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68. Venezia: dedicata a Venezia (e il Cinema) la Serata di Preapertura (30 agosto) della Mostra

Sarà dedicata a Venezia (e il Cinema), la Serata di Preapertura (30 agosto) in Campo San Polo della 68. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (31 agosto-10 settembre), diretta da Marco Mueller e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

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Sarà dedicata a Venezia (e il Cinema), la Serata di Preapertura (30 agosto) in Campo San Polo della 68. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (31 agosto-10 settembre), diretta da Marco Mueller e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

Il programma speciale che avrà luogo martedì 30 agosto nell’Arena di Campo San Polo,  realizzato in collaborazione con il Comune di Venezia Circuito Cinema Comunale, con il Comitato Regionale per il Centenario della nascita di Francesco Pasinetti e con Cinecittà Luce, prevede:

– la proiezione del cortometraggio I piccioni di Venezia (1942, 12’) di Francesco Pasinetti, restaurato da Cinecittà Luce, per celebrare l’anniversario del grande storico e critico cinematografico, regista, sceneggiatore e organizzatore culturale veneziano, fondamentale e appassionato collaboratore della Mostra del Cinema, di cui promosse la prima

– la proiezione in anteprima nazionale di Impardonnables (2011, 111’), scritto e diretto dal Maestro del cinema francese – in Giuria del Concorso Venezia 68  – André Téchiné, che ha scelto Venezia come suggestiva location per il suo nuovo film con André Dussollier nei panni di Francis, scrittore che arriva nell’isola di Sant’Erasmo per dedicarsi con calma al suo prossimo romanzo. Impardonnables, tratto dal romanzo di Philippe Djian, interpretato anche da Carole Bouquet, Mélanie Thierry, Adriana Asti, Mauro Conte, è prodotto da SBS Films, C.R.G. International e TF1 ed è stato presentato a Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs.

Un catalogo degli anni ’50 dell’Istituto Luce descrive così I piccioni di Venezia di Francesco Pasinetti: “il documentario si interessa dei colombi di Piazza San Marco, a Venezia. Sarebbe impossibile pensare la città dei Dogi priva di queste bestiole cordiali e fiduciose con le quali il turista si fa volentieri fotografare, che beccan il grano dalle mani di chiunque, e che, dopo un rapido volo, raggiungono la meravigliosa Basilica eletta a loro dimora. Ma in realtà, Pasinetti, inseguendo i suoi piccioni, punta l’obiettivo anche su scorci meno consueti se non proprio segreti per i non veneziani, con frammenti di vita “minore” filmati anche con il sonoro in presa diretta. Con una inconsueta leggerezza che arriva ad una ironica autocitazione (alla Hitchcock…) di spalle mentre inquadra e fotografa la Giudecca”.

I piccioni di Venezia (1942, 12’) ha la regia e il soggetto di Francesco Pasinetti, la fotografia di Antonio Schiavinotto, la musica da Antonio Vivaldi. È prodotto dall’Istituto Luce.

In Impardonnables Francis (André Dussolier) arriva a Venezia per scrivere il suo prossimo romanzo. Vuole affittare un luogo per lavorare. Incontra Judith (Carole Bouquet), un’ agente immobiliare. Lei insiste perché lui visiti una casa isolata nell’isola di Sant’Erasmo. Francis le propone un ‘tuffo nell’acqua’: “E se abitassimo qui insieme? Firmo subito?” Così iniziano una vita di coppia. Ma Francis è innamorato, e non riesce più a scrivere. L’estate successiva arriva sua figlia Alice (Mélanie Thierry) per passare le vacanze. Ma la ragazza improvvisamente sparisce. A partire da quel momento, Francis è in pericolo?

“La forza di questa città è come una droga – ha dichiarato André Téchiné a proposito di Impardonnables – Avevo già fatto diversi tentativi di sceneggiature dove la storia si svolgeva a Venezia, ma non funzionavano. Venezia è stata troppo utilizzata come décor, un décor caricato di una mitologia troppo nota. Questa volta, leggendo il romanzo, è stato molto semplice: poiché Judith era un’agente immobiliare e Francis uno scrittore, lei avrebbe avuto la sua agenzia a Venezia (sapevo che qui pullulano) e lui vi si sarebbe trasferito per scrivere. La città appartiene così ai personaggi. E’ legata al loro lavoro. Diventa un quadro di vita e non più quella cornice a partire dalla quale avevo prima cercato di costruire una storia”

“Venezia è effettivamente vista, all’inizio, come una città rifugio – ha osservato Téchiné – E’ un rifugio contro tutto il male del mondo e, come dice Alice, la figlia di Francis (Mélanie Thierry): “c’è lavoro!”. Ma si vedrà che questo luogo in apparenza tranquillo e sicuro non sfuggirà alla violenza del mondo”

“Nel cuore del film ci sono le età della vita. E a Venezia il tempo è infinitamente più materializzato che altrove. S’impone nelle facciate delle case che si fanno sentire con tanta forza quanto il suono delle campane o il grido dei gabbiani. E quando si lascia questa città di pietra e d’acqua, quando si va verso le isole, le stagioni diventano sorprendenti e concretamente visibili. La relazione fra la natura (la laguna) e la cultura (Venezia) produce un cortocircuito particolarmente intenso.

I personaggi camminano e navigano. E queste barche a motore, così popolari a Venezia, le utilizzo in maniera comica all’inizio, poi anche in modo lirico e infine in una scena d’azione” (André Téchiné)

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