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Robin Williams: il clown triste

Ci lasciava oggi il geniale attore interprete di tanti film di successo ma soprattutto inimitabile clown dal talento istrionico

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Formidabile genio, attore ma soprattutto uomo,  Robin Williams è uno degli  artisti principali che il Cinema abbia mai avuto.

Vive i primi anni  a San Francisco e studia alla prestigiosa Julliard School  di New York . Poi il successo con la serie TV cult “Mork e Mindy” e i successivi personaggi (tantissimi) regalati al grande schermo: il Peter Pan di Steven Spielberg, la governante Mrs Doubtfire, Adrian Cronouer in Good morning Vietnam o il Dottor sorriso di Patch Adams.

Ma pensando a Robin Williams, viene immediatamente da citare un paio di film che meglio  rappresentano il suo talento: L’attimo fuggente, con il  meraviglioso Professor John Keating, Will Hunting: genio ribelle, straordinaria pellicola con Matt Damon , la sua  migliore interpretazione.

Due ruoli immensi che  basterebbero da soli a giustificare una carrellata di successi senza sosta.

Robin Williams un talento istrionico

Un talento poliedrico, istrionico, surreale, ma terribilmente realistico, in cui la maschera , il clown, cela dietro quell’energia vulcanica forse un disagio sempre soffocato.

Bastava che Williams sorridesse per accendere una miccia con quella gestualità fatta di mimica, suoni e voci inventate, in divertenti e geniali sketch improvvisati  o in lunghi e riflessivi monologhi esistenziali.

Amava camminare con equilibrio perfetto su una fune a due percorsi. Il comico che faceva piangere era armato di una sensibilità fortemente empatica che faceva salire sui banchi  gli alunni di un liceo maschile fortemente tradizionalista e chiuso in millenari stereotipi o ridere di gusto solo a guardarlo barcamenarsi tra fornelli incendiari , maschere di panna e toilette femminili al ristorante di un club nel divertente Mrs Doubtfire.

 

Non c’era sicuramente un limite alla capacità interpretativa di Robin Williams, quand’anche ad attenderlo ci fosse stato il più temibile dei serial killer ( terrificante in One our photo o Insomnia) o il melodramma romantico,  indossato perfettamente nel viaggio dantesco di Aldilà dei sogni (percorso onirico in sostegno della moglie fragile e perduta).

Robin Williams animo fragile

In realtà la fragilità  era propria di Robin, che della  vita privata, afflitta da alcol, droga e depressione, aveva saputo tenere nascoste a molti le ombre incombenti, fino alla battaglia finale con una terribile malattia neurodegenerativa, che lo stava annullando e  che lo portò alla morte a soli sessantatrè  anni. Un suicidio “falsato”, secondo la moglie Susan, perché gettato dalla disperazione di non vedersi e non sentirsi  più padrone della propria mente.

Buona notte amore mio”,  racconta la moglie di averlo sentito sussurrare la notte prima della sua morte…”buona notte”.

La coperta stretta a sé, il sorriso mesto dell’Amore che profuma di Addio e di nostalgia, di Attimo che fugge e di disincanto, di tristezza e forse di oblìo:

forse c’era davvero qualcuno  ad accoglierlo  “Al di là dei sogni”.

Immagine di copertina da sito ufficiale.

L’attimo fuggente di Peter Weir con Robin Williams

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