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Taormina Film Fest

‘Fractal’. La recensione del primo film in concorso a Taormina

Fractal, scritto e diretto dalla giovane regista iraniana Rezvan Pakpour, è un esperimento di presa diretta. Un coro di voci sovrapposte in un contesto claustrofobico e dai colori acidi. Tratta dei conflitti in seno alle prove di uno spettacolo teatrale, esplosi la sera prima dell’esordio e rimasti irrisolti.

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Il concorso del 67° festival del cinema di Taormina si apre con Fractal della giovane Rezvan Pakpour. Realizzato da Liwi Production, con Sadegh Satari Dibazar e la regista, recitato in persiano, è fatto di tensione soffusa e contrasti latenti. Una compagnia di giovanissimi attori si prepara la notte che precede la loro prima teatrale, ma un clima di sospetto adombra la scena. Il film è la prima parte di una trilogia.

 La trama

Mancano ventiquattr’ore all’esordio sul palcoscenico. Il gruppo d’interpreti si riunisce per le ultime prove. Ogni decisione è stata presa collettivamente, finché non vengono eletti un coordinatore e un assistente interni alla squadra: Amirhossein e Eddy. Il primo decide di cambiare i piani all’ultimo momento, promettendo una sorpresa ai suoi compagni: sostituire le sculture di scena con l’intero cast in totale immobilità. Maya è contraria alla nuova gestione e nutre sospetti sui due colleghi e su quanto stia accadendo nella cantina della casa-sede delle prove. L’opposizione della ragazza cresce fino a sfociare in aperta protesta e, durante una lite, Eddy tenta di convincere l’attrice, ma finisce per colpirla prima che lei possa denunciarlo davanti a tutti. Dopo che Maya viene cacciata, all’interno del gruppo emergono nuovi conflitti relativi ad accordi taciuti tra il coordinatore e il produttore dello spettacolo. Eddy invece è costretto a prendere il posto della ex compagna: il suo ruolo prevede adesso di restar chiuso dentro un acquario. Infine le prove riprendono ma il tetto sembra cedere sulla testa della compagnia.

 

«Il climax di questo spettacolo sono io». «Pure io». «Lo siamo tutti».

 Un laboratorio di regia

Fractal è un esperimento. La sua difficoltà di realizzazione sta nella scelta del piano sequenza totale, forse citazione di Birdman di Alejandro González Iñárritu, come nel dirigere un gruppo d’interpreti che recitano senza interruzione accavallando le loro voci. Il rischio di caos è alto ma è tenuto sotto controllo; tuttavia la trama è povera e il contenuto dei dialoghi frenetico, casuale e astratto. La camera è talvolta incostante, accelera o decelera senza motivo apparente; l’alternanza di riprese fisse e d’inseguimento di un singolo personaggio non dà sufficiente respiro alle sequenze, tutte  nello stesso set. L’ambientazione claustrofobica non è sufficiente a innescare il clima di mistero desiderato. Il film resta una prova di regia con qualche escamotage scenico, come il neon intermittente che alla fine svela una parete celata o alcune particolari scelte d’inquadratura.

 

Fractal

  • Anno: 2020
  • Durata: 107'
  • Nazionalita: Iran
  • Regia: Rezvan Pakpour