FESTIVAL DI CINEMA

Si è conclusa con successo la prima edizione dell’Indiecinema Film Festival

Conclusione e vincitori della prima edizione dell’Indiecinema Film Festival

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La prima, intensissima, edizione dell’Indiecinema Film Festival si è conclusa con la premiazione e la proiezione dei film vincitori delle tre sezioni in concorso e ha avuto luogo domenica 4 luglio nella suggestiva cornice del Caffè Letterario di Roma. Ha presentato la serata la brava ed affascinante attrice Chiara Pavoni, in tandem con il giornalista, saggista e critico cinematografico, nonché Direttore Artistico del festival, Stefano Coccia.

A Roma serata finale dell’Indiecinema Film Festival, dedicato al cinema indipendente

Una kermesse festivaliera durata diversi mesi, suddivisa in tre distinte tranche, per dare spazio e visione a un nutrito elenco di produzioni di cinema indipendente, italiano e non, che ha impegnato in consultazioni live su zoom la giuria tecnica, presieduta dal produttore Franco Bocca Gelsi e composta da altri stimati addetti ai lavori: Fabrizio Croce, Emanuele Di Nicola, Maks Maltoni, Nadia Zavarova e la scrivente, Michela Aloisi. Consultazioni vivaci che hanno portato alla scelta dei vincitori e di diverse, meritatissima, menzioni speciali.

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I vincitori

Ecco di seguito i vincitori dell’Indiecinema Film Festival.

Ha vinto il Premio per il Miglior Film L’ultimo tango – Spaghetti Noir di Giuseppe Iacono, con la seguente motivazione: «Vincitore per la capacità di mettere in scena con un budget adeguato e contenuto, in maniera ironica, il noir, mixando generi diversi in modo intelligente e giocando con gli stereotipi in modo coraggioso, restituendo, attraverso una narrazione a tratti leggera, un’immagine fresca del cinema italiano.» Hanno ritirato il premio, consegnato dalla giurata Nadia Zavarova, l’aiuto regista e montatore Claudio Cappello e l’attrice Clelia Liguori, dedicandolo alla bravissima artista e caratterista nel lungometraggio vincitore, recentemente scomparsa, Valentina Maragnani.

Il Premio al Miglior Corto è stato assegnato a In the Land of Morning Calm di Alessandra Pescetta: «Vincitore per la capacità di rappresentare, con una sensibilità potente e delicata al tempo stesso ed una notevole capacità simbolica e di sintesi, un viaggio sensoriale nelle profondità dell’anima tra il mistico e l’onirico, trattando la tematica del lutto dalla giusta distanza; il tutto utilizzando linguaggi tipici di una sensibilità asiatica pur essendo europea, dalle immagini alla colonna sonora.» Cortometraggio particolarmente apprezzato dalla scrivente, che ha avuto l’onore, in qualità di giurata, di consegnare il premio alla regista.

Il Premio per il Miglior Documentario è stato vinto da Il filo dell’acqua di Rossana Cingolani: «Vincitore per il modo in cui racconta un figura complessa dal punto di vista antropologico e socio-culturale come quella del “maestro”, calata in un contesto di quotidianità, mettendone in risalto sia l’aspetto l’educativo che quello archetipico, attraverso una forma cinematografica semplice e profonda, che restituisce tutte le caratteristiche del personaggio e della realtà da cui proviene , con un linguaggio lineare, lucido e chiaro, senza rinunciare a momenti evocativi e suggestivi.» Ha consegnato il premio alla regista il giurato Fabrizio Croce, critico cinematografico ed esperto di documentari.

A completare il palmares un Premio del Pubblico, assegnato, in base ai voti postati sulla piattaforma Indiecinema, ex aequo a due opere di ispirazione assai diversa (come a ribadire l’estrema varietà della selezione): Herstory di Simon Barletti e Il conte magico di Marco Melluso e Diego Schiavo; ed il Premio per la Migliore Colonna Sonora, dedicato alla memoria di Maurizio Principato, noto giornalista e amatissima voce di Radio Popolare, scomparso pochi mesi fa per le conseguenze di un incidente, assegnato a Massimo Zamboni, autore della colonna sonora del film La macchia mongolica di Piergiorgio Casotti:

«Vincitore per le sonorità evocative delle immense aperture del paesaggio della Mongolia, e la capacità di accompagnare lo spettatore/ascoltatore lungo le traiettorie di un viaggio verso e dentro un universo che orbita in un tempo sospeso».

Le menzioni speciali

Numerose, infine, sono state le Menzioni speciali:

– per i Lungometraggi, a Il Metodo Kempinsky di Federico Salsano (Menzione per la modalità fascinatoria delle immagini, l’originalità delle metafore e un’inclinazione impressionista. Libero anarchico senza coordinate) e a Occidente di Jorge Acebo Canedo (Menzione per il prezioso lavoro sulle origini del linguaggio, della cultura, dell’umanità, attraverso una trama narrativa ed un linguaggio esteticamente ricco, ipnotico, forte);

– per i Documentari, ancora un riconoscimento a Il conte magico di Marco Melluso e Diego Schiavo (Per l’originalità e l’equilibrio della messa in scena e la rappresentazione esoterica di una città attraverso una chiave stem punk e un linguaggio ironico e misto adatta al contemporaneo, accompagnato da un’ottima colonna sonora) e uno a Il sogno di Omero di Emiliano Aiello (Per l’audacia e il coraggio nel raccontare una condizione come quella della cecità, trasfigurandola nell’atto della costruzione di un’immaginario che si fa esperienza della visione cinematografica attraverso un linguaggio che ripropone questo processo, alternando lucidità e poesia)

– per i Cortometraggi, a Elephantbird di Masoud Soheil (Menzione per il capace approccio registico nel raccontare un macrocosmo, la triste realtà di un paese devastato dalla guerra, attraverso il microcosmo di un viaggio in autobus), NéoKósmo di Adelmo Togliani (Menzione per la curata messa in scena, anche attraverso le atmosfere e la colonna sonora, di un contemporaneo alienante futuribile) e Closed Box di Riccardo Salvetti e Gianfranco Boattini (Menzione per l’originalità del linguaggio nella rappresentazione dell’alienazione dell’immaginario borghese)

A concludere, la Menzione Speciale del Premio Maurizio Principato per la migliore colonna sonora è stata assegnata a Bumba Atomika di Michele Senesi, «per l’effetto dirompente dell’antologia di brani riconducibile all’underground marchigiano, con in prima fila l’hard rock ad alto tasso etilico dei Kurnalcool».

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