punto ci sentivamo in obbligo verso tutte queste persone che avevano avuto fiducia in noi a spingere fino all’ultimo per trovare il modo di far uscire il film e qui è entrata in scena LucyDe Crescenzo che ha messo tutte queste cose insieme e ci ha proposto un accordo di distribuzione.
È stato un film aiutato da persone e non dalle istituzioni, questo significa indipendente per me. Questo film ci ha insegnato il valore della collaborazione. Quindi ci tengo a ringraziare: Danno del Colle der Fomento, Enzo Avitabile, LucyDe Crescenzo che ci hanno aperto tutte le porte. Il film è iniziato nel 2016 e forse ora è uno dei momenti migliori per farlo uscire. A volte ci vuole anche fortuna.
Musica e voce fuori campo
A proposito di Avitabile una cosa che mi ha colpito molto del film, dal punto di vista “tecnico” è la musica che sottolinea i momenti in cui sono protagonisti Clemente Russo e Mirko Valentino, ma racconta anche Rio, dove erano ambientate le olimpiadi, e sottolinea lo stile di vita in parallelo a quello di Marcianise. Ha una connotazione particolare questa scelta?
La musica di Enzo Avitabile è un commento perfetto. Un esempio a tal proposito è la prima canzone Abbi pietà di noi dove, con poche parole, il maestro Avitabile descrive tutto il contesto nel quale i nostri protagonisti sono nati e cresciuti. Sentivo che non stavamo contestualizzando abbastanza la difficoltà di quella terra che conosciamo per quello che è successo e che succede. Questa canzone, invece, con pochissime parole dice tutto.
Inoltre sono onorato di poter dire che sabato 24 luglio ci sarà la prima presentazione romana del film a Villa Ada che verrà proiettato prima del concerto di Avitabile. Andremo poi sul palco a presentarlo. Ci sarà Valentino, Avitabile e noi registi.
Da cosa è nata l’idea della voce fuori campo che narra la storia e spiega ciò che sembra, solo apparentemente, incomprensibile?
In realtà abbiamo venti versioni diverse del film. La prima era una versione senza voce fuori campo, ed era molto più difficile da seguire. Noi sentivamo che c’erano delle cose non dette. Quindi abbiamo trovato il modo di coinvolgere Biagio Forestieri, un grande attore che ci ha aiutato a spiegare meglio il film. Sapevamo che era un film da piattaforma e ci venne in mente che forse, proprio per le piattaforme, c’era bisogno di una voce.
I temi di O’ Cumpagn Mij
Dal punto di vista delle tematiche, invece, un po’ dal titolo e un po’ in generale, si potrebbe dire che il tema fondamentale è quello dell’amicizia. Ma io ci ho visto anche grande forza di volontà e la consapevolezza di prendere in mano la propria vita. Non a caso anche nella locandina, oltre a contrapporre i due atleti con quello che si può definire il proprio alter ego, c’è anche scritto “la sconfitta più grande: dubitare di sé stessi”.
Questo perché è davvero così, non ci sono nemici se non noi stessi nella nostra mente.
Mi è piaciuto il fatto che nonostante aveste potuto fermare il film molto prima, avete deciso di continuare proprio per lanciare un messaggio positivo. Ed è interessante il fatto che la storia si riavvolge “fisicamente”, come se fosse stata solo una parentesi.
Certo perché la vita è proprio così: un ciclo dove uno scende e poi sale dopo aver imparato cose nuove.
Un film in due e nuove prospettive per Matteo Dell’Angelo
Com’è stato girare in due? Eravate in luoghi diversi, ma com’è stato collaborare dal punto di vista registico?
Con Camillo Cutolo ci siamo spesso scambiati idee e abbiamo lavorato insieme confrontandoci. La nostra produzione, la Palzom Films, è una piccola produzione e ha finanziato tutto. Io, essendo autodidatta, ho sempre dovuto procacciarmi il progetto vestendo questo doppio ruolo di regista e produttore, nel senso che, dall’inizio alla fine, da quando viene l’idea fino a quando non trovo la distribuzione, sono coinvolto in prima persona. Anche il cinema è collaborazione e poter lavorare in team è una cosa bellissima.
Adesso ho Matteo Maglietti al mio fianco e la nostra produzione comincia ad avere sempre più professionalità. E quindi il set è un momento dove tante persone diverse si concentrano insieme su una cosa ed è quasi un rituale.
Parlando di set, dopo O’ Cumpagn Mij Matteo Dell’Angelo sta già preparando qualcosa? Si può anticipare qualcosa?
Ho girato un altro documentario sui clochard di Roma che vivono tra Trastevere e San Pietro durante la pandemia. Si intitola Tutta mia la città e, di nuovo, è un prodotto frutto di una collaborazione che ho girato con KarenDi Porto. Sono entrato nella vita di persone che hanno meno possibilità di rivalsa e riscatto. La strada è anche un luogo oscuro della propria mente. Stiamo lavorando a questo progetto e, ancora una volta, grazie al cinema ci sono stati incontri importanti. Anche questa volta sto collaborando con il Danno per le musiche.
Si può dire, quindi, che alcuni temi ritornano, come la rivalsa e il riprendere in mano la propria vita.
Sicuramente c’è l’essere umano come filo conduttore tra O’ Cumpagn Mij e questo nuovo progetto. Ma anche la mente umana, che mi interessa molto come tema di riflessione.
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