Presentato a Cannes fra le opere della competizione, l’ultimo film di Sean Penn, Flag Day, non riesce a coinvolgere (come avveniva per Into the wild), nonostante abbia alle spalle una storia solida, basata sul romanzo Flim-Flam Man-The True Story of my Father’s Counterfeit Life, di Jennifer Vogel, e la convincente prova attoriale dei veri figli di Sean Penn (avuti con l’attrice Robin Wright), entrambi reclutati nel film: la bella Dylan Penn nel ruolo della protagonista (la Jennifer che poi scriverà il romanzo), il fotomodello Hopper Penn (che interpreta Nick, il fratello di Jennifer). Oltre all’ennesima grande interpretazione, ça va sans dire, dello stesso Sean (qui attore e regista), nel ruolo istrionico di John Vogel, padre amorevole e truffatore incallito.
Flag Day: nato sotto il segno della bandiera USA
Nelle scene iniziali del film, che si svolge in un arco temporale compreso tra il 1975 e il 1992, John Vogel mette su famiglia, moglie e due figli, compra una casa troppo costosa per le sue possibilità, inizia ad accumulare debiti e a dire bugie, certo che i suoi business, mai molto chiari, riprenderanno quota. Unica cosa certa e mai messa in dubbio è l’amore per i suoi figli, con una predilezione forse per Jennifer, la maggiore: i bambini stravedono per lui, che sa come farli divertire, portandoli in giro e trascorrendo molto tempo con loro.
Nato il 14 giugno, John si sente figlio della bandiera americana e destinato a realizzare grandi cose; perciò, porta sempre i figli piccoli alla parata per il suo compleanno. Da qui iniziano lunghe e reiterate serie di filmini in super8, spesso in ralenti, che saranno poi nostalgicamente ripetute nel film, man mano che la storia si dipana, e che sfiorano purtroppo il melenso, dilatando in eccesso i tempi. Travolto dai debiti, John fugge di casa, abbandonando la moglie, che annegherà il dispiacere nell’alcool, e i figli adorati, che inizieranno a essere palleggiati fra la madre, non in grado di accudirli finché nel tunnel dell’alcool, e il padre in continua escalation verso una vera e propria carriera di piccolo criminale. Unica certezza che rimane nel tempo: l’affetto megalomane di John/Peter Pan per i figli.
Jennifer: come redimere un padre truffatore
Finalmente cresciuti, i figli si ritrovano in una nuova casa con la madre, che nel frattempo si è risposata, ma il patrigno cerca di abusare di Jennifer e lei, già in una fase dark della sua vita, desiderosa di cambiamenti e di libertà, decide di tornare a vivere col padre e di condurlo alla redenzione, trovandogli colloqui di lavoro e ripulendolo da capo a piedi. Ma a poco a poco comprenderà la vera natura di John, che non intende o non può cambiare e che perseguirà con enfasi e senza speranza il suo iter criminale, rubando e falsificando con destrezza banconote e finendo così in prigione per un lungo periodo.
In questa parte del film Sean Penn lascia il ruolo di protagonista alla bella figlia Dylan/Jennifer, tenendo la macchina da presa costantemente su di lei, seguendola nella sua evoluzione da ragazzina a giovane donna e poi a giornalista in carriera. In qualche modo il film è anche una dichiarazione d’amore di Sean per la figlia Dylan.
Riscatto personale e amore filiale
Delusa infatti dal padre e dalla vita, dopo lunghe peregrinazioni per il mondo, avendo vissuto esperienze disparate, fra cui quella in una comune, Jennifer deciderà di tornare, frequentare (dovendo sostenere colloqui in cui mente sul padre) una nota Università di giornalismo e iniziare una brillante carriera nel campo delle inchieste, fino a scrivere il romanzo da cui è tratto il film.
L’ultimo tentativo di pacificazione, fatto dal padre, durante un’uscita dal carcere, non sarà dei più riusciti e l’epilogo tragico chiuderà un film che ne ricorda molti altri, scene e personaggi già visti nella tradizione della provincia americana dei ‘dannati’ e dei ‘redenti’.
Pure l’intento di Sean è apprezzabile. Perfetta la confezione del film, splendida la colonna sonora (Eddie Wedder, Cat Power e Chopin, fra gli altri) e ottimi tutti gli interpreti non protagonisti: Josh Brolin, Miles Teller, Katheryn Winnick ed Eddie Marsan.
“Ho scelto di fare questo film – ha dichiarato Sean in conferenza stampa – perché quando ho letto la sceneggiatura, la storia mi ha subito colpito al cuore: mentre la leggevo, la protagonista per me aveva già gli occhi e il corpo di Dylan. Parto sempre da un’immagine e in questo caso Jennifer era da subito Dylan».
Leggi anche
Flag day debutta a Cannes il nuovo film di Sean Penn