Murina, diretto da Antoneta Alamat Kusijanović e scritto dalla stessa regista con Frank Graziano, vincitore della Caméra d’or 2021 al Festival di Cannes, è stato presentato al 33 Trieste Film Festival.
Il film con Gracija Filipovic è prodotto da RT Features, Sikelia (di Martin Scorsese) e Antitalent.
La Kusijanović in Murina racconta la storia di una ragazza adolescente, Julija, che cerca di liberarsi dall’oppressione del padre sfruttando l’occasione di una gita di un weekend sul Mare Adriatico.
Il film é un approfondimento della storia del personaggio (interpretato sempre da Gracija Filipovic) già presente nel precedente cortometraggio della regista: Into The Blue (2017).
Il successo di questo corto, vincitore di premi a Berlino e Sarajevo, ha stimolato in seguito la curiosità di Antoneta Alamat Kusijanović portandola a sviluppare ulteriori risvolti della storia del personaggio, risvolti indagati poi in questo nuovo lungometraggio.
La decisione di lavorare con la stessa attrice è stata presa sulla base dell’ottima collaborazione creata tra le due donne durante le riprese di Into The Blue. Gracija Filipovic è stata scelta dopo un casting su centinaia di ragazze.
Il feeling tra lei e la regista si è consolidato nel corso della produzione, fino a continuare anche sul set di Murina.
Il tema del sessismo in Murina
Murina affronta, nel corso del film, la battaglia di questa ragazza per liberarsi dal controllo ossessivo paterno. È quello che la Kusijanović chiama, forzando un po’ l’uso del termine, sciovinismo.
“Negli Stati Uniti lo chiamiamo sciovinismo, in Croazia lo chiamiamo mentalità. In altri posti si chiama cultura o costumi. Penso che abbia un solo nome, che è sessismo.”
Una storia di controllo familiare, dunque, di ricerca adolescenziale di libertà, ribellione e sessismo.
Il rapporto con il mare
Antoneta Alamat Kusijanović ha un legame molto forte con l’ambiente marittimo, Murina si svolge proprio sul mare e sono diverse le scene girate addirittura sott’acqua, rimandando inevitabilmente la memoria a Jean Vigo.
La regista è cresciuta a Dubrovnik, città che sta sul mare e che la ispirò a creare i primi spettacoli che metteva in scena da bambina per gli adulti.
In un primo momento forte era il desiderio di fare l’attrice di teatro, passione che la portò poi invece a porsi dietro la macchina da presa.
Già in Into The Blue c’è l’esplorazione del rapporto che lei stessa ha vissuto con la Natura e sulla stessa traccia si muove Murina. La natura è disegnata come un’entità spesso violenta che fa da doppio alla ribellione della protagonista. La metafora che ispira il personaggio e il film, peraltro, è quella della murena che morde la sua pelle per liberarsi.
Le location sono scelte pensando al passato e alla vita vissuta dalla Kusijanović in Croazia. I luoghi sono stati scelti anche con l’aiuto della nonna e, racconta la regista:
“è stata mia nonna a suggerire le location per le scene subacquee e notturne”,
in una grotta dove da bambina andava a fare il bagno.
Le scene in casa sono girate a Hvar e gli altri esterni nel Parco Nazionale del Kornati. Torna, anche nella scelta degli ambienti, il contrasto tra l’adolescenza e la natura selvaggia.
“Volevo i personaggi completamente esposti al sole, quasi come lucertole”
Le vicende produttive
Murina è stato finanziato senza difficoltà, rivela la regista, grazie al fatto di essere un’ autrice sia europea che statunitense (ha trascorso l’età adulta a New York). La pandemia ha creato anche a lei dei problemi, soprattutto nella fase del montaggio, ma “resilienza” è la parola chiave che usa per descrivere come ha affrontato tale enorme imprevisto.
Il film si colloca in un periodo d’oro per il cinema femminile, nota Antoneta Alamat Kusijanović. Lei cominciò a cercare fondi per la produzione nel 2017 quando, dopo il successo del corto, terminò il master alla Columbia, sentendo che era il momento di produrre un lungometraggio in un contesto favorevole per le autrici.
Il prossimo progetto, auspica la regista, potrebbe vedere New York, la sua “seconda casa”, come contesto ambientale.