‘Mile 22’ action thriller distrutto dalla critica e amato dal pubblico Netflix
La pellicola di Peter Berg, a suo tempo altamente criticata dal punto di vista direttoriale, è in attesa di un sequel, annunciato troppo presto e che non si sa se verrà mai portato a termine.
Netflix propone in questi giorni Mile 22 (2018), un action thriller dal ritmo veloce ed imprevedibile ricco di esplosioni, sparatorie ed inseguimenti, condito da patriottismo e desiderio di vendetta. L’agile regia di Peter Berg e la decisa presenza scenica di Mark Wahlberg e John Malkovich nel cast rappresentano divertimento assicurato, per chi apprezza al cinema gli intrighi e i colpi di scena del controspionaggio trasversale di doppio e triplogiochisti.
Operazione Red Zone
Un selezionato gruppo di agenti della CIA, altamente addestrato e completamente votato al patriottismo americano, quando necessario, agisce nel completo anonimato prendendo parte ad operazioni segrete, classificate come Red Zone. Diretti da James Bishop (John Malkovich), in arte Madre, che li dirige dal quartier generale operativo della missione dislocato in località segreta, il gruppo conta sul granitico James Silva (Mark Wahlberg), l’inarrestabile Alice (Lauren Cohan), la coraggiosa Sam (Ronda Rousey) e l’indomito Doug (Carlo Alban).
Da una scena del film, Jimmy Silva/Child 1 (Mark Wahlberg) protegge il “pacco” Li Noor (Iko Uwais) dall’assalto delle forze locali, che lo vogliono sotto custodia ritenendolo un traditore.
La missione
La missione del team è portare in salvo il “pacco” Li Noor (Iko Uwais), informatore compromesso richiedente asilo in cambio di informazioni su una grande quantità di cesio-139, rubato per la creazione di bombe sporche. La destinazione è un aeroporto, che dista 22 miglia dall’ambasciata americana localizzata ad Indocaar City, fittizia città nel sud-est asiatico. Da questo il Mile 22 del titolo del film.
Il nemico è ovunque. Nessuno è chi dice di essere. Durante il lungo trangitto, che li porta alla base di Ramstein in Germania, molte vittime cadono, infiniti caricatori sono svuotati lungo le strade della città, sparatorie, inseguimenti e scambi di veicoli si susseguono, mentre qualcuno osserva dall’alto quanto succede tirando le fila degli eventi.
Da una scena del film, Li Noor (Iko Uwais) ed Alice (Lauren Cohan) fuggono durante un attacco subito in un centro residenziale dove si erano rifugiati.
Il significato di essere madre
L’intrigo nasce dalla morte del figlio diciottenne d’un alto funzionario russo ucciso proprio durante un’operazione Red Zone. Il desiderio di vendetta di questa madre innesca la violenza sul grande schermo. Tuttavia, il significato di essere madre nel film è diversificato. Una madre può essere tenera ed affettuosa, ma anche gelosa ed arrabbiata, autoritaria, ma non autorevole.
Alice è la madre a distanza, che parla al telefono ogni giorno con la figlia. Si infuria con l’ex-marito Luke (Peter Berg stesso), che la fa sentire genitore inadeguato e per questo rimpiazzabile dalla sua nuova compagna Diane. Gelosa, la donna esprime tutta la sua rabbia e frustrazione distruggendo cellulari a raffica. Ma Alice è invece chiaramente dotata di un istinto materno protettivo. Non esita a difendere con il proprio corpo una bimba qualunque intrappolata nella zona dello scontro. Tuttavia, per essere madri, bisogna esserci nella vita dei propri figli e lei non può esserci. Mai. Purtroppo.
Bishop, che la squadra chiama Madre, invece, c’è sempre. Ma come Alice è lontana. Impartisce ordini ai suoi agenti chiamandoli Child 1, 2, 3 e 4, da una posizione segreta. Per i “figli”, Madre è una sicurezza. Essi fanno sempre capo a “lei”, ma quasi mai ne seguono consigli e direttive. Madre è un “genitore” destinato a fallire per mancanza di autorità data l’effettiva lontananza geografica dalla progenie. Ciò sta a significare, che la presenza nella vita di un figlio non basta. Bisogna stargli vicino, anche fisicamente, per assisterlo al meglio.
Il film, così criticato sotto il profilo tecnico, è degno di nota proprio per la sottile lettura del difficile rapporto tra una madre e suo figlio, quando questi sono separati per cause di forza maggiore. Il film va visto per questo.
Da una scena del film, Bishop/Madre (John Malkovich) segue e dirige l’azione della squadra composta dai suoi “figli”.
Nike 22: l’annuncio di un sequel al film
La convinzione del successo di questo film, costato 60 milioni di dollari e girato tra Atlanta (USA) e Bogotà (Colombia), è tale che, a due mesi dall’uscita nelle sale, la casa di distribuzione STX Entertainment annuncia non solo un sequel, ma un intero franchise su vasta scala. La notizia rappresenta un passo falso, perché Mile 22 riesce a coprire a malapena il suo budget con le vendite al botteghino e a raccogliere recensioni poco lusinghiere da parte della stampa americana, che definisce “disordinata” la regia di Berg.
Voci sostengono che, il sequel del film, già messo da parte prima della pandemia da COVID-19, potrebbe entrare in post-produzione alla fine dell’anno per uscire nelle sale l’estate prossima. I più pessimisti invece sostengono che il film potrebbe non vedere la luce prima del 2023. O addirittura mai. Il qual caso sarebbe un vero peccato.
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