Uscito su Chili e CG Digital Respirare stanca di Enrico Acciani è un instant movie indipendente che si colloca con originalità e passione nel filone dei lungometraggi dedicati al tempo della pandemia.
Parafrasando il titolo della celebre raccolta di poesie di Cesare Pavese (Lavorare stanca, ndr), Respirare Stanca di Enrico Acciani afferma fin dall’inizio la sua marcata connotazione esistenziale. Riferendosi alla funzione vitale espressa nel titolo, il regista pugliese trasfigura all’ennesima potenza la fatica di vivere, facendola coincidere con le conseguenze della patologia pandemica destinata a incidere tanto sull’organismo quanto sulla nostra vita socio sentimentale.
Così, se la scenario narrativo in cui agisce il protagonista – interpretato dallo stesso regista – riproduce per filo e per segno l’isolamento spaziale tipico del primo lockdown, con la quotidianità obbligata alle restrizioni e alla ripetitività della concentrazione spaziale, è alla componente esistenziale e, in particolare, alla sfera affettiva e relazionale che bisogna guardare, per ritrovare i segni di una storia definita all’interno di un quadro minimale, in cui a contare non è l’esprimibile presente negli atteggiamenti e nelle parole pronunciate dal protagonista e dalle persone (il padre, la ragazza, il datore di lavoro e soprattutto un’amica inaspettata) con cui entra in contatto ma, al contrario, il non detto, che trapela dai silenzi e dalle false dimenticanze presenti negli scambi di battute così come nel pudore dei molti ragionamenti.
Segnato dal realismo a cui si presta il suo essere una sorta di instant movie girato ai tempi della pandemia, Respirare Stanca non fa nulla per essere diverso da quello che è, palesando una semplicità – fatta di piani sequenza a camera fissa ma anche di uno sguardo documentario, quando si tratta di raccontare il mondo esterno – destinata a diventare il suo punto di forza.
A differenza di altri film realizzati nelle medesime condizioni, Respirare stanca ha il coraggio di affidarsi alla presenza di un unico protagonista (un record nel suo genere), relegando il resto a un surrogato virtuale di facce e di corpi che, nella loro inconsistenza materica, amplificano l’anelito verso un mondo migliore, preannunciato dalla presa di coscienza dell’imperfettibilità di quello preesistente.
Nella sua indipendenza produttiva, Respirare stanca ha il merito di raccontare la condizione di incomunicabilità che affligge l’uomo contemporaneo, facendone sentire il peso attraverso una malinconia struggente, eppure sentimentale, per certi versi vicina a quella presente in Her di Spike Jonze.
Senza possederne la suggestione e la visionarietà, il film di Acciani gli si avvicina almeno nella singolarità del suo protagonista, atteso alla sfida più grande, quella di conciliare l’attitudine filosofica – testimoniata dal corso di studi appena terminato – con il pragmatismo della committenza, decisa a trattare le persone come fossero dei numeri.
Anche per questo, come dice il poeta, lavorare/ respirare stanca.