Un padre, su Netflix, è diretto e coscritto da Paul Weitz ( About a boy) adattando il libro di memorie di Matthew Longelin del 2011.
Fatherhood ( questo il titolo originale) si basa su un’ iniziale tragedia familiare. Nel cast Kevin Hart ( Modern family) , Melody Hurd.
Un padre la Trama
Matt, ingegnere tecnologico di Boston, e sua moglie Liz ( Deborah Ayorinde vista in Them) sono una coppia felice e stanno per avere il loro primo figlio.
In ospedale, Liz dà alla luce una bambina, Maddy, ma non sopravvive al parto. L’improvvisa perdita getta Matt nella più completa disperazione. L’uomo cercherà inizialmente sostegno soltanto nella figlia. Tra i due si instaura così un rapporto di forte simbiosi e complicità, che con il tempo però si rivelerà controproducente per entrambi.
Pian piano Matt comprenderà l’importanza della presenza e del sostegno degli altri per ricominciare a vivere.
Un padre e la scoperta della paternità
Quando guardi Fatherhood nell’immediato ti sembra di assistere in un certo senso a una sit com ben assestata. Kevin Hart, completamente a suo agio, offre una versione stereotipata del padre single disperato alla ricerca di un equilibrio come genitore, senza la dolce metà venuta improvvisamente a mancare.
Tra pannolini e pappette, coliche notturne e App per risollevare lo spirito dei neonati, sembra proprio che il buon Matt non abbia poi grosse difficoltà a gestire il tutto.
Da Kramer contro Kramer in poi, i film sullo stesso genere hanno usato la paternità per mostrare gli uomini che “crescono” nella loro umanità e sensibilità. Qui, il personaggio di Matt è fornito di un grosso quantitativo di sensibilità fin dall’inizio e il suo percorso in salita più tortuoso consiste piuttosto nel dover abbandonare la fase ludica dell’adolescenza.
Gli amici, le bevute al bar, i momenti di cameratismo goliardico non vengono eliminati però completamente, ma semplicemente inseriti nella caotica routine domestica del nuovo ménage familiare.
Unpadre: un’intesa speciale
Al di là della storia in sé e della qualità sufficiente della pellicola, ciò che colpisce positivamente nel film è l’intesa tra i due protagonisti. Kevin Hart e la piccola Melody Hurd trovano in scena una convincente alchimia e i loro battibecchi ( discreta la sceneggiatura) sono i momenti più riusciti del film.
Irresistibili le conversazioni sull’abbigliamento ” femminile” imposto dalla scuola di Maddy e sull’uso o meno dei pantaloni in un contesto già rigidamente sessista. Un modo intelligente per far riflettere, non pedantemente, sulla libertà di espressione personale, più che sull’attuale tematica gender .
Peccato poi per una seconda parte che scivola nel cliché di una facile rinascita sentimentale e di un nuovo inizio consolatorio, a rinnovare il ciclo della vita.
Dopo lo struggente e delicato Aboutaboy, che rappresentava un concetto di paternità al contrario, non convenzionale, Paul Weitz sottolinea nuovamente che Nessunuomoéun’isola e che abbiamo bisogno degli altri per poter esprimere noi stessi. Ma sarebbe preferibile che certe storie restassero in un’atmosfera dolce amara per risultare più credibili.
Meryl Streep che sparisce in ascensore in Kramer contro Kramer insegna.
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